La Nuova Sardegna

Sette milioni per le Unità speciali di controllo

Sette milioni per le Unità speciali di controllo

Entro la settimana saranno 14 le Usca operative sul territorio delle 24 previste dall’Asl unica

19 maggio 2020
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CAGLIARI. L’ossatura della rete per la «gestione domiciliare dei pazienti Covid-19» sono le Unità speciali di controllo territoriali, ormai conosciute come Usca. Entro la settimana, fa saper l’assessorato alla sanità, saranno operative 14 Usca delle oltre 20 previste sulla carta dall’Asl unica. In gran parte è questa una spesa ancora tutta da quantificare, anche se la Regione, con una delibera, ha messo nel conto di spendere quasi sette milioni e mezzo. Sono una parte dei 18 milioni assegnati alla Sardegna per far fronte all’organizzazione della vigilanza territoriale e della presa in carica di «nuovi pazienti positivi ma che non necessitano di ricovero in ospedale».

Squadre in campo. Le unità operative a regime o quasi, seppure con qualche polemiche sulle sedi più o meno adeguate, sono 14. Le rime a essere partite sono state quelle dei distretti di Sassari, Olbia-Tempio, Lanusei-Tortolì, Nuoro e Iglesias-Carbonia nel Sulcis. Oggi sarà la volta di quelle previste nell’Aria vasta di Cagliari, che comprendono anche tutti i Comuni della Città metropolitana e il Parteolla. Subito dopo toccherà alle Unità territoriali del Sarrabus-Gerrei e del Medio Campidano. In tutto dovrebbero essere, come è scritto nella direttiva dell’Ats, 24 e saranno in servizio sette giorni su sette dalle 8 alle 20. Ma è molto possibile che le restanti 10 Usca non entrino in servizio subito, ma solo d’estate, quando, con l’arrivo dei turisti, aumenteranno di fatto i compiti delle stesse squadre speciali.

Il meccanismo. L’ultimo protocollo dell’assessorato alla sanità conferma che ad «attivare l’intervento delle Unità territoriali dovranno essere i medici o pediatri di famiglia, oppure le guardie mediche per i turisti». Dunque, il percorso sarà questo: accertato un nuovo possibile caso positivo, spetterà al medico di base chiamare in causa le Usca, che dovranno effettuare il tampone nasofaringeo, disporre l’isolamento obbligatorio e occuparsi di garantire dal quel momento in poi la necessaria terapia domiciliare, a meno che il paziente non debba essere trasferito in ospedale. Tra l’altro, ancor prima dell’estate, alle Usca è stata assegnata anche la verifica a domicilio degli attuali ex ricoverati in ospedali perché guariti o clinicamente guariti.

Le perplessità. Però, secondo la Federazione dei medici di medicina generale, non tutto sarebbe ancora così chiaro come sostiene invece l’Ats. «La sensazione – è scritto in un comunicato – è che manchi ancora un coordinamento complessivo, con il risultato che ogni distretto stia procedendo per conto proprio». E senza una strategia efficiente – aggiungono i medici di famiglia – è forte il rischio che in piena estate, quando arriveranno i turisti e quindi potrebbero aumentare le persone da controllare, il sistema finisca nel caos e all’improvviso possano addirittura aumentare le possibilità di contagio». (ua)



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