La Nuova Sardegna

L’appello delle discoteche sarde: «Fate ripartire anche noi»

di Alessandro Pirina
L’appello delle discoteche sarde: «Fate ripartire anche noi»

Alla vigilia dell’estate nessuno sa quale sarà il destino dei locali della notte

28 maggio 2020
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SASSARI. Dal tramonto all’alba, ma senza passare per la notte. Nei giorni scorsi hanno riaperto bar, birrerie, ristoranti, pizzerie. Ma le discoteche, i locali notturni devono ancora aspettare. Il loro ritorno alla normalità - se così mai sarà - è stato appuntato su un calendario senza date. Non si sa quando il mondo della notte potrà riprendere a vivere. Dietro a quel mondo, spesso considerato effimero, ci sono migliaia di persone che attendono di sapere cosa riserverà loro il futuro. Deejay, cantanti, musicisti, barman, camerieri, pierre, security. Persone che solitamente in questo periodo iniziavano la loro stagione. I tre mesi che garantivano loro la sopravvivenza per i restanti nove. Perché la Sardegna non è Milano o Roma, e con i soli soldi guadagnati nei sabati di inverno è difficile sbarcare il lunario. Ecco perché l’incertezza che regna sul futuro delle discoteche rischia di travolgere un intero comparto che vede nella stagione estiva il salvadanaio a cui attingere per tutto l’anno.

Gestori furiosi. L’intrattenimento è sul piede di guerra. Si sente solo, abbandonato. «Non siamo stati citati manco per sbaglio dal nostro presidente del Consiglio – attacca Piero Muresu, presidente provinciale del Silb, sindacato dei gestori dei locali notturni –. Siamo arrabbiati e indignati perché veniamo trattati come imprenditori di serie C. Eppure siamo stati i primi a chiudere prima del lockdown, ma per noi non si parla di riapertura né di tempi né di aiuti. Non voglio piangermi addosso, ma la verità è che siamo considerati gente che non ha bisogno di aiuti, come se fossimo solo degli arricchiti ed evasori. Oggi non c’è nessun politico che spenda mezza parola per la nostra categoria perché perderebbe consensi».

Dalla disco al pianobar. Muresu è un fiume in piena. La mancanza di certezze rischia di frenare sul nascere la stagione. «Qui c’è bisogno di lavorare, di risposte – dice ancora –. Vista la disperazione molti colleghi del continente stanno chiedendo di trasformare le loro discoteche in bar, in pubblici esercizi. Giusto per fare funzionare la loro attività, perché altrimenti non potrebbero operare. In questo modo, invece, potrebbero collocare i tavoli a una certa distanza l’uno dall’altro e servire con sicurezza gli avventori. Si ballerebbe solo intorno al tavolo, tipo pianobar. Ma mi sembra più una mossa dettata dalla disperazione. In base alla mia esperienza – aggiunge Muresu, titolare del Blustar di Ossi – posso affermare che sarebbe molto difficile dal punto di vista economico. Ecco perché a giugno stiamo pensando di scendere in piazza a Roma. Non solo gestori, ma tutto il mondo della notte. Parliamo di centinaia di migliaia di persone».

L’Ibiza sarda. Attende di sapere come si evolverà la situazione anche San Teodoro, una delle località dell’isola più gettonate dai giovani, che proprio per la sua frenetica attività notturna è stata ribattezzata l’Ibiza sarda. Ma attendere non significa starsene con le mani in mano. E infatti San Teodoro è al lavoro per ripartire. «Noi in questo momento stiamo cercando di capire – spiega Teresa Pittorra, titolare dell’Ambra Night e della Luna, le due discoteche storiche della località gallurese –. Ogni giorno viene fuori un protocollo diverso e quindi preferisco non azzardarmi a fare previsioni. L’unica certezza è che San Teodoro si sta preparando. Siamo dei lottatori, camaleontici perché ci adattiamo alle situazioni. Da un mese stiamo facendo una serie di incontri tra amministrazione e operatori. C’è una grande cooperazione con il Comune, altro che tutte le task force di tecnici. Siamo gente che lavora sul campo con la amministrazione e ci aiutiamo a vicenda. Vogliamo che San Teodoro si presenti nel modo migliore, dando ai turisti e ai clienti leggerezza e sicurezza».

Stop grandi numeri. Di certo sarà impossibile rivedere sulle piste delle discoteche i grandi numeri degli anni scorsi. «Non mi sbilancio, in questo momento non sappiamo neanche quali sono i canali di arrivo – conclude Pittorra –. La situazione è ancora troppo confusa, ma è nostro dovere reinventarci. C’è voglia di reagire, nel rispetto delle regole e della serietà del paese, cercando di decifrare i segnali che ci arrivano sulla ripartenza».

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