La Nuova Sardegna

Trapianto polmonare salva un 18enne a Milano, il donatore è il giovane morto a Samassi

L'equipe che ha eseguito il trapianto dei polmoni e, nel riquadro, Davide Trudu il donatore
L'equipe che ha eseguito il trapianto dei polmoni e, nel riquadro, Davide Trudu il donatore

Intervento al Policlinico, il ragazzo sta bene. Gli organi prelevati dall'agricoltore caduto dal trattore

29 maggio 2020
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MILANO. Diciotto anni appena compiuti, sano, senza alcuna malattia pregressa: così è Francesco, ragazzo di Milano, quando si ammala di Covid-19 all'inizio di marzo. Una malattia che nel giro di pochi giorni gli “brucia” i polmoni, rendendo necessario il trapianto. L'intervento è stato eseguito il 18 maggio presso il Policlinico di Milano, il primo del genere realizzato in Europa dopo i due svolti in Cina a febbraio e aprile. Un intervento reso possibile dalla generosità dei familiari di Davide Trudu, un agricoltore trentenne di Samassi rimasto vittima, il 16 maggio scorso, di un incidente stradale. Il giovane viaggiava seduto sul parafango di un trattore condotto da un amico quando, forse per un sobbalzo del mezzo, era caduto battendo la testa sull’asfalto. Le sue condizioni erano apparse disperate e i familiari - qualche giorno dopo - avevano concesso l’autorizzazione per il prelievo degli organi. I polmoni sono partiti per Milano e hanno reso possibile il miracolo comunicato ieri dai medici.

«È un intervento abbastanza unico in questo momento, che accende una luce per i malati di Covid-19 ricoverati in terapia intensiva, che hanno perso le funzioni respiratorie», spiega Mario Nosotti, direttore della Scuola di specializzazione in Chirurgia toracica della Statale. L'idea del trapianto è venuta come ultima chance ai medici del San Raffaele, dove Francesco era ricoverato dall'inizio di marzo. Quattro giorni dopo l'inizio della febbre e del ricovero infatti, la malattia aveva costretto il ragazzo in terapia intensiva, poi a intubarlo e collegarlo alla macchina per la circolazione extracorporea, che fa da polmone artificiale.

Ma ormai i suoi polmoni erano compromessi irrimediabilmente, e a metà aprile i medici del San Raffaele, confrontandosi con quelli del Policlinico, hanno deciso per il trapianto. «Di solito il trapianto di polmoni si fa a chi soffre di enfisema o fibrosi cistica, in pazienti di cui si conosce lo stato di salute - continua Nosotti - Francesco era invece il “paziente peggiore”, perché era sedato e non sapevamo niente di lui. Ci siamo affidati al fatto che era un ragazzo di 18 anni senza altre malattie». I medici pianificano così la strategia e si mette in moto anche il Centro nazionale trapianti. Meno di due settimane fa la svolta quando dalla Sardegna arriva la notizia della disponibilità di un organo. Oggi Francesco è sveglio, segue la fisioterapia e viene lentamente svezzato dal respiratore. Ma ancora non sa nulla di quello che gli è successo.

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