La Nuova Sardegna

Piano casa prorogato sino a fine anno

Piano casa prorogato sino a fine anno

Due ore di dibattito sull’urbanistica: anticipo del duello che si annuncia sul Ppr 

24 giugno 2020
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CAGLIARI. La proroga del Piano casa è legge: scadrà a fine anno. Ma per approvare un solo articolo, poi votato all’unanimità, il Consiglio si è infilato in una discussione lunga due ore sull’edilizia e l’urbanistica del futuro. Era inevitabile che finisse così e lo è per due motivi. Fra pochi giorni, il primo luglio, la maggioranza di centrodestra e le opposizioni dovranno affrontare il tema dei temi: dev’essere corretto o meno in corsa il Piano paesaggistico del 2006. Quindi la leggina, che ha allungato di altri sei mesi la possibilità di sfruttare i bonus edilizi, è stato solo l’antipasto di uno scontro ormai scontato. Il secondo motivo è addirittura storico: sull’urbanistica chiunque governi e chiunque sia in minoranza mai si troveranno d’accordo. La conferma è arrivata anche dal dibattito sul Piano casa numero 5, quanti sono stati finora i rinnovi dal 2015 a oggi, e per ben tre volte in questa legislatura. «È solo un primo passo verso la riforma dell’urbanistica, compresa un revisione del Piano paesaggistico, che questa maggioranza s’impegna ad approvare entro la fine dell’anno», ha detto Franco Mula, capogruppo dei Psd’Az. Per la verità un primo tentativo c’è stato, con un disegno di legge presentato a Natale dall’assessore Quirico Sanna, ma quella bozza poi s’è persa per strada. «La verità – ha replicato Maria Laura Orrù dei Progressisti – che, in un anno e mezzo di governo, questa maggioranza mai è stata capace di andare oltre gli annunci. O peggio, ha scelto la strada degli interventi tampone, delle leggine, senza risolvere i problemi». Il centrodestra ha affidato una delle tante repliche a Stefano Tunis di Sardegna 20.Venti: «Come sempre, il centrosinistra non riesce a liberarsi della propaganda. Allora lo diciamo noi: questo Piano paesaggistico va rimesso in discussione. Nella scorsa legislatura, ci avete provato voi, ma alla fine vi siete arresi per i troppi veti che hanno finito per spaccare la vostra coalizione». Roberto Li Gioi, Cinque stelle, ha ribattuto: «Voi volete scardinare le tutele in vigore dal 2006 non in nome di chissà quale interesse generale, ma per costruire dove oggi non si può, nella fascia costiera e in campagna. Non vi permetteremo di farlo». È stata la volta di Dario Giagoni della Lega: «Smettetela con il ritornello che il centrodestra è un partito di cementificatori. Vogliamo solo che l’ediliza non muoia». Per Giuseppe Meloni e Valter Piscedda del Pd: «Siamo pronti al confronto, ma su proposte serie, non sugli slogan». Dai banchi della maggioranza c’è chi ha risposto: «Non è finita qui. Nella prossima seduta, a luglio, vedremo chi avrà ragione».

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