La Nuova Sardegna

Grig: Ppr, il Governo impugni la legge

Grig: Ppr, il Governo impugni la legge

Dagli ambientalisti un dossier a Conte: il centrodestra vuole cementificare

12 luglio 2020
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SASSARI. Arriva sul tavolo del Governo un dossier firmato dall’associazione ecologista Gruppo d’Intervento Giuridico onlus, che chiede di impugnare davanti alla Corte costituzionale la legge regionale della Sardegna che introduce una interpretazione autentica del Piano paesaggistico (Ppr) del 2006.

Le norme, varate lo scorso 9 luglio ma che hanno generato aspre polemiche tra maggioranza di centrodestra e opposizioni, sono e mirate a sbloccare i lavori per la nuova 4 corsie Sassari-Olbia e di fatto liberano la Regione dall'obbligo di concordare con il ministero per i Beni culturali i vincoli del Ppr su fascia costiera, beni identitari e zone agricole. «In pratica, la Giunta regionale guidata da Christian Solinas sarebbe così autorizzata a riscrivere le parti fondamentali del Ppr – attacca il Grig – in gelosa quanto interessata solitudine, senza ottemperare agli obblighi di pianificazione congiunta con il ministero. La motivazione dichiarata, legata al voler così consentire il completamento della nuova statale è smentita dalla prossima riunione del Consiglio dei Ministri che approverà definitivamente il completamento della strada. Inoltre – continuano gli ambientalisti – il testo è denso di illegittimità perché la Regione non può eludere l’obbligo di pianificazione congiunta in tutta quella fascia costiera e nelle aree agricole tutelate con vincolo paesaggistico oggetto di singoli provvedimenti di individuazione».

Secondo gli ambientalisti, che sono anche i promotori di una petizione on line che chiede la salvaguardia delle coste sarde e che ha superato le 32mila firme, si tratta di “una sfrangiata foglia di fico che maldestramente prova invano a coprire la solita, consueta, voglia mattonara”. La conclusione del Gruppo di intervento giuridico è un mantra che viene recitato spesso dalla parti degli ambientalisti, convinti che l’aggiunta di cemento sulle coste non sia la strada giusta per convogliare sull’isola nuovi flussi turistici ma piuttosto un modo sbrigativo per aumentare e velocizzare esponenzialmente il degrado ambientale che, al contrario delle intenzione dei presunti cementificatori di turno, garantirebbe un’immediata perdita di attrattiva proprio dal punto di vista turistica. Un autogol, insomma, di quelli che però è praticamente impossibile recuperare .

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