La Nuova Sardegna

Riforma della sanità, arriva la bocciatura del Cal

Riforma della sanità, arriva la bocciatura del Cal

Giudizio impietoso: «Proposta poco coraggiosa e per nulla incisiva rispetto ai gravi disservizi»

30 luglio 2020
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CAGLIARI. La frase «l’abbiamo bocciata» non c’è scritta, ma nel parere, obbligatorio ma non vincolate, il Consiglio delle autonomie lo fa capire in più di un passaggio: la riforma sanitaria, quella portata avanti dal centrodestra al governo, non può piacere ai sindaci. Perché il solo «ritorno amministrativo delle Asl» non può certo bastare a dare «l’atteso e necessario scossone a un sistema sempre più in affanno». La conferma del giudizio negativo è evidente anche nel terzo capoverso del documento inviato dal Cal alla commissione sanità del Consiglio regionale: «La proposta di riforma appare poco coraggiosa, poco incisiva e poco decisiva. In un momento in cui i disservizi si stanno estendendo purtroppo a tutta la Sardegna, la carenza del personale appare drammatica e la situazione delle sedi disagiate ed insulari emerge in tutta la sua gravità, invece sarebbero servite norme di natura straordinaria ed eccezionale». Qualche riga più sotto: «Un governo regionale, attento ai reali bisogni di salute dei cittadini, avrebbe dovuto cogliere l’occasione per definire nuovi modelli di sanità il più vicino possibili ai territori». Fino a sfociare in questa spallata: «Questa riforma, come altre in passato, continua a esautorare sindaci e Comuni, ma caricandoli comunque di responsabilità e oneri nella gestione della sanità decentrata, confermando tra l’altro le storiche disuguaglianze nel diritto alla salute».

I sindaci. La voce contraria sale di tono soprattutto nel comunicato stampa. Per Gianfranco Soletta, Thiesi, è una riforma di facciata: «Perché al di là dello smembramento dell’Ats in favore delle otto Asl, non chiarisce gli aspetti organizzativi, quelli legati alla distribuzione dei servizi e soprattutto ignora i Comuni che non sono stati nemmeno ascoltati». Denuncia subito ripresa da Antonio Satta, vicepresidente del Cal e presidente della conferenza socio sanitaria della Gallura: «È inaccettabile che, nonostante le continue sollecitazioni alla Regione di organizzare un incontro sul territorio per discutere con urgenza delle emergenze della sanità del nordest, finora non ci sia stata alcuna risposta da parte della Giunta. È uno sgarbo istituzionale senza precedenti». Secondo Luca Montella, sindaco di La Maddalena, «l’annunciata riorganizzazione del sistema ribadisce solo la presa di distanze da parte dell’attuale maggioranza dallo schema voluto dalla precedente amministrazione regionale e lo fa lasciando però irrisolte le questioni legate alla sanità decentrata». Per Omar Hassan, Modolo, «la Regione non deve mai dimenticare che i territori devono essere i veri protagonisti, insieme ai pazienti, e quindi, prima di tutto, va riorganizzata la rete di assistenza affinché la salute sia davvero un diritto universale». Fino alla dichiarazione perentoria del presidente del Cal Andrea Soddu, sindaco di Nuoro: «La scelta di tornare alle otto Asl è, a questo punto, una questione marginale, i problemi della sanità in Sardegna sono ben altri e li tocchiamo con mano nel nostro quotidiano: negli ospedali mancano i medici, le liste d’attesa sono infinite e altre terribili carenze sono dovunque».

Le proposte. Il Cal comunque non critica soltanto: «Vogliamo comunque costruire», scrive. Così, «per realizzare una rete, che abbandoni l’idea di sanità come semplice voce di costo per concentrarsi, invece, sul concetto di salute come valore», ecco un bel po’ di suggerimenti. «In Sardegna sono presenti, come ben sappiamo, diversi piccoli ospedali, che ancora non sono inseriti al meglio nel Piano emergenza-urgenza ed è un vuoto da colmare». Ancora: nel caso delle strutture di Sorgono, Isili, Ozieri, Lanusei, Carbonia-Iglesias, San Gavino e La Maddalena «l’evidente mancanza di medici potrebbe essere sopperita con l’impegno della sanità militare della Marina e dell'Esercito, com’è peraltro avvenuto durante la fase acuta della pandemia, fino all’assunzione del necessario e indispensabile personale sanitario». (ua)

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