La Nuova Sardegna

I turisti in quarantena: «Restiamo nell’isola»

di Silvia Sanna
I turisti in quarantena: «Restiamo nell’isola»

Stop al piano di rientro: 340 su 400 positivi non vogliono tornare a casa Il dubbio: chi si fa carico delle spese di alloggio e vitto? La Regione: noi no

04 settembre 2020
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SASSARI. Nessuna nave e nessun aereo: i turisti positivi restano qui, nell’isola, sino alla fine della quarantena. Per quanto? Non si sa, perché le due settimane obbligatorie spesso si allungano. E c’è anche chi, a distanza di due o tre mesi dal primo test, scopre di essere ancora positivo. Tutto messo in conto dai vacanzieri che alla domanda della Protezione civile hanno risposto così: «No grazie, preferiamo rimanere in Sardegna». Possono farlo, è un loro diritto: le linee guida stabiliscono che il soggetto positivo trascorra il periodo di isolamento nel luogo in cui è stato accertato il contagio. Uno spostamento, infatti, richiederebbe una deroga da parte del Governo. Ma il problema si porrà solo per pochi. Perché la stragrande maggioranza dei circa 400 turisti contattati non vuole partire: solo 65 hanno detto di voler tornare a casa loro e di trascorrere l’ultima fase dell’isolamento in un contesto familiare. Tutti gli altri, circa 340, rimarranno nelle strutture ricettive, hotel e b&b in cui era iniziato il loro soggiorno nell’isola, oppure negli appartamenti presi in affitto. A questo punto la domanda nasce spontanea: chi paga i costi della loro permanenza prolungata nell’isola? Non si sa, perché nessuno, sino a questo momento, si era posto il problema. Intanto nell’isola il Covid sembra rallentare: 39 contagi nelle ultime 24 ore, in leggero aumento i rivcoveri in ospedale.

Partire? No grazie. Il piano di rientro in sicurezza annunciato alcuni giorni fa e autorizzato dalla Protezione civile nazionale si è arenato di fronte alla valanga di no. Spiega l’assessore regionale Gianni Lampis, Ambiente e Protezione civile: «Attraverso la direzione generale regionale, in collaborazione con l'unità di crisi del nord Sardegna abbiamo contattato uno per uno tutti i positivi, proprio perché il dipartimento della Protezione civile ci aveva richiesto un dato reale sul numero degli asintomatici che potrebbero concludere la quarantena a casa propria. Ma su 400 persone contattate, solo 65 hanno manifestato interesse a partire». A quel punto è stata scartata l'ipotesi della nave o di un ponte aereo: non sarebbe giustificato da numeri così bassi.

Chi paga? Non solo il costo del soggiorno, in hotel o appartamento, ma anche il vitto e tutte le altre necessità. Alcuni turisti positivi hanno già chiarito che si faranno carico di tutte le spese. Per molti altri qualcuno dovrà provvedere. «Non la Regione – dice l’assessore alla Sanità Mario Nieddu – perché non spetta a noi. Il Governo dovrà fare chiarezza su questo aspetto. Noi eravamo convinti che i non residenti in quarantena avrebbero colto al volo l’occasione offerta per rientrare a casa su una nave dedicata, invece ci siamo sbagliati. Evidentemente – aggiunge con un po’ di ironia – la Sardegna piace parecchio». Ma c’è anche un secondo problema: la presenza di positivi nella stanza accanto potrebbe non essere bene accetta da chi ha prenotato il soggiorno nella stessa struttura. E gli albergatori, già in crisi per l’alto numero di disdette, tremano al pensiero di nuove cancellazioni.

I dati di Gimbe. Il no dei turisti positivi al rientro a casa propria arriva in contemporanea con il report della Fondazione Gimbe. Il periodo preso in esame è l’ultima settimana di agosto, dal 26 al 1 settembre. In quei giorni la Sardegna domina la classifica nazionale per il numero di casi di positività accertati: sono stati 23,42 per 100mila abitanti, il numero più alto in Italia. La Sardegna è davanti a Emilia Romagna, Campania, Liguria e Lazio ma, specifica Gimbe, nella classifica bisogna tenere conto dell'alto numero di turisti presenti nell'isola. Complessivamente, circa la metà dei positivi accertati da Ferragosto, da quando è partita la seconda ondata di Covid, era nell’isola in vacanza. E la maggior parte per ora, non ha intenzione di tornare a casa.

Il bollettino. Rispetto a mercoledì, quando il bollettino dell’Unità di crisi regionale riportava una vittima e 73 contagi, ieri è andata meglio. I casi di positività accertati nelle ultime 24 ore sono stati 39 e il numero delle persone attualmente alle prese con l’infezione è salita a quota 946. In larghissima parte, 905, si tratta di asintomatici o di pazienti affetti da sintomi lievi da non richiedere il ricovero in ospedale. Sono invece 35 i pazienti ricoverati (3 in più rispetto al dato precedente), e 6 quelli in terapia intensiva (1 in più). Dei 39 nuovi casi, 32 sono stati accertati attraverso l’attività di screening, cioé il tracciamento di contatti dei positivi, 7 invece da sospetto diagnostico. In totale dall’inizio dell’emergenza sono stati eseguiti 141.041 tamponi, con un incremento di 1.768 test rispetto all'ultimo aggiornamento: il dato dei test è in crescita costante negli ultimi giorni. Per quanto riguarda la distribuzione dei nuovi contagi, doppia cifra in provincia di Nuoro (11), nel Sassarese e nel Sud Sardegna (10), 5 nella Città metropolitana di Cagliari e 5 nell’Oristanese. Un caso di positività in più ad Alghero: ora sono 2 i pazienti in isolamento e altri 8 sotto sorveglianza. Un contagio anche a Tonara nel Nuorese e a Tortolì in Ogliastra, 2 nuovi casi a Iglesias, dove sono 18 le persone in isolamento.

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