La Nuova Sardegna

Respinti allo zoo di Roma: stop a chi arriva dall’isola

di Claudio Zoccheddu
Respinti allo zoo di Roma: stop a chi arriva dall’isola

Una famiglia di Sanluri bloccata all’ingresso per colpa di una norma fantasma

13 settembre 2020
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SASSARI. Un’ora davanti alla biglietteria del Bioparco di Roma per scoprire che l’entrata non era nemmeno contemplata. Senza appello. Motivo? Facile: chiunque è stato in Sardegna nei 14 giorni precedenti alla visita al giardino zoologico rimane fuori per via delle norme anti-Covid. Peccato che non esista alcuna norma di questo tipo. Eppure, una famiglia sarda che involontariamente si è presentata alla sagra dell’assurdo non è stata ammessa al giardino zoologico perché in arrivo proprio dall’isola. E far presente ai responsabili della struttura che non c’era alcun documento ufficiale a sostegno del divieto non è servito a nulla. Il cortese ma fermo invito a girare i tacchi è rimasto invariato.

La storia. I protagonisti di una vicenda che ha dell’incredibile sono i quattro componenti di una famiglia di Sanluri: «Questo viaggio era in programma ad aprile – spiega mamma Agostina Mancosu, che di professione fa la professoressa –. Lo avevamo rimandato già una volta e quindi a fine agosto, nonostante fossimo combattuti sull’opportunità di partire, ci siamo armati di coraggio e siamo andati a Roma». La bellezza della città eterna non ha tradito le aspettative, soprattutto quelle dei due figli di Agostina. I problemi sono arrivati il giorno in cui era in programma la visita al giardino zoologico della Capitale: «Eravamo in fila davanti alla biglietteria quando siamo stati avvisati da un inserviente che i tagliandi erano disponibili solo sul sito. Ho ringraziato per l’informazione e mi sono spostata per completare l’acquisto tramite lo smartphone – racconta la donna che non poteva sapere che il suo ringraziamento sarebbe stato il primo atto di una rapida ma spietata commedia degli equivoci.

Accesso negato. «Quando un addetto del parco ha sentito il dialogo con l’inserviente, ha riconosciuto l’accento sardo e mi ha detto che avrebbe dovuto informare un superiore della nostra presenza – racconta la donna che ancora non si aspettava un epilogo come quello che sarebbe arrivato a momenti –. Il responsabile è arrivato con un’autocertificazione in mano. Nel documento era scritto che, secondo le disposizioni del ministero e della Regione Lazio, l’accesso al parco non sarebbe stato consentito alle persone in arrivo dai quattro paesi sotto osservazione a livello nazionale (Spagna, Grecia, Croazia e Malta) ma anche dalla Sardegna». Nessun riferimento ai Dpcm firmati da Conte, nessun accenno ad un’eventuale delibera firmata dal governatore del Lazio Zingaretti, nessuna richiesta di certificazioni sanitarie, nessun accenno a test sierologici o tamponi. Niente di niente. Semplicemente non si entra. Un’assurdità inaccettabile per Agostina Mancosu: «Mi sono lamentata, ho fatto presente che non esiste alcuna norma di questo tipo e ho anche chiesto se per caso non fossero stati loro ad aggiungere il divieto per chi arriva dalla Sardegna. L’unica risposta che ho ottenuto è che loro dovevano fare di tutto per proteggere la salute dei visitatori ma anche degli animali, perché secondo alcuni studi fatti a New York, il virus potrebbe fare un ulteriore salto di specie. Nel caso, non avrebbero saputo come curarli». Una spiegazione curiosa, anche perché il contatto con gli animali dovrebbe essere stretto, che stava per far perdere la pazienza alla donna: «Mi sono adirata, lo ammetto. Ma non ho fatto problemi. Ho fatto presente al responsabile che avrei indagato e siamo andati via». Roma è grande, le attrazioni non mancano. Ma i fatti del parco erano comunque inaccettabili.

La spiegazione. A distanza di giorni, sulla mail di Agostina Mancosu è arrivato un messaggio del presidente della fondazione Bioparco che ha confermato la prima versione. Il divieto sarebbe arrivato “da un’indicazione amministrativa emanata dalla Regione Lazio”. Anche in questo caso, però, mancavano i riferimenti ad un’eventuale delibera che, a differenza di quanto scritto nei Dpcm emanati dalla presidenza del Consiglio dei ministri, equipara la Sardegna alle 4 nazioni finite sotto osservazione per la diffusione del Covid-19.

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