La Nuova Sardegna

Sassari, gli emigrati: «Non riusciamo a tornare a casa»

Sassari, gli emigrati: «Non riusciamo a tornare a casa»

Non si arresta il fiume di segnalazioni, proteste, richieste di chiarimenti sulla discussa “Ordinanza 43” del presidente della Regione

17 settembre 2020
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SASSARI. Non si arresta il fiume di segnalazioni, proteste, richieste di chiarimenti sulla discussa “Ordinanza 43” del presidente della Regione. Anche ieri in redazione sono arrivate tante mail e tante telefonate di viaggiatori o di aspiranti tali. «Sono arrabbiatissima – dice al telefono una mamma sarda che da anni vive in provincia di Parma e che vorrebbe tornare nell’isola per trovare i familiari –. Ho già il biglietto, dovrei arrivare venerdì 25. Ma purtroppo a marzo ho contratto il virus. Sono guarita ma se, come chiede l’ordinanza, mi dovessi sottoporre a test sierologico risulterei positiva e mi dovrei sottoporre di nuovo a tampone. Trovare qualcuno che lo faccia a Cagliari di venerdì sarebbe già un problema. Poi dovrei attendere in isolamento l’esito. A quel punto dovrei già ripartire. Sono sconcertata da tanta superficialità: si è creato un circolo vizioso dal quale è impossibile uscire, almeno da parte di chi vuole fare le cose in regola. Sto pensando di rinunciare al viaggio».

Squilla il telefono. È Jolanda Concas, olbiese trapiantata a Dublino. Da mesi ha i biglietti per tornare nell’isola dopo due anni e mezzo insieme al marito e ai due figli. È disperata e arrabbiata, perché non riesce a districarsi tra le regole dell’ordinanza. «Appena è uscito il provvedimento mi sono subito mossa per provare a fare il test qui a Dublino ma non avrei la risposta in tempo per partire – racconta la donna –. Allora ho iniziato a chiamare i laboratori che ci sono nell’elenco della Regione. Alla fine mi ha risposto solo uno. E mi è stato detto che per fare il tampone è necessaria la prescrizione del medico. E dove la faccio io che a Olbia non ho più il medico di famiglia da anni? Ma si rendono conto di quali grandi disagi ci stanno creando?». La donna contesta soprattutto il fatto che l’ordinanza non spieghi come si debba comportare chi deve arrivare nell’isola. «Non si possono decidere determinate cose senza dare gli strumenti ai cittadini – attacca –. Il governatore deve ricordarsi che siamo sardi, che abbiamo diritto di tornare a casa».

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