La Nuova Sardegna

«Civiltà nuragica patrimonio dell’Umanità»

CAGLIARI. L’Unesco dovrà decidere se la storia millenaria dell’epopea nuragica abbia o meno i titoli per entrare nella prestigiosa lista di beni e testimonianze «Patrimonio dell’umanità». Dopo il via...

07 ottobre 2020
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CAGLIARI. L’Unesco dovrà decidere se la storia millenaria dell’epopea nuragica abbia o meno i titoli per entrare nella prestigiosa lista di beni e testimonianze «Patrimonio dell’umanità». Dopo il via libera del Consiglio regionale e della Giunta, ieri la presentazione, con la diretta Facebook saltata per assenza di collegamento. Ma l’iter per ottenere l’atteso sigillo è partito. La domanda è pronta – ha annunciato Michele Cossa dei Riformatori – «sarà determinante l’appoggio del Governo, e incontreremo presto il ministro ai beni culturali, Dario Franceschini». L’unico monumento sardo riconosciuto finora dall’Unesco è la Reggia nuragica di Barumini, ma – secondo il comitato promotore – d’ora in poi dovrebbe essere esteso «all’insieme delle molte ricchezze prodotte dalla civiltà nuragica». Un quinto del patrimonio archeologico italiano è in Sardegna: 3.500 Domus de Janas, campi di Menhir, necropoli nella roccia, 10mila torri, un’infinita di Tombe dei Giganti, sacrari, pozzi, fonti e opere idrauliche. «L'istanza è stata presentata – prosegue Cossa – e abbiamo buone probabilità di vittoria visto che, nel Mediterraneo, questo potenziale storico e culturale è comparabile solo con l'Egitto dei Faraoni». Ottenere il sigillo dell’Unesco vorrebbe dire «far conoscere al mondo la nostra civiltà, con evidenti ricadute economiche, turistiche e sociali». L'idea del progetto «La Sardegna verso l’Unesco» è nata dalla presa di coscienza dell'importanza dei monumenti nuragici: sono la testimonianza fondamentale dell’identità dei i sardi. In questi mesi di preparazione, l’iniziativa è stata condivisa a livello trasversale da tutte le forze politiche, col voto unanime dell’Assemblea, poi da 200 consigli comunali fino al patrocinio della Regione. «La sfida che abbiamo davanti, in un momento storico come quello attuale rappresenta un'occasione unica che la Sardegna – sottolinea Cossa – non può perdere per realizzare il suo sogno di avere una economia che non sia più dipendente dai trasferimenti dello Stato ma tenda verso l'autosufficienza».

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