La Nuova Sardegna

Restituisce la sabbia rubata «Ho sbagliato, ero piccola»

Restituisce la sabbia rubata «Ho sbagliato, ero piccola»

Una turista toscana ne ha ritrovato quindici chili in soffitta e li ha spediti nell’isola Insieme alla figlia ha scritto una lettera di scuse: «Volevo tornasse al suo posto»

10 ottobre 2020
2 MINUTI DI LETTURA





SASSARI. Le bottiglie sono spuntate dalla cantina insieme a molti altri bellissimi ricordi; quelli delle vacanze in Sardegna che trascorreva da piccola insieme dai suoi genitori spostandosi tra spiagge da sogno come Is Aruttas e Piscinas. Nelle bottiglie c’era la sabbia che lei aveva deciso di portare via con sé: un gesto innocente di una bambina innamorata di quella sabbia, un gesto che dopo quasi quarant’anni viene punito con una sanzione amministrativa tra i 500 e i 3000 euro, oltre che moralmente sbagliato.

Il ritrovamento. Forse la turista voleva far rivivere alla figlia di 5 anni le emozioni che aveva vissuto al mare quando da piccola usava formine e setacci, forse stava solo cercando i vecchi giochi del mare da tramandare alla figlia. Comunque in quella soffitta, insieme a palette e secchielli sbiaditi da tempo c’erano anche quindici chili di sabbia prelevare delle sue spiagge preferite. Un gesto inconsapevole di una bimba innamorata del mare, una di quelle cose che succedevano quando la coscienza ambientale era meno sviluppata. Ma per ottenere il perdono, non bastavano delle semplici scuse. La donna ha quindi deciso di scrivere una lettera e di indirizzarla all’associazione “Sardegna Rubata e depredata”: «È stato un colpo al cuore – ha raccontato –. Una cosa mi è stata chiara sin da subito, questa sabbia deve tornare al suo posto a qualsiasi costo. Assieme alla mia bambina di 5 anni abbiamo accarezzato e annusato quel pezzo di Sardegna e, facendo attenzione a non disperderne neanche un granello, l’abbiamo impacchettata con una solenne promessa: ci rivedremo presto». Un pentimento genuino e un attestato d’amore altrettanto spontaneo per l’isola delle sue vacanze, dove i membri dell’associazione si occuperanno di rimettere a posto quello che aveva preso tanto tempo fa. Ma l’aspetto che genera più ottimismo è un altro: non è la prima volta che turisti pentiti ritornano dal passato per rendere quello che avano preso senza poterlo fare: «La gente sta cambiando, forse anche grazie al nostro lavoro – spiega Franco Murru, uno dei soci fondatori –. Il bilancio, però, è sempre negativo: ogni anno tra restituzioni e sequestri nei tre aeroporti e nei porti sardi contiamo decine di tonnellate di sabbia prelevata, nella maggior parte dei casi da turisti stranieri». Secondo i dati raccolti dai volontari, lo scorso anno più di sei tonnellate tra sabbia, ciottoli e conchiglie sono state bloccate prima che lasciassero l'isola.

Incarichi vacanti

Sanità nel baratro: nell’isola mancano 544 medici di famiglia

di Claudio Zoccheddu
Le nostre iniziative