La Nuova Sardegna

Sassari, inchiesta per i morti in Cardiologia, l’avvocato: «Ma quali reati, meriterebbero un premio»

Sassari, inchiesta per i morti in Cardiologia, l’avvocato: «Ma quali reati, meriterebbero un premio»

Gli indagati scelgono di non parlare e aspettano di vedere le carte. Il legale Satta: «Nei momenti critici erano al lavoro con grande coraggio»

17 ottobre 2020
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SASSARI. «Dichiarazioni? Per ora non è opportuno. Posso solo dire che si tratta di persone convinte di avere fatto il proprio dovere sino in fondo, con grande capacità, senso di responsabilità e abnegazione. Più che finire sotto indagine meritavano un premio, nei momenti critici dell’emergenza erano sempre lì chiusi dentro con coraggio a fare la propria parte con professionalità». L’avvocato Nicola Satta ha già assunto la difesa di quattro dei sei indagati (Contu, Orrù, Solinas e Falco) e per il momento non va oltre. Si limita ad aggiungere che «vedremo al processo». La linea difensiva sarà valutata con attenzione nelle prossime ore sulla base della documentazione che nel frattempo è stata raccolta, perchè l’attività va avanti da tempo, da quando è partita l’inchiesta “contro ignoti”. «E l’Aou si era messa a disposizione della Procura – ha sottolineato l’avvocato Nicola Satta – dando ampia collaborazione e fornendo la documentazione richiesta».

Le contestazioni - ora che sono comparsi i nomi degli indagati - sono pesanti e considerato che l’inchiesta è solo alla prima fase, nessuno si vuole sbilanciare. Forse qualcuno lo immaginava, ma altri neppure pensavano di poter essere coinvolti nell’inchiesta. E hanno lasciato intendere di avere scoperto solo ieri al momento della notifica dell’avviso di conclusione delle indagini di essere tra le persone coinvolte. Tutti e sei i dirigenti avevano come difensore un legale di ufficio e poco dopo avere ritirato i provvedimenti dell’autorità giudiziaria hanno contattato i propri legali di fiducia che hanno cominciato a prendere conoscenza delle contestazioni mosse dalla Procura.

In fondo non si tratta di reati di poco conto, e il fatto che l’inchiesta si cala in un momento in cui l’emergenza è ancora in piena evoluzione non aiuta certo ad affrontare la situazione con serenità.

Nelle prossime ore gli indagati - sulla base delle valutazioni fatte con gli avvocati difensori - decideranno quale strategia adottare. Il procuratore capo della Repubblica Gianni Caria ha ritenuto doveroso effettuare una comunicazione “per l’evidente interesse pubblico della notizia e per scongiurare l’inevitabile diffondersi di notizie frammentarie e scorrette”. Garanzie riconosciute a chi ha diritto a difendersi. E la precisazione non è per questo superflua: «Si sottolinea che l’avviso di conclusione delle indagini non costituisce una anticipazione delle decisioni del pubblico ministero sull’esercizio dell’azione penale. Si tratta infatti di una fase procedimentale in cui le persone indicate come indagate potranno chiedere di essere interrogate, produrre documentazione, chiedere specifici atti di indagine e comunque formulare le loro difese». Poi l’annuncio che siamo solo agli inizi: «Si segnala che il presente procedimento costituisce allo stato solo una parte di una più vasta attività di indagine sulla medesima materia».

Alcuni nomi sono noti, conosciuti per il ruolo svolto da parecchi anni nel sistema della sanità pubblica, altri sono quasi sconosciuti all’esterno della struttura. É il caso di Nicolò Orrù e Bruno Contu, rispettivamente direttore generale e Direttore sanitario dell’Aou, e poi Giorgio Steri, commissario straordinario dell’Ats. Anche Fiorenzo Delogu, Coordinatore dell’Unità di crisi locale nell’Area socio sanitaria, è un volto conosciuto perchè da anni guida la “macchina” che si occupa delle attività di Igiene pubblica.

Teresa Falco e Antonio Solinas sono considerati da tutti nell’ambiente ospedaliero di “seconda fila”. La prima in sostanza ha la responsabilità dell’ufficio acquisti: ordinava le mascherine protettive, per esempio, ma non aveva poi il compito di distribuirle direttamente. Il secondo, invece, ha tra gli incarichi quello di seguire se i dipendenti della struttura sanitaria svolgono regolarmente i corsi di formazione. Una vecchia storia della quale si è già parlato: si racconta che quando andava dai primari a chiedere di inviare il personale per partecipare ai corsi si sentiva rispondere che “siamo pochi, se vanno ai corsi chiudiamo il reparto”. Tra poco sarà il momento delle carte della difesa e allora si capirà meglio quale strategia intendono adottare. (g.b.)
 

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