La Nuova Sardegna

Coronavirus in Sardegna, ospedali in emergenza: il piano non funziona

di Roberto Petretto
Coronavirus in Sardegna, ospedali in emergenza: il piano non funziona

Ritardi nell’attivazione di nuovi posti letto e delle strutture “no Covid”

18 ottobre 2020
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SASSARI. Il 12 marzo la giunta regionale varò un programma di interventi per l’emergenza Covid dal nome altisonante: “Piano strategico per l’attivazione progressiva di strutture di area critica”. Prevedeva quattro fasi, da attuare in base alla gravità della diffusione del contagio. Oggi, a 7 mesi di distanza, siamo ripiombati nella “fase due” che prevede l’attivazione di circa 250 posti letto Covid negli ospedali sardi. Stiamo addirittura per arrivare alla fase 3 perché il numero dei ricoveri in ospedale non è mai stato così alto. Vengono attualmente assistiti 192 pazienti nei reparti normali e altri 30 nelle terapie intensive. Gli ospedali vanno in affanno perché non c’è stato quell’automatismo che avrebbe dovuto adeguare immediatamente la disponibilità di posti letto per i pazienti Covid, ma anche salvaguardare il livello di assistenza per i pazienti non Covid. Invece il mondo della sanità sarda è in rivolta: negli ospedali mancano posti e medici e infermieri protestano perché sono costretti a respingere i pazienti.

Peggio che ad aprile. La pressione sulle strutture sanitarie aumenta. Il dato peggiore, per quanto riguarda i ricoveri normali, era sinora di 151 (rilevato il 5 aprile) e di 31 per le terapie intensive (l’8 dello stesso mese). Si viaggia quindi a un ritmo di 220 ricoveri. E i contagi continuano a crescere. L’apparato sanitario sardo è in grado di reggere l’urto? E quegli ospedali minori e periferici che si prevedeva di utilizzare per i pazienti non Covid in caso di un aggravarsi dell’emergenza, sono pronti e attrezzati? La persona che dovrebbe avere un quadro complessivo della situazione è l’assessore regionale alla Sanità, Mario Nieddu. Ma se gli si chiedono cinque minuti di tempo per spiegare nel dettaglio lo stato delle cose nei vari ospedali, le prossime attivazioni e i tempi di intervento, con cortesia risponde: «Cinque minuti no, posso dargliene uno e mezzo».

Il piano di marzo. Così il quadro che viene fuori dalla conversazione è un po’ sbocconcellato e frammentario: «Continuate a chiedermi dei posti letto - dice -, la situazione è nota». Cc’è un piano che risale a marzo, che fissa numeri e sedi dove attivare i posti letto: «Quel piano è ancora valido. Siamo nella fase 2 e stiamo arrivando a saturazione. Oggi attiviamo altri posti al Santissima Trinità di Cagliari e a Nuoro. Ieri ero a Sassari: stanno per aprire altri 38 posti letto, mi pare. È stato allertato Oristano, aprirà il Mater Olbia. La situazione cambia di giorno in giorno».

La richiesta di un quadro chiaro della situazione non è comunque un capriccio giornalistico, ma un’esigenza di conoscenza dei sardi: «Sì, lo capisco - dice l’assessore Nieddu -, ma veramente la situazione cambia continuamente ed è per questo che abbia un piano modulare: attiviamo i posti letto in base alle esigenze. Un posto letto Covid in più è un posto letto sottratto a un’altra patologia. E allora veniamo accusati di distrarre risorse destinate a altri settori per pensare solo al Covid. E non è così».

Il vero problema. Per l’assessore Nieddu la nuova emergenza non porrà di fronte a un problema di disponibilità di strutture: «Non esiste un problema di letti e ventilatori polmonari. Mancano invece medici, infermieri e operatori socio sanitari».

Le quattro fasi. Il piano varato a marzo dalla Giunta prevedeva quattro fasi. Nella prima gli ospedali sardi avrebbero messo a disposizione 20 posti letto per i pazienti Covid: 7 al Ss Trinità di Cagliari, 11 dell'Aou Sassari e 2 al San Francesco di Nuoro.

L’odissea dei no Covid. Per affrontare la seconda fase il piano aveva previsto altri 224 posti letto per malati Covid: 25 al Santissima Trinità; 33 al Cto (Iglesias); 24 a Oristano, 2 Aou Cagliari, 36 al San Francesco di Nuoro e 36 al Zonchello (Nuoro) e 68 all'Aou Sassari. Ma dove mettere i pazienti non Covid? Il piano individuava il San Giovanni Paolo II (Olbia), il Paolo Dettori (Tempio), il N.S. della Mercede (Lanusei), il Segni (Ozieri), il Civile (Alghero), il Mater Olbia, il Marino (Cagliari), il Sirai (Carbonia) e il N.S. di Bonaria (San Gavino). A sentire le lamentele di medici e infermieri il sistema è arrivato impreparato a questa nuova situazione di emergenza. E già si prospetta l’ingresso nella ancora più complicata terza fase. Previsti un incremento di altri 242 posti letto (per un totale di 486) nelle strutture già interessate nelle precedenti fasi e il coinvolgimento degli ospedali Binaghi (Cagliari) con 10 posti letto, San Giuseppe (Isili) 40, San Marcellino (Muravera) 36, Mastino (Bosa) 44, Delogu (Ghilarza) 40 e il Mater Olbia (terapia intensiva e stroke unit) con 19 posti letto.

La quarta fase, quella più catastrofica, veniva vista come talmente lontana da meritare una descrizione piuttosto vaga, almeno nelle dichiarazioni pubbliche: «Estensione dei posti letto presso le altre strutture private dell'isola e adozione di ulteriori misure straordinarie».

Lo scontro. Ieri c’è stata una polemica a distanza tra il consigliere regionale Massimo Zedda e l’assessore Nieddu. Zedda, sui social, aveva segnalato il caso di un paziente Covid portato prima a Sorgono poi a Cagliari e quindi a Sassari. «Nella sua requisitoria social - replica l’assessore Nieddu – l'esponente dei Progressisti dimentica, o forse non sa, che a Sorgono non esistono reparti Covid. La necessità di trasferire il paziente da Cagliari a Sassari è conseguente a una situazione emergenziale in continua evoluzione, criticità che possono emergere, ma non minano la validità dell'impianto organizzativo generale».

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