La Nuova Sardegna

Sassari, paziente positivo ha una crisi: riceve la terapia in ambulanza

di Luigi Soriga
Sassari, paziente positivo ha una crisi: riceve la terapia in ambulanza

Il mezzo era in attesa da ore all’ingresso di Malattie infettive. Nella clinica niente letti liberi: un medico è sceso in strada per soccorrere l’uomo

27 ottobre 2020
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SASSARI. Il pronto soccorso di Sassari e Malattie Infettive, legati a doppio nodo una all’altra, macinano come una catena di montaggio. Per chi ci lavora i ritmi stanno diventando disumani e a breve insostenibili. Lunedì mattina addirittura un medico è dovuto scendere di corsa dal reparto di Malattie Infettive per intervenire su un malato covid in insufficienza respiratoria: nel reparto non c’era un solo posto libero, e il paziente era in attesa all’interno dell’ambulanza. E proprio nel mezzo gli è stato somministrata una dose massiccia di cortisone e poi l’ossigeno.

Basta dare un’occhiata alle ambulanze in fila nel piazzale d’ingresso del Pronto Soccorso e degli Infettivi, per capire il cortocircuito in atto e come il sistema sia completamente ingolfato. Non c’è un solo posto libero e le ambulanze con i contagiati a bordo devono fare dei lunghi pit-stop prima di poter scaricare i malati. Malattie Infettive non solo è satura, ma addirittura in overbooking. Le camere doppie in alcuni casi sono diventate triple, ma non ci sono collegamenti per l’ossigeno in numero sufficiente per tutti gli ospiti. Così, a seconda delle condizioni dei pazienti, comincia la composizione del puzzle giornaliero, con malati spostati da una camera all’altra per essere attaccati ai macchinari per la respirazione. In questa situazione di urgenza, il Policlinico e la Clinica Medica alleggeriscono la pressione relativamente: possono accogliere solo pazienti non complessi, mentre il lavoro più difficile resta in carico a Malattie Infettive, che a tutti gli effetti sta operando come un’area per subintensivi. A questo si aggiunge lo smistamento dei pazienti covid, che ha raggiunto livelli di caos inimmaginabili. Il primo ingresso avviene in pronto soccorso, ormai travolto da casi di positività. La valvola di sfogo dovrebbe essere Malattie Infettive, ma non c’è un solo spazio libero. Quindi i pazienti o restano parcheggiati al pronto soccorso in attesa di letti liberi, oppure, a seconda del quadro clinico, i malati vengono comunque inviati nel reparto del professor Babudieri. E ciò che è successo lunedì mattina fa capire perfettamente come la sanità stia annaspando: un mezzo di soccorso alle 10 ha trasportato una persona con tampone positivo dal Pronto Soccorso a Malattie Infettive. Niente da fare: i letti sono saturi, e per ricavare un posto libero bisogna attendere le dimissioni di qualche paziente. Passano le ore e d’improvviso l’uomo a bordo comincia ad aggravarsi. I volontari del 118 avvertono lo staff del professor Babudieri. Scende in tutta fretta un medico, che visita il paziente e gli somministra una terapia che lo supporti nella respirazione. Viene anche attaccato alla bombola d’ossigeno. Ma l’emergenza continua ad essere gestita all’interno dell’ambulanza, in quanto il reparto è sold-out. Nel frattempo un altro paziente affetto da covid viene dirottato a Malattie Infettive: anche per lui la sala d’attesa diventano i pochi metri quadrati dell’ambulanza.

Inizia il gioco di incastri, perché ormai la domanda di posti letto si è fatta così pressante, da costringere Malattie Infettive a muoversi dentro un difficile rompicapo. Un ulteriore carico, quello di risolvere il rebus dei ricoveri e la dislocazione dei pazienti, che si aggiunge allo stress di salvare le vite. Dimissioni da una parte, pazienti pauci sintomatici rimandati a casa, e alla fine il malato in crisi respiratoria viene accolto in reparto. Ma sarà solo il primo di un elenco quotidiano di nuovi inquilini in attesa di posto.
 

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