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Ivano Iai e le foto in costume: «Volevo mollare tutto»

di Silvia Sanna
Ivano Iai e le foto in costume: «Volevo mollare tutto»

L’ex legale del cardinale Becciu ha rimesso il mandato dopo la pubblicazione. «È stato uno choc. Mi sono salvato grazie all’affetto di chi crede in me»

07 novembre 2020
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SASSARI. Dalla finestra della sua stanza al primo piano del Conservatorio entra una luce calda. Lui volta lo sguardo e dice a bassa voce: «Pensavo di andare via da qui, di lasciare tutto. Per giorni ho creduto che la mia vita professionale fosse finita, per due settimane ho vissuto in apnea sperando che il mondo si dimenticasse di me». Ma il mondo, quello buono, che non giudica, non si è dimenticato ed è andato a riprenderselo da quel limbo di dolore e disagio in cui era precipitato. Ivano Iai li chiama “pilastri d’affetto”, sono quelli «a cui mi sono aggrappato per accettare quello che mi stava accadendo».

Le foto sui social. La storia inizia il 29 settembre quando Iai, avvocato penalista di 48 anni e presidente del Conservatorio di Sassari, riceve sul telefono un messaggio whatsApp con il link a un sito. «Lo apro e vedo che sono state pubblicate alcune mie foto prese dal profilo Instagram. Le conosco bene: sono al mare, in costume da bagno. Le gambe cedono, mi siedo e leggo. C’è scritto: ecco l’avvocato palestrato del cardinale Becciu in costume adamitico». Già, perché Iai è il legale che sta assistendo la famiglia Becciu nello scandalo sui fondi del Vaticano che vede al centro proprio il cardinale di Pattada. «In quel preciso istante ho avuto la percezione che non sarei più potuto essere l’avvocato di monsignore e con immenso dolore ho rinunciato all’incarico. In cuor mio non credo di aver fatto nulla di male. Ma se con quelle foto ho creato disagio a qualcuno mi dispiace, significa che ho peccato di leggerezza».

Ivano Iai si ferma un attimo, riflette su quanto ha appena detto. E aggiunge: «Sino al 29 settembre non avevo mai pensato che potesse essere sbagliato pubblicare foto al mare, in costume. Poi quanto accaduto mi ha insegnato a riflettere sul mio modo di pormi. Sono un avvocato ma anche uno sportivo. Amo curare il mio corpo, tenermi in forma: eliminare le tossine mi aiuta a raggiungere un buon equilibrio psicologico. Mi alleno in palestra quattro volte a settimana, sono fiero dei risultati che raggiungo e non lo nascondo».

Narcisismo? No, semplicemente orgoglio. «Ho sempre pensato che l’esibizione di questi risultati in una foto non potesse alterare la percezione della persona, delle capacità professionali. Invece può accadere. I media hanno cambiato il mio biglietto da visita. E io ho provato disagio a essere visto “solo” come quello delle foto. È vero, io sono anche quello ma non pensavo che questo lato di me potesse dare fastidio. Ho letto i commenti sotto le foto, in uno c’era scritto “io un avvocato così non lo prenderei mai”, come se un legale con la pancetta, occhiali e calvizie incipiente appaia più affidabile perché significa che dedica la sua vita solo allo studio. Un avvocato culturista fa saltare questi schemi mentali precostituiti».

E crea imbarazzo soprattutto se di mezzo ci sono un Cardinale, la Chiesa, un mondo segnato da dogmi e regole. Ma le cose saranno andate proprio così? O forse attraverso l’avvocato Iai si è voluto colpire un bersaglio più grosso, cioè il suo assistito? Iai scuote la testa, come capita a volte ai suoi clienti si avvale con eleganza della facoltà di non rispondere.

29 settembre. Un passo indietro, il calendario ritorna al 29 settembre. Ivano Iai quel pomeriggio ha preparato un comunicato sulla vicenda Becciu. È pronto per inviarlo, poi vede le foto. Anche il cardinale le vede. Parlano al telefono, è una conversazione sofferta. «Insieme, con grande dispiacere e mantenendo inalterata la reciproca stima, abbiamo concordato sulla opportunità che rinunciassi all’incarico. È stata una scelta difficile ma condivisa». L’avvocato dice che no, non si è sentito scaricato «ma quando mai», né si cura del fatto che facendosi da parte l’abbia data vinta ai moralisti che alimentano le convenzioni sociali. «Forse sì, ma il mio primo pensiero è stato non arrecare ulteriore danno a chi sta già affrontando una situazione difficile dalla quale sono certo uscirà prestissimo: sull’integrità del Cardinale e dei suoi fratelli non ho dubbi». Però un sassolino dalle scarpe lucidissime Iai lo tira fuori: «Se al mio posto ci fosse stata una donna, una collega avvocato, nessuno avrebbe gridato allo scandalo vedendo le foto. Io sono un uomo, questo dà più fastidio».

Lo choc. «La sera del 29 settembre sono rimasto a casa. Non riuscivo quasi a muovermi, mi sentivo impietrito. Avevo dimenticato il telefono in una stanza, la suoneria era a zero. L’ho recuperato dopo ore, c’erano decine di chiamate e messaggi. Tanti chiedevano, volevano sapere. Io non avevo voglia di parlare con nessuno. Volevo mollare tutto. Ero pronto a lasciare la presidenza del Conservatorio, se anche un solo studente o un genitore si fossero sentiti turbati da quelle immagini non avrei esitato a farmi da parte. Ho avvisato la dirigenza, mi sembrava una conseguenza ineluttabile. Invece è accaduto il contrario, ragazzi e famiglie hanno eretto un muro di difesa intorno a me, ho ricevuto una lettera meravigliosa».

Parole dolci, ma non le uniche. Sono tante le persone da ringraziare, che con un messaggio o una pacca sulla spalla hanno aiutato l’avvocato Iai a risollevarsi: «La famiglia, gli amici fraterni, i colleghi del tribunale, i clienti che mi hanno ribadito la fiducia e confermato il mandato. Il mio parroco, don Mimmino, i miei concittadini nulesi. E i colleghi dello studio, bravissimi a respingere la valanga di richieste di interviste da giornali e tv: mi hanno invitato in tante trasmissioni, qualcuno voleva trasformarmi in un animale da circo, io a tutti dicevo grazie, parlo volentieri dei miei casi, non delle mie mutande”». Nel frattempo è arrivato Crozza, la parodia del cardinale Becciu che allarga le braccia e dice “l’avvocato l’ho trovato su Tinder”. Iai sorride: apprezzo la satira e lui è bravissimo. Ma io non frequento siti d’incontri sentimentali».

E anche se fosse, a lei non importerebbe. Lei è la persona più amata, quella che ti scava dentro con lo sguardo, che legge i silenzi. È la mamma, il babbo Albino non c’è più da 12 anni. «Avevo paura che mia madre si sentisse ferita e presa in giro a causa mia. L’ho chiamata la sera del 29, tardi. Non le ho detto nulla, non volevo lasciarle brutti pensieri. L’ho richiamata la mattina del 30, molto presto. Le ho detto: “Mi spiace se lo scopri da altri quindi sappi che stanno girando delle immagini su di me”. E mamma Irene subito: “Ah quelle foto al mare? Figlio mio, mamma neanche se ti vede nudo si imbarazza”». Ed è finita lì. Parole che scaldano il cuore. «Già, parole di mamma».


 

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