La Nuova Sardegna

“Sardinian sounding” una seria minaccia per l’olio dell’isola

“Sardinian sounding” una seria minaccia per l’olio dell’isola

Le associazioni dei consumatori lanciano l’allarme. Prezzi bassi con l’uso di miscele provenienti dall’estero

22 novembre 2020
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CAGLIARI. Quello della garanzia della provenienza sarda è un valore aggiunto per molti prodotti agro-alimentari. Succede anche per l’olio extravergine, quello dell’isola è notoriamente di gran qualità e un’etichetta che “sa di Sardegna” ha sempre un appeal superiore. Ma c'è chi sfrutta tutti i sotterfugi a disposizione per accostare all'isola merci che nulla hanno a che fare con essa. Un inganno per i consumatori, un danno economico per i produttori seri. Le associazioni dei consumatori aderenti al progetto “Io Consumatore Sardegna” ne hanno parlato nella tavola rotonda online “Sardinian sounding, sembra sardo ma non lo è”. L’olio sardo, tutelato da marchi di qualità e certificazioni, è insidiato da produzioni che utilizzano materie prime di provenienza extra regionale. E quel che sorprende, ma non troppo se si fa attenzione ai prezzi sui banchi della Gdo, che a fare questo siano anche aziende sarde.

Occorre tenere presente che un chilo d’olio di qualità non può mai essere venduto sotto i 6-7 euro, e poiché nessuno lavora in perdita è chiaro che una bottiglia venduta a 2-3 euro va guardata con sospetto.

La denominazione Sardinian sounding richiama l’Italian sounding, il fenomeno consistente nell’uso di parole, immagini, combinazioni cromatiche (il tricolore), riferimenti geografici, marchi evocativi dell’Italia per promuovere e commercializzare prodotti che in realtà non sono Made in Italy. E l’obiettivo dell'incontro – ha spiegato il vicepresidente di Adoc Cagliari Andrea Falchi – è stato quello di tenere alta l’attenzione su un fenomeno che dagli addetti ai lavori è considerato anche forse più insidioso della contraffazione: si convince il consumatore di avere a che fare con un prodotto genuinamente sardo che in realtà di isolano ha poco o niente. Monica Satolli, presidente dell'Unione dei Consumatori Sardegna, ha illustrato il vademecum utile agli acquirenti perdistricarsi nella giungla delle etichette e dei rivenditori.

Occorre tenere presente che i prezzi così bassi sono possibili solamente utilizzando miscele di oli provenienti da Tunisia, Spagna o Grecia. «Chi acquista – avverte Michele Milizia di Casa del Consumatore - è chiaramente attratto in prima battuta dal prezzo. E si trova davanti bottiglie che vengono proposte a pochi euro al litro, a fronte di olio Dop, extravergine, che arriva anche a 10. Di fronte a questo squilibrio i produttori e i distributori, se vogliono sconfiggere la concorrenza sleale, devono puntare molto sulla trasparenza, per far emergere le caratteristiche superiori dei prodotti della nostra isola».

Un fenomeno che costringe diversi produttori ad adeguarsi, come la qualità e prezzo, con danni notevoli per il settore. Come difendersi? Andrea Pusceddu di Federconsumatorii consiglia di comprare prodotti che recano la dicitura Dop o Igp, tenuti a rispettare rigorosamente i disciplinari. Tutto il resto, è bene saperlo, può essere contraffatto. In Sardegna sono 40.000 gli ettari coltivati, che si stima per il 2020 producano 47.600 quintali di olio Evo rispetto ai 43.750 quintali del 2019. Un risultato ben lontano dagli 85mila del periodo 2006-2010, su cui pesa soprattutto il fattore delle variazioni climatiche. (a.palmas)
 

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