La Nuova Sardegna

Tirrenia taglia le navi si salvano solo tre linee

di Alessandro Pirina

Niente proroga della convenzione: stop a Olbia-Genova e tratte per Cagliari

22 novembre 2020
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SASSARI. La Sardegna è sempre più lontana dalla penisola. Il caos trasporti non è una novità delle ultime settimane, ma l’emergenza Covid ha isolato ulteriormente l’isola. L’ultimo strappo è firmato Tirrenia, che con una nota inviata ai ministri De Micheli e Gualtieri annuncia la cancellazione di ben quattro rotte tra la Sardegna e la penisola. Stop alla Genova-Olbia-Arbatax, come anche ai collegamenti su Cagliari da Napoli, Palermo e Civitavecchia. Ovvero quelle meno remunerative per la compagnia. Restano in piedi solo la Civitavecchia-Olbia e la Genova-Porto Torres, più il collegamento merci tra Cagliari e Livorno. Tutte le altre tratte resettate. E anche il sito rimanda le prenotazioni dal 30 novembre alla fine maggio 2021, quando - Covid permettendo - sarà iniziata la stagione turistica. Un annuncio choc, quello della compagnia di Onorato, che presuppone centinaia di licenziamenti.

Da Tirrenia nessun commento oltre la lettera in cui l’ad Massimo Mura comunica la decisione al governo. Una decisione presa in seguito al silenzio del ministero sulla proroga della convenzione scaduta il 18 luglio. «Malgrado le numerose comunicazioni inviate, tutte rimaste prive del minimo cenno di riscontro – scrive Tirrenia ai ministri De Micheli e Gualtieri – non abbiamo avuto alcuna conferma sulla proroga della convenzione». Il Decreto Rilancio l’aveva accordata sino al 28 febbraio, ma, dice la compagnia, da luglio nessuno ha più detto alcunché. Pertanto, «in mancanza di una vostra comunicazione che ci confermi la sussistenza della proroga dal 30 novembre interromperemo senza ulteriore comunicazione i servizi di trasporto tra Termoli-Tremiti, Genova-Olbia-Arbatax, Napoli-Cagliari, Cagliari-Palermo, Civitavecchia-Arbatax-Cagliari». Un’altra lettera è stata inviata al presidente Solinas (oltre ai colleghi di Puglia e Sicilia) e ai sindacati. «La prosecuzione delle linee in assenza di garanzie formali è diventata insostenibile – scrive la compagnia –. La chiusura di queste tratte determinerà inevitabilmente la necessità immediata di riduzione del personale con la conseguente perdita di posti di lavoro, già stimata in alcune centinaia di unità tra personale navigante e amministrativo, nonché un inevitabile impatto negativo sulla forza lavoro utilizzata localmente nei territori serviti sia in ambito portuale che nell’ambito dei servizi, e quindi con prevedibile grave pregiudizio per l’economia delle isole servite».

Insomma, Tirrenia informa il governatore Solinas che sarà costretta a licenziare centinaia di dipendenti e che la cancellazione delle tratte sarà un macigno economico per l’intera Sardegna. Parole nette che però sembrano più un ultimatum che una decisione irrevocabile. Di fatto da qui al 1 dicembre ci sono ancora dieci giorni di tempo affinché il governo confermi alla compagnia di Onorato la sussistenza della proroga. È vero che il Decreto Rilancio presupponeva un ok della Commissione europea, ma è anche vero che nel frattempo la Francia lo ha ottenuto per la Corsica. La compagnia, anche se ovviamente non lo si evince dalle lettere, passa dunque la palla al governo, affinché trovi una soluzione ed eviti l’isolamento (ulteriore) della Sardegna.

Va, invece, all’attacco del governo l’assessore ai Trasporti, Giorgio Todde. «È intollerabile la situazione di stallo determinata dall’inerzia del ministero dei Trasporti – dice Todde –. La Regione, rispettando il proprio ruolo nella vicenda, ha sollecitato con forza in tutte le sedi la conclusione degli adempimenti per il nuovo bando rimanendo inascoltata. Anche di recente abbiamo sollecitato, attraverso ulteriori interlocuzioni, una tempestiva azione del ministero, ma non abbiamo avuto nessuna risposta chiara ed esaustiva». Todde se la prende poi con «chi oggi strepita all’indirizzo sbagliato accusando la Regione. Ci saremmo aspettati che questa determinazione e ogni legittima rivendicazione fossero rivolte ai veri responsabili, quali governo e ministero, che ledono in maniera grave il diritto alla mobilità dei sardi».

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