La Nuova Sardegna

Fallito attententato al raduno dei dissidenti iraniani a Parigi, c'era anche una delegazione sarda

Fallito attententato al raduno dei dissidenti iraniani a Parigi, c'era anche una delegazione sarda

Al via il processo contro il coordinatore dell'atto terroristico, che avrebbe potuto provocare una strage. I fatti risalgono al giugno del 2018

25 novembre 2020
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SASSARI. C'era anche una delegazione sarda di attivisti per i diritti umani al raduno degli esuli iraniani a Villepinte, Parigi, del 30 giugno 2018, che rischiò di finire in un bagno di sangue per un attentato terroristico sventato all'ultimo momento. Dopodomani, 27 novembre, inizierà il processo contro il coordinatore del fallito attentato, Asadollah Assadi. Al meeting avevano preso parte oltre 100mila persone, tra centinaia di personalità politiche, attivisti dei diritti umani e persone comuni provenienti da tutto il mondo. In quel raduno, ma anche a tanti altri che si sono svolti negli anni in tutto il mondo, era presente anche il medico sardo iraniano Maria Virginia Pishbin.

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«Nell'ultima relazione annuale dell’Intelligence Service federale tedesco - scrive in una nota Maria Virginia Pishbin -, del luglio 2020, è riportato: “Un diplomatico in servizio all'ambasciata iraniana a Vienna, il terzo segretario Asadollah Assadi, è stato arrestato in Germania, il 1° luglio 2018, in seguito a un mandato d'arresto europeo da parte delle autorità giudiziarie belga. Assadi, in pieno servizio presso il Ministero delle Informazioni, è accusato di essere stato il coordinatore di un tentato attacco terroristico con esplosivi al raduno annuale dei Mojahedin del Popolo Iraniano e del Consiglio Nazionale della Resistenza Iraniana a Parigi che ha avuto luogo il 30 giugno 2018”».

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«Nel suddetto raduno, con decine di migliaia di iraniani, era presente la signora Maryam Rajavi, presidente-eletta del Consiglio Nazionale della Resistenza Iraniana, obiettivo dell'attentato, insieme a centinaia di personalità politiche dall’Europa, alle Americhe, dall’Australia al Medioriente; l'attentato terroristico sventato avrebbe potuto causare centinaia di vittime - continua la nota del medico sassarese -. La Francia ha espulso, il 2 ottobre 2018, un diplomatico iraniano; tre ministri francesi hanno condannato l'azione terroristica del regime in Europa. Negli ultimi due anni sono stati espulsi sei diplomatici iraniani dai Paesi Bassi e dall’Albania. Il 19 aprile 2018, il primo ministro albanese Edi Rama ha svelato, un importante complotto terroristico del regime iraniano in Albania, che doveva essere attuato nell’occasione della festa del Capodanno iraniano; in seguito a questo tentato atto terroristico il regime ha subito l'espulsione dell'ambasciatore iraniano e capo dell'intelligence di stanza a Tirana».

Attualmente ci sono quattro persone iraniane, tra cui il diplomatico Assadi, in carcere in Belgio e il 27 novembre si aprirà un processo a loro carico. Il sistema giudiziario belga giudicherà queste persone in base alle accuse nei loro confronti.

«Le azioni terroristiche del regime iraniano sono l'altra faccia dell’intensificarsi dell’oppressione all'interno del Paese; come l'impiccagione del campione iraniano Navid Afkari, che ha scioccato l'opinione pubblica mondiale - prosegue l'intervento di Maria Virginia Pishbin -. Il regime iraniano perseguita i suoi dissidenti anche in Europa e intende eliminarli. Nella storia delle dittature infatti, non di sovente ci troviamo di fronte ad un regime che cerca, individua ed elimina i propri dissidenti e attivisti per i diritti umani, nella migliore tradizione delle criminalità organizzate. Quali azioni allora da intraprendere per contrastare il terrorismo di Stato che sta portando avanti il regime iraniano? Parliamo di una vera e propria linea di condotta che i vari governi iraniani avvicendatisi negli anni sotto la medesima guida di Ali Khamenei, hanno regolarmente portato avanti in nome di una cosiddetta sovranità del giurisperito della “Legge Coranica”. Nel seppur tardivo tentativo di frenare la corsa sanguinaria del regime, alcuni punti nella politica internazionale, dovrebbero condizionare le relazioni con l’Iran, una su tutte porre fine alle sue azioni terroristiche sul suolo europeo; rispetto a false coperture diplomatiche del regime per perpetrare azioni terroristiche all’estero, prendere seri provvedimenti, quali, ammonimenti, espulsioni di ambasciatori e diplomatici finanche la chiusura delle sedi diplomatiche nei paesi europei. Ed infine nell’attuazione della Dichiarazione del Consiglio dell'Unione Europea del 29 aprile 1997, gli agenti iraniani dell’intelligence con copertura diplomatica, giornalistica, economica o di altra natura devono essere espulsi e i centri con copertura religiosa o culturale in servizio al terrorismo e che diffondono l’integralismo devono essere chiusi. Il Regime Iraniano rappresenta una reale minaccia alla sicurezza del mondo occidentale ed ora più che mai è di fondamentale importanza condannarne la politica di terrorismo, ponendo fine alla pericolosa politica di pacificazione e accondiscendenza che altro non rappresenta per il Regime se non un lasciapassare ad ulteriori azioni terroristiche su suolo europeo».

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