Vigne Surrau, vent’anni di vini con il profumo della Gallura
di Paolo Ardovino
L’azienda di Arzachena produce 400mila bottiglie all’anno Il patron Tino Demuro: puntiamo ad arrivare a 700mila
26 novembre 2020
3 MINUTI DI LETTURA
Il giro dell’azienda è lungo, parla di futuro: studi in previsione delle prossime vendemmie, metodi innovativi, macchinari tecnologici. Eppure, è una vita di attese. Lunghe attese. Tanti anni per avere risultati soddisfacenti dalla vigna, tanti mesi per avere un vino buono e pronto alla vendita. E poi c’è l’innovazione che cede il passo al lavoro manuale. È pur vero che «il vino buono nasce nella vigna», servono prima di tutto mani esperte. Tutto questo è sintetizzato in una bottiglia e nell’etichetta che le dà nome e colore. «Uno stazzo e una piccola vigna: come da tradizione gallurese»: così, lo ricorda il patron Tino Demuro, nasce anche la realtà delle Vigne Surrau, che compie vent’anni. Nel 2000 il progetto prende forma, nel 2004 la prima vendemmia sperimentale, l’anno dopo la presentazione al grande pubblico. Nel 2009 la struttura viene ampliata, tre anni fa si aggiunge un’ulteriore cantina sotterranea allo stabile sulla strada tra Arzachena e Porto Cervo in località Chilvagghja. Ma prima ancora di parlare di vini, Demuro parla di cultura. «Ci ho sempre tenuto molto a essere presente in attività culturali. Convegni, presentazioni letterarie, mostre d’arte ed esposizioni fotografiche». L’interno dell’area di accoglienza, vendita e degustazioni parla da solo, con design ricercati e opere d’arte esposte. Da assessore regionale all’Agricoltura, Tino Demuro aveva sostenuto la nascita del Docg. E lo sottolinea ancora, non come vanteria, ma per l’importanza che oggi ha quel marchio, che riconosce e garantisce il Vermentino di Gallura in tutto il mondo. Lo “Sciala” è il biglietto da visita di Surrau. Miglior bianco d’Italia al Vinitaly 2015, ogni anno riceve i Tre bicchieri Gambero Rosso. «Vino che ci identifica maggiormente e che identifica il vero sapore della Gallura, nella sua longevità, nella sapidità, nella mineralità»: lo spiega Alessandro Pedini, giovane responsabile dell’area commerciale. È abituato a spiegarlo durante le visite in cantina, lo ha fatto tra i vigneti guidando tanti studenti delle superiori a conoscere il mondo vitivinicolo. All’interno del progetto La Nuova@scuola, Surrau ha infatti partecipato a diversi incontri in questi anni con classi di istituti di Olbia e Sassari. È così: pensando alle sole distese di campi vitati e al lavoro del viticoltore può sembrare un lavoro di ieri, ma guardando al suo sviluppo è qualcosa destinato a crescere ancora nel domani. Dove entreranno in gioco i giovani di oggi. Ora le tenute contano 9 terreni per un totale di 60 ettari. La produzione attuale è di 400mila bottiglie, «puntiamo alle 700mila» fa sapere Demuro. Diversi progetti sono in cantiere (pardon, in cantina). Su tutti, tra due anni entrerà in commercio uno spumante nato dal cannonau con metodo classico, per aggiungersi ai già consolidati bianchi e rossi. «Galluresi»: per origine, per sapore e per volontà, è il primo aggettivo che viene in mente. Anche senza tastevin al collo.