La Nuova Sardegna

BanditØ, 18 anni musica e parole per dare emozioni

di Andrea Ruzzeddu
BanditØ, 18 anni musica e parole per dare emozioni

“Per me la musica è la massima espressione di ciò che voglio dire a chi mi circonda. Col testo e la melodia esprimo le mie emozioni e credo che sia un modo molto personale di esternare ciò che si...

03 dicembre 2020
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“Per me la musica è la massima espressione di ciò che voglio dire a chi mi circonda. Col testo e la melodia esprimo le mie emozioni e credo che sia un modo molto personale di esternare ciò che si prova”. Così dice Antonio Meleddu noto come BanditØ. Cantautore in erba di Sassari, appena maggiorenne, crede molto in ciò che scrive.

Antonio, perché proprio BanditØ?

«È nato per scherzo. Fan dei Twenty One Pilots, siamo dei banditos imprigionati in una torre da dei vescovi e dobbiamo uscirne. Decisi di mettermi quel nome e da lì in poi tutti mi chiamarono e mi presentarono nelle serate così».

Come ti sei avvicinato alla musica?

«È una bella storia iniziata circa sette anni fa quando mi regalarono la mia prima chitarra classica. Devo ringraziare la mia professoressa di musica che mi fece appassionare allo strumento. Solo dopo le medie iniziai a scrivere».

Abbiamo già sentito le tue prime canzoni?

«No, ho scritto molte canzoni che nessuno ha mai sentito. Solo di recente ne ho pubblicato alcune».

Come scegli cosa pubblicare e come inizi a scrivere?

«In genere impiego un’ora circa per buttare giù il testo senza un obiettivo preciso. Cerco solo di metterci i pensieri in modo chiaro. Dopodiché rifinisco il testo solo in fase di produzione se ci sono problemi di armonia o di metrica ma cerco sempre di non stravolgerlo. La scelta su cosa pubblicare è casuale. Semplicemente carico su Internet ciò che più mi piace».

In una delle tue ultime canzoni parli di una certa Silvia. Chi è?

«Mi piacerebbe dire che non esiste ma non è così. Silvia è una ragazza che mi piaceva. Ma la mia dedica non suscitò alcuna reazione in lei... Ma è la vita, no? Credo che il verso più riassuntivo sia “Ti penso sottovoce, non sembra, ma qui dentro piove”».

Ti classificheresti in un genere musicale in particolare?

«No. Mi ritengo un artista versatile. Mi piace adattare i miei testi a diversi generi».

Produci i tuoi pezzi dall’inizio alla fine?

«Esatto. Scrivo io tutte le melodie. Credo che le mie basi derivino più da un approccio didattico che teorico, se fosse il contrario sarebbe molto noioso e probabilmente non scriverei allo stesso modo».

Hai mai avuto contatti con musicisti noti?

« Ho aperto un concerto degli Eugenioinviadigioia insieme ad altri artisti di strada. Dovevo esibirmi quest’estate in Piazza d’Italia per la manifestazione “Università in Piazza” ma a causa del Covid-19 non si è svolta».

Quindi tu suoni per strada?

«Certo. Se non ci fosse il Covid, ogni sabato sarei in piazza Azuni a Sassari a suonare per la gente che passa. La prima volta chiesi in prestito la chitarra a Soleandro, un artista sardo. Suonai per più di un’ora e raggruppai davanti a me una discreta folla. Da lì è iniziata un’amicizia tra me e lui».

Un’ultima domanda. Credi di scrivere più da adolescente o più da uomo?

«Può sembrare strano, ma credo di affrontare temi molto da adulti come l’esistenzialismo, la depressione, l’onore, l’insoddisfazione dell’uomo contemporaneo e talvolta critico anche la società. Amo studiare e approfondire tutto ciò che studio a scuola. Scrivo in italiano, inglese, spagnolo e anche sardo».

Per avere maggiori informazioni su BanditØ date un’occhiata al suo canale Youtube e alla sua playlist su Spotify.

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