La Nuova Sardegna

Blackout nelle comunicazioni con la Regione

di Paolo Merlini
Blackout nelle comunicazioni con la Regione

All’appello degli ultimi mesi mancavano i morti da covid, forse un intoppo al Dipartimento di Igiene

05 dicembre 2020
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NUORO. Che i conti non tornassero era una sensazione diffusa: troppe le morti per Covid di cui si aveva esperienza diretta che non comparivano nel bollettino della Regione, secondo il quale i decessi in provincia di Nuoro erano stati appena sei a novembre e tre nei primissimi giorni di dicembre. Sino a ieri. Ora si scopre che all’appello mancavano 43 morti. Come può essere accaduto?

Per capirlo occorre fare un passo indietro di qualche giorno, quando è apparsa evidente la forte discrepanza tra la conta delle vittime per così dire ufficiale, riportata dal bollettino regionale, e quanto era possibile ricavare attraverso altre fonti ugualmente certificate, istituzionali o meno, o semplicemente in base all’esperienza personale di ciascuno. Il caso è venuto a galla quando i titolari di un’impresa di pompe funebri, una delle tre attive in città, hanno denunciato pubblicamente che il numero dei morti a Nuoro (il riferimento era rivolto in particolare all’ospedale San Francesco) era molto più elevato di quanto dichiarato dalla Regione, che appunto indicava sei morti per Covid nell’intera provincia a novembre. È bastato dare uno sguardo al numero di decessi registrato all’ufficio stato civile del Comune di Nuoro per capire quanto il dato fosse poco attendibile: a novembre in città ci sono stati 122 decessi, e ben 78 di questi sono dovuti al Covid, come riportano i referti che compaiono in ciascun certificato di morte. I moduli Istat e le disposizioni dell’Istituto superiore di sanità non lasciano dubbi: anche in presenza di patologie pregresse, la diagnosi è Covid. Il dato dei 78 decessi inoltre è incontrovertibile perché per ogni persona morta di coronavirus scatta una procedura rigidissima – come abbiamo appreso negli ultimi mesi con le doglianze di coloro che non sono riusciti a dare un ultimo saluto ai propri cari – che viene applicata dallo spostamento del corpo sino alla sua sepoltura. Non si può fare altrimenti: lo sanno bene in Comune e altrettanto bene le imprese funebri, che parlavano a ragion veduta.

Quanti di questi decessi si sono verificati al San Francesco? Almeno il 95%, dicevano in Comune. Ora, è pur vero che l’ospedale nuorese sta accogliendo malati di Covid provenienti da altre Assl e province dell’isola (il bollettino della Regione fa sempre riferimento alla provincia di residenza, quindi è ipotizzabile che se un paziente, mettiamo di Ghilarza, muore a Nuoro, entra nella triste contabilità della provincia di Oristano). Ma, sempre stando ai dati del Comune, suffragati da chi si occupa di sepolture, le persone morte di Covid al San Francesco erano per oltre due terzi della provincia di Nuoro. Secondo un calcolo approssimativo dunque circa 40 pazienti. La stessa Regione ieri ha appunto chiarito che dal conteggio delle vittime mancavano 43 persone decedute.

Cosa è accaduto dunque? L’ospedale e l’Assl di Nuoro hanno sempre comunicato correttamente il numero delle vittime, oltre che allo stato civile del Comune, al Servizio di Igiene pubblica del Dipartimento di prevenzione. Spettava a quest’ultimo inviare i dati alla Regione e all’Istituto superiore di Sanità. A novembre c’è stato il blackout: il meccanismo si è inceppato, forse per un errore umano, magari perché l’impiegato che caricava i dati nel sistema è stato trasferito in un altro ufficio senza che venisse sostituito. E il Nuorese è apparso un’isola felice o quasi quando la realtà è ben diversa.

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