La Nuova Sardegna

Tancas, Spuntino e Sgrunt: il gioco da tavolo è sardo

di Silvia Sanna
Tancas, Spuntino e Sgrunt: il gioco da tavolo è sardo

Ambientati nell’isola, raccontano luoghi e tradizioni: è boom di vendite. Simone Riggio, socio della coop Demoela: mi piace valorizzare la nostra terra 

14 dicembre 2020
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SASSARI. Racconta che quando alla fiera del gioco di Modena iniziò a spiegare che cosa si intenda per “spuntino” in Sardegna, lo guardarono come se fosse un marziano. Altro che tè e biscotti, «dissi che quella che per tutti gli altri è una “merenda”, da noi è qualcosa per stomaci forti e allenati: maialetto arrosto, pecora bollita e casu marzu, zimino nella variante sassarese e vino a fiumi. È un rito dove si incrociano altri riti, come quello de sa resolza, la leppa che ci si scambia per tagliare il formaggio o la carne: capita che non venga restituita, un po’ perché ha un certo valore, un po’ perché agli spuntini non ci sono solo amici ma anche sconosciuti che non si mettono problemi a infilarsela in tasca. Ecco perché sa resolza nel gioco Spuntino è la carta decisiva: quello a cui resta in mano paga pegno». Simone Riggio parla della sua creatura con affetto e gratitudine: Spuntino è un gioco da tavolo ma è anche la realizzazione del sogno di un bambino. Che già una quarantina di anni fa passava i pomeriggi a inventare giochi unendo pezzi di legno, carta e cartone e poi li proponeva agli amici, ai compagni di scuola, alla sua famiglia. «Lo faccio anche ora, perché ho bisogno del loro parere». Già, perché oggi Simone, 47 anni, pensa e realizza giochi da tavolo per la casa editrice Demoela, cooperativa sardo-ligure di cui è socio dal 2017. Lo fa a Santu Lussurgiu – il paese di 2500 anime in cui vive e che ama con tutto se stesso – nell’ufficio che è stato per anni il laboratorio del padre Pippo, fotografo e fotoceramista affermato. Ma quelli di Simone non sono giochi qualsiasi: odorano di storia, cultura e buona cucina sarda, come Spuntino appunto. I primi a giudicarli sono Riccardo e Davide, i figli di Simone di 11 e 8 anni: chi meglio dei bambini può stabilire se un gioco funziona, è divertente, può sfondare nel mercato? Il loro giudizio è senza sconti: pazienza se l’ha fatto il papà, se il gioco non ti prende meglio lasciar stare. «Anche grazie a loro sono nati Spuntino e l’ultimo arrivato Sgrunt, ideato con Alberto Barbieri». Entrambi seguono il successo di Tancas, la versione sarda del Monopoli che viaggia verso la terza edizione dopo il sold out delle prime due. L’aria è buona e le richieste sono in aumento: in questo Natale tra pochi intimi causa Covid, a fare il botto sotto l’albero saranno proprio le carte e i giochi da tavolo.

Terra di giochi. La caratteristica che li rende unici è la sardità. I giochi che vengono fuori dalla testa di Simone alla Sardegna si ispirano per raccontarne i luoghi e le abitudini, le passioni e le divisioni, ma anche il carattere dei sardi, ospitali e permalosi, fieri e testardi. «Quando iniziai a pensare a come dividere geograficamente la Sardegna per l’ambientazione di Sgrunt, ebbi non pochi problemi – rivela Simone – proprio perché la nostra isola è segnata da divisioni forti, a una manciata di chilometri l’uno dall’altro ci sono paesi culturalmente diversissimi». E nel gioco Sgrunt le regioni storiche ritornano, abitate da fazioni rivali in lotta per il potere. «Si chiamano Regno di Iskra, Esercito di Monteponi, Armate di Capo Mannu, Krikka Apixedda e Tribù Kolies e sono tutte formate da cinghiali. Una scelta non casuale, visto che il cinghiale è diffuso in Sardegna ma anche nel resto d’Italia». E infatti Sgrunt, la versione sarda, ha in “Mugrugni” la sua declinazione genovese mentre nel golfo di La Spezia il gioco è stato battezzato “Canate”. In Sardegna Sgrunt, uscito a novembre con le illustrazioni di Dino Sechi, anche lui lussurgese, è già esaurito: la produzione è di circa 2000 scatole all’anno e in magazzino non se ne trovano più. «I nostri numeri sono questi, circa 8 giochi all’anno per duemila copie ciascuno – dice Simone – in previsione del Covid e delle possibili chiusure dei canali di vendita tradizionali, abbiamo investito molto in un e-commerce, con risultati importantissimi». Il circuito di vendita è quello delle librerie, negozi di giochi e soprattutto oltremare nelle Coop. Ora nell’isola i giochi di Demoela si trovano anche nelle edicole del Sassarese. E il riscontro economico arriva soprattutto sotto le feste: «In quel periodo veniamo ripagati del grande sforzo di ideazione e produzione nei mesi precedenti». Il successo più recente, a parte Sgrunt, è “Brianza, ciapa su e porta a cà”: il gioco per eleggere il più ricco della Brianza in meno di un mese è già esaurito.

Dal sogno al lavoro. Il primo incontro tra Simone Riggio e la coop Demoela, nata nel 2015, è avvenuto due anni dopo. «Prima collaboravo come grafico al packaging, poi conoscendo la mia grande passione mi è stato chiesto di entrare come socio. E lo feci anche condividendo uno dei principali intenti di Demoela, cioè sensibilizzare su alcuni temi sociali: lavorai alla realizzazione di Nave Italia, gioco pensato per l’associazione omonima impegnata nell’inserimento di ragazzi disabili che sulle navi imparano a fare i marinai svolgendo tutte le attività, dalle più umili a quelle più tecniche. Un progetto bellissimo riprodotto nel nostro gioco, che l’associazione donava come gadget negli incontri in cui spiegava la sua attività. Da tre anni – continua Simone – grazie a questo lavoro ho viaggiato moltissimo e partecipato ai più importanti festival del gioco, come Lucca Comics e Modena Play: poi è arrivato il Covid che ci tiene tutti a casa. La socialità mi manca, mi manca soprattutto il contatto con i ragazzi: sino a poco tempo fa con il mio furgoncino carico di giochi da tavolo giravo mezza Sardegna, mi mettevo d’accordo con le associazioni che chiamavano i bambini a raccolta in una grande sala dove trascorrevano interi pomeriggi a giocare. Guardarli era uno spettacolo per gli occhi e per lo spirito».

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