La Nuova Sardegna

Costruzioni nell’agro Il “sì” del Consiglio poi tutti in vacanza

Costruzioni nell’agro Il “sì” del Consiglio poi tutti in vacanza

La maggioranza non riesce approvare la legge completa Per colmare il vuoto legislativo serve una norma transitoria

31 dicembre 2020
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CAGLIARI. Arrivederci fra sette giorni. Il nuovo Piano casa non ce l’ha fatta a veder la luce prima del 31 dicembre. Lo sbarramento a tutto campo delle opposizioni, in Consiglio regionale, ha convinto, o costretto?, la maggioranza di centrodestra a rinviare il dibattito al 7 gennaio. Nella terza giornata della maratona, un passo avanti comunque è stato fatto. Con i soli voti dell’alleanza di governo, l’Aula ha approvato l’articolo 1 – in tutto sono 21 – che autorizza le costruzioni in campagna anche ai proprietari di un ettaro, prima il lotto minimo era tre volte tanto, agli hobbisti ma solo oltre i mille metri dal mare e infine il possibile cambio di destinazione d’uso, da non residenziale a residenziale, per le costruzioni esistenti. Il resto la maggioranza dovrà guadagnarselo dopo l’Epifania.

Buco legislativo. Il rinvio del voto finale a metà gennaio, dovrebbe essere intorno al 12-13, un effetto immediato l’ha avuto. Per una decina di giorni, la Sardegna rimarrà senza Piano casa. Il vecchio è scaduto alla mezzanotte di ieri e quello nuovo non c’è ancora. Il vuoto sarà colmato, sempre alla ripresa dei lavori, con una norma transitoria. Norma che dovrebbe non solo colmare il buco legislativo, ma anche permettere a quanti hanno presentato nel 2020 la domanda per i bonus edilizi di sfruttare da gennaio in poi quelli più abbondanti annunciati dal nuovo Piano casa. Nei centri storici, ad esempio, il premio passerà dal 20 al 25 per cento delle cubature. Oppure nelle zone turistiche dal 30 al 50, compreso un extra anti Covid, ma solo per gli alberghi oltre i 300 metri dalla battigia. Mentre quelli all’interno della fascia super protetta potranno al massimo demolire e ricostruire senza aumentare però le cubature e quindi a saldo zero. Almeno così c’è scritto nella bozza definitiva, ma qualcosa potrebbe ancora cambiare dopo il 7 gennaio.

I botti di fine anno. Anche nell’ultima seduta del 2020 Pd, Leu, Progressisti e Cinque stelle hanno picchiato duro. Soprattutto se la sono presa con l’assessore all’urbanistica, Quirico Sanna, che di prima mattina aveva postato su Facebook: «Da giorni e giorni tutta l’opposizione blocca il Piano casa. Noi, però, non molleremo la presa». A rispondergli, in aula, è stato Massimo Zedda dei Progressisti: «Noi non siamo contro il Piano casa, ma contro una legge, la vostra, scellerata e anticostituzionale dal primo all’ultimo articolo». Il contrattacco frontale è andato avanti per quasi due ore senza però che l’assessore replicasse neanche una volta. A intervenire è stato invece il capogruppo del Psd’Az, lo stesso partito di Sanna: «Quest’aula non è una corrida», ha detto Franco Mula. Piero Comandini, Pd, l’ha incalzato: «Non si può difendere – le sue parole – chi, come Sanna, continua a seminar zizzania». Ci sono stati un altro bel po’ di duelli, poi il presidente del Consiglio, Michele Pais, è riuscito a tenere a bada i bollenti spiriti, annunciando che il rompete le righe sarebbe stato intorno le 14.30, per mettere a tutti di rientrare a casa, e in molti hanno tirato un sospiro di sollievo.

Il valzer degli emendamenti. Gli unici tre ad essere approvati sono stati uno della Giunta per le costruzioni in campagna, uno di Fratelli d’Italia sulla tolleranza «nelle violazioni rispetto ai progetti approvati», dall’attuale 3 per cento passerà al 5, e a sorpresa uno delle opposizioni. È quello che eviterà ai Comuni di essere obbligati a garantire comunque «alle future case sparse nell’agro servizi essenziali, come fogne, acqua e nettezza urbana». Chi deciderà di trasferirsi da quelle parti dovrà farsi carico delle spese. Il capogruppo di Forza Italia, Angelo Cocciu, invece è stato convinto a ritirare l’emendamento che prevedeva la trasformazione in «uso residenziale» anche delle case costruite nei terreni inferiori all’ettaro. Ha rinunciato alla correzione per spirito di servizio, ma non è sembrato contento, confermando di non aver ancora metabolizzato «la marcia indietro della maggioranza sui bonus per le seconde case nei 300 metri dal mare». Anche la Lega ha dovuto ritirare alcuni emendamenti, ma è stata una scelta indolore per il capogruppo Dario Giagoni: «L’importante – le sue parole – è non fermarsi alle virgole. Noi puntiamo alla sostanza».

Le partite aperte. Fra i venti articoli ancora da discutere alcuni di sicuro infiammeranno l’aula alla ripresa del dibattito. Uno su tutti: la compravendita dei bonus edilizi. Da chi non li sfrutterà potranno essere ceduti anche agli alberghi, purché le «unità siano all’interno della stessa lottizzazione». Per le opposizioni è «l’ennesimo scandalo provocato da questa legge folle per il futuro della Sardegna». La maggioranza ha reagito solo con una battuta: «Arrivederci all’anno prossimo». (ua)

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