La Nuova Sardegna

I divieti legati al covid non fermano il Carnevale

di Luca Urgu e Tore Cossu
I divieti legati al covid non fermano il Carnevale

A Mamoiada l’uscita dei Mamuthones, in molti paesi i fuochi di Sant’Antonio

18 gennaio 2021
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MAMOIADA. La Sardegna, come tutto il mondo, sta pagando un prezzo carissimo nella battaglia contro il Coronavirus. Bar e ristoranti chiusi, scuole con didattica a distanza, viaggi e attività sportive congelate. Una guerra logorante con un bollettino di morti e contagi che si fa più pesante giorno dopo giorno ma che non riesce a piegare tradizioni che nell’isola sono radicate e antichissime. Il carnevale è una di queste, con le sue maschere, i sui riti le sue sfilate a metà strada tra il sacro e il profano. Un’anteprima di quello che sarà per i prossimi quaranta giorni si è vissuta ieri, con i falò in onore di Sant’Antonio, in diversi paesi, soprattutto nell’interno.

A Mamoiada sono scesi in strada i mamuthones per una una sfilata lampo. Sicuramente la più veloce di sempre. Dieci minuti in tutto dalla sede di via Manno dell’associazione culturale Beccoi Atzei per raggiungere, a passo di danza con il sordo risuonare dei campanacci, il sagrato della chiesa parrocchiale di Santa Maria Maggiore. Nemmeno cento metri per compiere il rito e tornare a cambiarsi. «In tempi di covid, volevamo solo dare un segnale, dare continuità al rito. Augurarci che con la nostra danza questo male e tutte le sofferenze che ha generato venga finalmente meno», dice il presidente dell’associazione Francesco Gardenia. Per i quattordici – tra mamuthones e issohadores – di una delle due associazione delle maschere tradizionale di Mamoiada (la seconda la Proloco ha scelto di non sfilare) è stato il rito più rapido e sofferto da quando partecipano ai festeggiamenti di Sant’Antonio, la festa più sentita in paese. All’uscita delle maschere per raggiungere il falò acceso la sera prima dai fedeli ha assistito uno sparuto numero di persone. Nessuna promozione o annuncio della vigilia aveva infatti caratterizzato l’evento che privato e intimo doveva essere e così è stato. Niente a che vedere con l’invasione pacifica e gioiosa di visitatori e fotografi che da tanti anni ormai hanno reso questo appuntamento – anche grazie ai social – di caratura e appeal internazionale. Quest’anno il basso profilo era necessario per evitare pericolosi. «Il senso di responsabilità deve prevalere, ma così è stato. Tutto è avvenuto in maniera ordinata e corretta senza alcuna confusione», ha commentato don Salvatore Orunesu, da pochi mesi parroco di Mamoiada che proprio ieri ha ricevuto in omaggio una maschera di mamuthones dal gruppo Beccoi Atzei.

Stesso copione a Silanus dove neanche la pandemia è riuscita a fermare la fede e la tradizione che i silanesi nutrono per il patrono del paese. Seppure in tono minore, rispetto al passato, anche quest'anno il centro del Marghine non è mancato agli appuntamenti che si tramandano da generazione in generazione. A farla da padrone sono stati soprattutto i momenti religiosi (novena, rosario e sante messe) seguiti da numerosi fedeli. Ma il giorno dei vespri c'è stato anche lo spazio per la benedizione e l'accensione di un falò, seppure simbolico, allestito davanti alla chiesa parrocchiale e per uno spettacolo pirotecnico che si è tenuto subito dopo la celebrazione della messa a Santa Croce. Ieri invece messa solenne officiata da padre Vito Lombardi che ha curato le iniziative con l'ausilio degli obrieri Luciano Attene e Rita Morittu che hanno preso l'impegno di allestire i festeggiamenti nel prossimo anno (questa volta, si spera, nel pieno rispetto della tradizione). «Quest'anno non si poteva fare di più – hanno detto gli obrieri – ci rifaremo nel 2022». I festeggiamenti proseguiranno anche oggi con la giornata di Sant'Antoneddu, che per tradizione è riservata ai silanesi. Oggi anche tutte le scuole del paese resteranno chiuse.

Feste e falò anche a Laconi e a Sindia, con mascherine, distanziamento ma tanta voglia di ricominciare a vivere.

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