La Nuova Sardegna

Nuoro, il branco aveva già colpito: perseguitati due anziani

di Luciano Piras
Nuoro, il branco aveva già colpito: perseguitati due anziani

La famiglia ostaggio dei bulli, nuovi casi. Il sociologo Oppo: situazione esplosiva

29 gennaio 2021
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NUORO. «Bisogna intervenire prima che sia troppo tardi, prima che ci scappi il morto». Gianfranco Oppo non ci gira attorno: teme che la situazione possa precipitare da un momento all’altro e sprofondare irrimediabilmente nel baratro. I segnali sono davvero allarmanti. In pieno centro storico non c’è mica da scherzare. «I fatti di Seuna devono stupire fino ad un certo punto» sottolinea l’esperto di politiche giovanili. «Parafrasando verrebbe da dire “cronaca di un’aggressione annunciata” – evidenzia Oppo –. Frotte di preadolescenti per tutta l’estate hanno aggredito un abitante del quartiere adiacente alla chiesa del Carmelo; tempo addietro gruppi di ragazzi per vendicare un rimprovero avevano cercato di abbattere il portone di una casa in piazza Su Connottu per vendicarsi di un rimprovero. Sempre a Seuna era stata sistemata una cancellata nel porticato delle Grazie vecchie per evitare raduni di adolescenti minacciosi, imbrattamenti e tentativi di dare fuoco all’incannucciato».

Nuorese, già insegnante, da sempre impegnato nella prevenzione della devianza giovanile, Gianfranco Oppo, 73 anni, legge con occhio critico la triste cronaca della famiglia di Seuna aggredita un sabato sera qualunque davanti alla porta di casa da un branco di cinquanta ragazzini e ragazzine che ha pure preso a pugni un passante per caso.

Colpa del lockdown ?

«Probabilmente il lockdown ha agito da volano, ma stiamo parlando di comportamenti già intravvisti e segnalati più volte. Invocarlo come causa sarebbe avere la memoria breve tipica di chi pensa sia giusto non immischiarsi e vive nel limbo di chi non vede e non sente» ribadisce ancora una volta il professor Oppo. Garante comunale, a suo tempo, dei detenuti di Badu ’e Carros e componente dell’Osservatorio territoriale sul bullismo nato a Nuoro su forte spinta della questura, Gianfranco Oppo sottolinea che «quanto alla balentia in branco, le motivazioni e le dinamiche son presto dette. Il gruppo consente una diluizione di responsabilità. Commettere malefatte in gruppo è come spartire le colpe e poter fare il gioco del rimando; i comportamenti problematici messi in atto individualmente pretendono che ci si confronti con se stessi. Agire in molti è come vedere con un caleidoscopio o partecipare alla costruzione di un’identità collettiva che però risponde quando si è giovani all’essere uno, nessuno, centomila».

E i genitori e gli adulti in genere dove sono?

«La posizione dei genitori non deve stupire più di tanto. Si tratta di un’assenza giustificata e di una consapevolezza anestetizzata o azzerata dalla crisi Covid. Da anni però esistono le necessità imposte alla famiglia contemporanea dall’ingorgo egoistico verso i beni di consumo; dall’esistenza di un terzo luogo, oltre la famiglia e la scuola. Oggi la geografia dei luoghi è annullata dal web: Tik Tok, Instagram, Twitter, Telegram Snapchat (Facebook è ormai cosa per “vecchi”) sono lo specchio con cui ci si confronta, il catalogo dei comportamenti da agire, il repertorio valoriale su cui misurare le proprie azioni. Questo però non giustifica il disinteressarsi».

Allora che fare? «Agire prima che sia troppo tardi, senza aspettare “che ci scappi il morto”» ribadisce a chiare lettere Gianfranco Oppo. «Agire con guanto di velluto ma pugno di ferro prima che si arrivi alle guerriglie in stile pandillas sud americane a Milano. C’è da dire però che le zuffe del Pincio a Roma, di Ercolano e Parma dovrebbero essere lette anche per il loro carattere espressivo: sono frutto di una mancata socialità a causa delle scuole chiuse, ma anche un chiaro richiamo verso l’adulto cieco e sordo». Resta il dubbio se bisogna reprimere duramente fatti come questi. «Si tratta solo di intervenire in modo risoluto – risponde Oppo –, pensando che è un modo per voler bene ai ragazzi e per evitare che questi nostri figli guidino in strade senza cartelli o “a occhi chiusi senza fari nella notte”. Le regole e i no devono essere a carico dei genitori, insegnanti ed educatori. Occorre intervenire senza indugi e in maniera corale, perché i carabinieri e la polizia da soli non ce la fanno, né tantomeno la scuola e i genitori presi individualmente. Però la ricetta è semplice: basterebbe che qualcuno delle istituzioni apra un dialogo in modo che emerga il chi, il dove e il quando bisogna assumersi la responsabilità del compito».

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