La Nuova Sardegna

Fuoco con gli ordigni: 3 anni e 4 mesi a operaio di Forestas

Fuoco con gli ordigni: 3 anni e 4 mesi a operaio di Forestas

Arrestato nel 2020, l’ex regionale ha patteggiato la pena Colpevole anche di aver fabbricato l’innesco incendiario

11 febbraio 2021
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CAGLIARI. Ha patteggiato tre anni e quattro mesi di reclusione l’ex operaio di Forestas Andrea Cuccu (43 anni) di Cagliari accusato di aver provocato un incendio nelle campagne attorno a Pula mettendo a rischio uno stabilimento balneare, un villaggio e la sede di una cooperativa a Santa Margherita. Arrestato dopo un’indagine del Nucleo investigativo del Corpo Forestale, Cuccu era dall’estate dell’anno scorso agli arresti domiciliari ed ora è libero. Le prove portate all’ufficio del pm Alessandro Pili dagli uomini del commissario Ugo Calledda hanno indotto i suoi difensori, gli avvocati Pierluigi Concas ed Herika Dessì, a concordare la pena con il giudice Giuseppe Pintori, che ha inflitto all’ex dipendente regionale anche la multa di novemila euro.

La sanzione applicata comprende il reato di incendio doloso e la violazione della legge 497 del 1974, vale a dire la fabbricazione con detenzione e porto in luogo pubblico di un ordigno utile per innescare incendi potenzialmente pericolosi: quest’ultima contestazione è insolita ed è la prima volta che compare nella sentenza di un tribunale sardo. Nel caso di Cuccu l’ordigno è un «perno di materiale combustibile» che sostiene sedici fiammiferi da cucina in legno, legati con nastro adesivo. Il classico innesco tristemente conosciuto da vigili del fuoco e forestali che d’estate lottano contro gli incendi. In seguito a questo patteggiamento Cuccu paga con alcuni mesi di carcere anche la realizzazione e l’uso dell’ordigno.

Le accuse contestate a Cuccu dalla Procura, in base al rapporto del Nucleo investigativo del Corpo Forestale, erano quelle divenute successivamente l’oggetto del patteggiamento: fabbricazione di ordigni incendiari e di incendio boschivo doloso, accuse che vanno ad aggiungersi a un curriculum penale che il gip Muscas aveva valutato nell’ordinanza di custodia cautelare firmata il 28 agosto del 2020. La decisione di lanciare un ordigno incendiario artigianale nelle campagne di Canale su Cristallu, nel territorio di Pula, distruggendo cinquecento metri quadrati di macchia e mettendo a rischio case d’abitazione, un centro velico, uno stabilimento balneare e il villaggio turistico Pireddu, sarebbe legata - stando alle accuse - a due aspetti: l’esigenza di distrarre forestali e barracelli dal controllo anti-bracconaggio e il desiderio di «vendicare» i privilegi attribuiti ai proprietari di case e ville di Is Molas, soprattutto la chiusura di alcuni accessi a spiagge che risulterebbero privatizzate. Desiderio che risulta - come scriveva il gip Muscas - dalle intercettazioni ambientali prodotte dalla Forestale, fra cui quella in cui l’operaio di Forestas, trovandosi di fronte a un accesso sbarrato, si era sfogato con moglie e figli: «Bisogna mettere fuoco qui - ha detto Cuccu - vedi che se ne vanno fuori dalle palle». L’ex dipendente regionale resta sotto procedimento penale insieme ad altre undici persone per fatti legati ad armi e bracconaggio. (m.l)

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