La Nuova Sardegna

«Tanta gente in giro? Voglia di libertà»

di Stefano Ambu
«Tanta gente in giro? Voglia di libertà»

La psicologa Quaquero: è sempre più forte l’esigenza di riprendersi la vita

23 febbraio 2021
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CAGLIARI. Non ha un nome “scientifico”. Può essere definita in qualche modo come il contrario dell’agorafobia, paura della folla e delle piazze piene di gente. È quella voglia di uscire di casa che nell’ultimo fine settimana ha portato decine di migliaia di sardi a invadere, a volta anche in maniera pericolosa - perché tutti sembrano attirati come calamite dagli stessi posti - strade, baretti, terrazze con panorama e persino spiagge fuori stagione. «Forse possiamo chiamarla voglia di libertà – spiega la presidente regionale dell’ordine degli psicologi Angela Quaquero – un desiderio naturale insopprimibile che rende in qualche modo difficile trattenere l’impulso di lasciare le proprie case e stare insieme agli altri. A volte pericolosamente se non rispettano le regole. La verità è che più passa il tempo - ormai sono trascorsi 12 mesi- e più la situazione diventa logorante. E quindi è sempre più forte l’esigenza di riprendersi la vita e le relazioni personali».

Con un effetto in qualche modo rivoluzionario: «La vera novità è la riscoperta del valore delle piccole cose – continua Quaquero – e di gesti e abitudini che ci sembravano scontati e che invece per periodi anche abbastanza lunghi sono stati proibiti. E quindi ci sono mancati. Prendiamo ad esempio l’ultimo periodo di zona arancione in Sardegna che ha portato alla chiusura dei bar. A tutti è mancata anche la semplice tazzina di caffè. E ora le persone si stanno riprendendo questa abitudine che adesso, effettivamente, assume tutto un altro valore». E lo stesso discorso vale anche per una passeggiata in centro o in campagna. Che ora ha tutto un altro sapore. L’ordine degli psicologi, dal momento in cui è scattato il lockdown, ha avviato - primo in Italia - un filo diretto psicologico coronavirus. «È stata un’esperienza molto importante perché ha aperto una strada e sottolineato il bisogno che emergeva di giorno in giorno da parte delle persone. Le telefonate? Basate su due elementi, sempre quelli: solitudine e paura. Anche le istituzioni si sono accorte di questo bisogno e sono nati giustamente altri numeri verdi e servizi psicologici telefonici. Per questo abbiamo deciso di sospendere il nostro filo diretto. La situazione però si sta evolvendo e questo servizio forse non basta più. Ora sarebbe fondamentale un servizio psicologico strutturato. E sarebbe importante poter disporre di più psicologi nel servizio pubblico». Non solo cure e vaccini, ma anche lo psicologo, il medico dell’anima in trincea nella battaglia contro il coronavirus. «Avevamo chiesto mesi fa di essere inseriti tra le professioni che rientrano nel piano di vaccinazione. Ci hanno ascoltati».

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