Defunti per sbaglio da Como a Potenza
Il caso La Spina ha alcuni precedenti. E ogni volta diventano grovigli burocratici
26 febbraio 2021
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SASSARI. I casi di morti “non morti”non sono così frequenti in Italia. È capitato che le cronache nazionali abbiano raccontato qualche bizzarra storia di cittadini che scoprivano di essere deceduti senza saperlo ma la vicenda di cui è protagonista Alberto La Spina è abbastanza singolare. E la palla che Comune e Inps si stanno rimbalzando da settimane rischia di allungare la partita ben oltre i tempi supplementari e i rigori.
L’Huffpost – tanto per citare qualche caso – nel 2017 ha pubblicato la storia di un 74enne di Como che a uno sportello automatico si era visto negare la possibilità di un prelievo. Il motivo? Non c’erano più soldi nel suo conto. Aveva chiesto spiegazioni alla sua banca e gli era stato comunicato che l’Inps aveva fatto uno storno. Era andato negli uffici dell’istituto previdenziale per avere chiarimenti e il funzionario gli aveva detto: «Lei è morto». Lui aveva mostrato la carta d’identità e a quel punto l’Inps non aveva potuto far altro che ammettere l’errore. La causa? Un’omonimia con una persona, residente a Cosenza e venuta a mancare in quegli stessi giorni.
La Gazzetta del Mezzogiorno, nel 2019, aveva pubblicato un’altra storia ancora. Un uomo di 84 anni di Potenza aveva scoperto di essere passato a miglior vita recandosi allo sportello bancario per una banale operazione con la sua carta di credito. Bloccata. Inaccessibile. «Scusi signore, ma lei qui risulta deceduto», gli aveva detto l’impiegato dell’istituto di credito. Anche in quel caso l’Inps aveva ammesso l’errore e dopo poco tempo aveva “resuscitato” il povero pensionato.
Ma nel caso del rivenditore di mobili sassarese non ci sono pensioni da rivendicare. L’equivoco, infatti, è venuto a galla solo perché a essere deceduta – purtroppo per davvero – era sua madre. E lui aveva bisogno di avere il rateo della tredicesima. Al quale, in quanto morto insieme a lei, non ha potuto accedere.
«E se non mi fossi rivolto al patronato per quella necessità – si chiede – quando sarei venuto a sapere della mia morte?». Per ora non gli resta che aspettare che la burocrazia faccia il miracolo. (na.co.)
L’Huffpost – tanto per citare qualche caso – nel 2017 ha pubblicato la storia di un 74enne di Como che a uno sportello automatico si era visto negare la possibilità di un prelievo. Il motivo? Non c’erano più soldi nel suo conto. Aveva chiesto spiegazioni alla sua banca e gli era stato comunicato che l’Inps aveva fatto uno storno. Era andato negli uffici dell’istituto previdenziale per avere chiarimenti e il funzionario gli aveva detto: «Lei è morto». Lui aveva mostrato la carta d’identità e a quel punto l’Inps non aveva potuto far altro che ammettere l’errore. La causa? Un’omonimia con una persona, residente a Cosenza e venuta a mancare in quegli stessi giorni.
La Gazzetta del Mezzogiorno, nel 2019, aveva pubblicato un’altra storia ancora. Un uomo di 84 anni di Potenza aveva scoperto di essere passato a miglior vita recandosi allo sportello bancario per una banale operazione con la sua carta di credito. Bloccata. Inaccessibile. «Scusi signore, ma lei qui risulta deceduto», gli aveva detto l’impiegato dell’istituto di credito. Anche in quel caso l’Inps aveva ammesso l’errore e dopo poco tempo aveva “resuscitato” il povero pensionato.
Ma nel caso del rivenditore di mobili sassarese non ci sono pensioni da rivendicare. L’equivoco, infatti, è venuto a galla solo perché a essere deceduta – purtroppo per davvero – era sua madre. E lui aveva bisogno di avere il rateo della tredicesima. Al quale, in quanto morto insieme a lei, non ha potuto accedere.
«E se non mi fossi rivolto al patronato per quella necessità – si chiede – quando sarei venuto a sapere della mia morte?». Per ora non gli resta che aspettare che la burocrazia faccia il miracolo. (na.co.)