La Nuova Sardegna

La Maddalena, sul vascello “The Duke” brindisi dai mille colori per il Barawards

Paolo Ardovino
La Maddalena, sul vascello “The Duke” brindisi dai mille colori per il Barawards

Il cocktail bar premiato con l’ambito riconoscimento. Il titolare Leandro: «Zona rossa? Ne prendiamo atto ma tireremo dritti»

26 febbraio 2021
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Va bene, il contesto suggerisce la metafora, ma è il titolare stesso a proporla per primo. Il locale è il veliero, Leandro il capitano («mi piace dire l’ammiraglio ma è troppo per me, lo riconosco»), Laura, la bartender, è il nocchiere, Valeria, la responsabile della sala, veste i panni del direttore di macchina. L’equipaggio è di quelli vincenti. The Duke cocktail bar viene dal secondo posto ai Barawards nella categoria dedicata proprio al lavoro di team, ed è solo l’ultima menzione nazionale in ordine cronologico.

Nel pieno centro storico della Maddalena, incastonato tra piazza Garibaldi, piazza Umberto I e piazza XXIII Febbraio, le tante bottiglie del Duke colorano le mura interne di un palazzo ottocentesco. Non si può dire che Leandro Serra non sia una persona positiva – «ma non diciamolo in questo periodo» –, commentare l’ultimo premio è l’occasione per commentare l’ultimo anno, che per persone come lui, titolari di locali prettamente serali e notturni, è stato l’annus horribilis. Quando Leandro ne parla, la zona rossa alla Maddalena è ancora un’ipotesi, ora è realtà, ma già commentava senza troppi giri, «ne prenderemo atto». Un anno fa, ricorda, così aveva affrontato la situazione: «Durante la chiusura abbiamo sviluppato idee in prospettiva e una volta riaperto abbiamo sperimentato il “passaporto del cliente”. Al cliente viene fornita una sorta di documento dove al posto dei dati anagrafici ci sono i suoi gusti e i suoi drink preferiti. In più, permetteva di prenotare un tavolo e avere il proprio posto personale all’interno del Duke. Ci lavoravo da un po’, è stata l’occasione giusta. L’idea mi è venuta da un vecchio hotel parigino».

Lui, di Mogoro, si è trasferito nell’isola nel 1977, «studiavo a Tempio e mio fratello era militare qui, venivo a trovarlo. Lui è andato via, io sono rimasto, anche perché un paio d’anni dopo ho conosciuto quella che è diventata mia moglie». Leandro è nell’ambiente del beverage da 43 anni, attraverso tre locali. The Duke è nato nel 2012, «incentrato sulla miscelazione, era l’unico bar ad aprire di sera. Siamo ostinati come dei bravi marinai – parla del suo equipaggio, appunto –, puntiamo a superare le tempeste per portare la nave al porto indenni». In particolare, cita Laura Schirru, la bartender del locale, e la responsabile di sala Valeria Casula. Ma sono diversi i componenti a bordo «e a fine maggio ho assunto una persona in più per gestire l’affluenza e evitare assembramenti. Negli ultimi mesi siamo rimasti spesso chiusi, ma non ci siamo fatti abbattere».

Il secondo posto su scala nazionale nell’edizione 2020 dei Barawards è una medaglia al merito. È arrivata anche una lettera del sindaco per complimentarsi pubblicamente. Per il 2019 erano arrivati terzi, stessa categoria della competizione. Negli ultimi anni sono stati menzionati come prima rivelazione tra i cocktail bar per Blue Blazer. «Pensiamo a rivalutare e sostenere il territorio – dice Leandro sui drink che escono dal Duke –, i piccoli artigiani che producono piccoli prodotti. Il nuovo menù è basato su sapori e colori che ci avvicinano al cliente più che a noi stessi». Tra i nomi dei nuovi arrivati del menù, molti sono a tema cinema «uno di questi, Ammentos, è ispirato a “Il ponte delle spie” di Spielberg». Sulla stessa lunghezza d’onda, un facile gioco di parole con cui chiudere è “Moby Duke”.

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