Pfizer: entro l’anno 40 milioni di dosi all’Italia
Continua la corsa ai vaccini: all’esame dell’Ema i brevetti Johnson, Novavax, Curevac e Sputnik V
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ROMA. Buone notizia sul fronte dei vaccini: la Pfizer ha confermato l’invio in Italia di 40 milioni di dosi entro l’anno. E intanto vanno avanti le procedure per allargare il fronte delle ditte produttrici. Allo stato sono quattro i vaccini anti covid-19 che si preparano ad affrontare la procedura di autorizzazione da parte dell'Agenza Europea. Lo ha confermato il responsabile terapie e vaccini dell’Ema Marco Cavaleri a Rai Radio1. Il vaccino più vicino al traguardo dell'approvazione è quello della Johnson & Jonhson: «lo stiamo valutando e penso che intorno a metà marzo saremo in grado di concludere. Ovviamente fermo restando che non ci siano problemi emergenti, ma sono piuttosto ottimista»
«Poi vedremo per gli altri: Novavax, Curevac, Sputnik ed eventualmente anche uno dei vaccini cinesi –, ha proseguito Cavaleri –. Per il vaccino russo abbiamo bisogno di fare quello che facciamo con tutti i vaccini, ovvero che l'azienda ci sottoponga tutti i dati, che poi noi valuteremo; ovviamente poiché il sito di produzione è extra-europeo dovremo verificare che il vaccino venga prodotto secondo gli standard europei». Mosca non vede l'ora di cominciare con le forniture ma prima va spezzato il nodo dei i rapporti tra la Russia e l’Ue. E qui si apre un piccolo giallo. Perché Mosca sostiene di aver già presentato la fatidica domanda per ottenere l'ok al suo Sputnik V, mentre l'Europa prende tempo e tramite la presidente della Commissione Europea Ursula Von der Leyen ha criticato le autorità russe perché decantano il loro vaccino ma restano indietro con le vaccinazioni in patria.
Insomma, tra Mosca e Bruxelles regna la diffidenza anche in un momento delicato e di estremo bisogno come quello che stiamo vivendo. E lo Sputnik resta in stand-by.
«Poi vedremo per gli altri: Novavax, Curevac, Sputnik ed eventualmente anche uno dei vaccini cinesi –, ha proseguito Cavaleri –. Per il vaccino russo abbiamo bisogno di fare quello che facciamo con tutti i vaccini, ovvero che l'azienda ci sottoponga tutti i dati, che poi noi valuteremo; ovviamente poiché il sito di produzione è extra-europeo dovremo verificare che il vaccino venga prodotto secondo gli standard europei». Mosca non vede l'ora di cominciare con le forniture ma prima va spezzato il nodo dei i rapporti tra la Russia e l’Ue. E qui si apre un piccolo giallo. Perché Mosca sostiene di aver già presentato la fatidica domanda per ottenere l'ok al suo Sputnik V, mentre l'Europa prende tempo e tramite la presidente della Commissione Europea Ursula Von der Leyen ha criticato le autorità russe perché decantano il loro vaccino ma restano indietro con le vaccinazioni in patria.
Insomma, tra Mosca e Bruxelles regna la diffidenza anche in un momento delicato e di estremo bisogno come quello che stiamo vivendo. E lo Sputnik resta in stand-by.