Messaggi di speranza dei vescovi sardi
di Mario Girau
Nelle omelie pasquali largo spazio alla prospettiva di una fine della pandemia
06 aprile 2021
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SASSARI. Le ferite del Covid ancora segnano profondamente i sardi e caratterizzano messaggi pasquali dei vescovi che invitano a coltivare la speranza: dall’emergenza si può e si deve uscire. «Non ti arrendere mai», è l’appello dell’ozierese monsignor Corrado Melis alla sua gente. «Neanche quando la fatica si fa sentire, i tuoi sforzi sono ignorati e la delusione ti avvilisce. Stringi i pugni… sorridi… e ricomincia!».
I cristiani hanno una missione: «Adoperarsi a infondere la forza in un nuovo slancio nella realtà – dice Gianfranco Saba, arcivescovo di Sassari – in situazioni segnate da disagio, assenza di lavoro, spopolamento, sistemi di potere che non promuovono lo sviluppo e il progresso in modo equo. Per far rinascere la speranza nei mondi dell’educazione, dell’istruzione e della cultura, nei settori amministrativi, economici e politici, nei servizi per la salute».
Possibile, per il vescovo di Iglesias, Giovanni Paolo Zedda, «se sapremo vivere, leggere ed elaborare con vera carità l’esperienza di sofferenza nostra e dei nostri fratelli, ascoltando lo Spirito e partecipando al mistero della Pasqua, allora anche da questa pandemia avremo imparato qualcosa di importante».
«I doni che il Signore ha posto nel cuore dell’uomo e di cui il Risorto è sorgente (intelligenza, creatività, volontà, capacità di solidarietà) sono – dice Sebastiano Sanguinetti, vescovo di Tempio-Ampurias – la via sulla quale si può costruire un futuro migliore. E – riferendosi in particolare alla Gallura – se la questione sanitaria ha la preminenza, non meno devastante è stato il suo effetto sull’economia territoriale, a partire dai trasporti e dal turismo, per il risvolto che hanno anche sull’indotto, non ultimo quello dell’enogastronomia e dell’agropastorale».
Per un anno si è camminato al buio. «In questo tempo – osserva padre Roberto Carboni arcivescovo di Oristano – abbiamo, forse, imparato a guardare gli altri oltre la superficie, per capire il dono inestimabile che rappresentiamo gli uni per gli altri».
«È l’amicizia – dice l’arcivescovo di Cagliari, Giuseppe Baturi - il motore per la trasformazione della società e la costruzione di un futuro più degno dell’uomo».
«La Pasqua conosce il segreto – ricorda Antonello Mura, vescovo di Lanusei e Nuoro – per aprire il passaggio dalla paura alla fiducia, richiamando le nostre migliori risorse: cuore, intelligenza, passione e fede».
Per fare tutto questo è necessaria una conversione interiore, eliminando le 10 «violenze omicide» indicate da Mauro Morfino, vescovo di Alghero-Bosa, tra cui «quella che si attiva quando siamo così pervasi dalla convinzione di essere i portatori esclusivi della verità, che ci predispone a dividere il mondo tra buoni e cattivi, tra civili e incivili, tra chi merita e chi no».
I cristiani hanno una missione: «Adoperarsi a infondere la forza in un nuovo slancio nella realtà – dice Gianfranco Saba, arcivescovo di Sassari – in situazioni segnate da disagio, assenza di lavoro, spopolamento, sistemi di potere che non promuovono lo sviluppo e il progresso in modo equo. Per far rinascere la speranza nei mondi dell’educazione, dell’istruzione e della cultura, nei settori amministrativi, economici e politici, nei servizi per la salute».
Possibile, per il vescovo di Iglesias, Giovanni Paolo Zedda, «se sapremo vivere, leggere ed elaborare con vera carità l’esperienza di sofferenza nostra e dei nostri fratelli, ascoltando lo Spirito e partecipando al mistero della Pasqua, allora anche da questa pandemia avremo imparato qualcosa di importante».
«I doni che il Signore ha posto nel cuore dell’uomo e di cui il Risorto è sorgente (intelligenza, creatività, volontà, capacità di solidarietà) sono – dice Sebastiano Sanguinetti, vescovo di Tempio-Ampurias – la via sulla quale si può costruire un futuro migliore. E – riferendosi in particolare alla Gallura – se la questione sanitaria ha la preminenza, non meno devastante è stato il suo effetto sull’economia territoriale, a partire dai trasporti e dal turismo, per il risvolto che hanno anche sull’indotto, non ultimo quello dell’enogastronomia e dell’agropastorale».
Per un anno si è camminato al buio. «In questo tempo – osserva padre Roberto Carboni arcivescovo di Oristano – abbiamo, forse, imparato a guardare gli altri oltre la superficie, per capire il dono inestimabile che rappresentiamo gli uni per gli altri».
«È l’amicizia – dice l’arcivescovo di Cagliari, Giuseppe Baturi - il motore per la trasformazione della società e la costruzione di un futuro più degno dell’uomo».
«La Pasqua conosce il segreto – ricorda Antonello Mura, vescovo di Lanusei e Nuoro – per aprire il passaggio dalla paura alla fiducia, richiamando le nostre migliori risorse: cuore, intelligenza, passione e fede».
Per fare tutto questo è necessaria una conversione interiore, eliminando le 10 «violenze omicide» indicate da Mauro Morfino, vescovo di Alghero-Bosa, tra cui «quella che si attiva quando siamo così pervasi dalla convinzione di essere i portatori esclusivi della verità, che ci predispone a dividere il mondo tra buoni e cattivi, tra civili e incivili, tra chi merita e chi no».