La Nuova Sardegna

Tre amici e una racchetta Dilaga la padel-mania

di Luigi Soriga
Tre amici e una racchetta Dilaga la padel-mania

Anche in Sardegna si moltiplicano i campi di gioco, i praticanti e i tornei

11 aprile 2021
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SASSARI. Ormai è come la borsa o il day trading. Per prenotare un campo da padel devi tenere sempre d’occhio l’app del telefonino, operazioni lampo, come qualcuno rinuncia hai più o meno 20 secondi per acquistare. Perché le agende degli impianti non riescono a soddisfare la fame di campi, e per due settimane in genere è sempre soldout. Le prenotazioni degli impianti di via Milano 26 a Sassari sono nelle mani di Pietro D’Alessandro, uomo ormai di grande potere, e il giorno che deciderà di far bagarinaggio o rivendere sottobanco le ore libere, potrebbe farsi d’oro. La stessa cosa succede in tutta la Sardegna. Racconta D’Alessandro: «Due settimane fa abbiamo inaugurato due campi. Non appena ho aperto le prenotazioni, dall’app sono arrivate 244 richieste in 18 minuti. Tutto esaurito in un amen. Ci sono giocatori, nel nostro gruppo whatsapp da 252 partecipanti, che per trovare uno spazio alle 7 di sera, non appena si blocca la prenotazione a distanza di due settimane, mettono la sveglia alle 2 o 3 di notte. Ci sono alcuni che giocano 7 giorni su 7, anche più volte al giorno. Questo sport per alcuni è diventato peggio di una droga».

E infatti i campi spuntano come funghi. Sassari: 6 in via Milano, 3 alle Querce più altri 3 in progetto, 3 da Atos, 4 a Li Punti, 3 previsti a Carbonazzi, 2 Ossi, 4 Olmedo, 3 Alghero più altri 3 di prossima realizzazione, 1 Santa Maria Coghinas. Olbia: 2 coperti, 6 in progetto e altri 6 a bando. Oristano: 4 campi. Cagliari circa 50 campi. Realizzarli costa circa 20mila euro, ma ciascuno, se macina a pieno regime, frutta anche 200 euro al giorno. Un’ora e mezzo di gioco, per i soci, costa 28 euro (40 per i non soci). Se il trend andrà avanti, il Padel nell’arco di un anno potrebbe soppiantare il tennis, come è avvenuto in Spagna, e col tempo diventare il secondo o terzo sport più praticato nell’isola. Racconta Manuel Vanuzzo, ex cestista della Dinamo e ora gestore a tempo pieno dell’impianto di via Milano26: «Avevo sentito parlare di Padel nel 2017, un amico di Roma mi disse: se hai qualche soldo da parte, investi nel Padel. Sta esplodendo ovunque». Due anni dopo parte il progetto a Sassari, i soliti sei mesi di rodaggio, poi l’impennata improvvisa: «A ottobre del 2020, dopo il secondo lockdown, con calcetto e gli altri sport chiusi, tutti si sono riversati sul padel. Da quel momento la gente è impazzita e non abbiamo avuto più un’ora disponibile nemmeno per noi gestori». Anche i maestri Enrico D’Angelo e Cinzia Masala hanno le agende completamente piene. Dice Luca D’Angelo, direttore sportivo della sezione Padel: «Le lezioni cominciano alle 8 e vanno avanti sino alle 17 e, nonostante la grande richiesta, c’è grande difficoltà a inserire nuovi allievi. È uno sport che conquista subito, perché bastano tre lezioni per capire come funziona e cominciare a divertirti. Al contrario del tennis, dove per sostenere un palleggio devi allenarti per un anno».

Ci sono almeno 100 donne che frequentano i corsi, alcune delle quali giocano anche più volte al giorno. «Anche chi non ha mai fatto sport, chi non ha mai tenuto una racchetta in mano – dice Enrico D’Angelo – entra in campo e gioca. È tutto molto istintivo e immediato. Il successo si deve a questa semplicità. Anche per i bambini è facile: racchetta più corta, più controllo, campo più piccolo, come un minitennis. Sembra concepito per loro».

Per chi viene dal tennis, invece, il discorso è più complicato: «Da un lato chi ha dimestichezza con la racchetta è avvantaggiato sul tocco nelle volee, sul back e sugli smash – spiega Luca D’angelo – ma dall’altro l’istinto ti dice di non farti mai superare dalla palla. Capire che le sponde dietro di te sono grandi amiche non è facile. Si tende a giocare al volo e in controbalzo, la difesa si impara col tempo. Io, che ero un discreto tennista, ci ho messo due anni a sfruttare l’aiuto prezioso delle pareti, a depurarmi delle scorie del tennis e a giocare davvero a padel».

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