La Nuova Sardegna

Una sola camera iperbarica per 1,5 milioni di sardi: è a Sassari

di Alessandro Pirina
Una sola camera iperbarica per 1,5 milioni di sardi: è a Sassari

Il Centro è l’unico aperto ma non può sforare le 3mila prestazioni. Attualmente non sono in funzione quelle di Cagliari e La Maddalena

12 aprile 2021
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SASSARI. In questo momento in tutta la Sardegna è attivo un solo centro iperbarico. Ed è a Sassari, sul litorale di Platamona. Gli altri due sono chiusi. La camera iperbarica di Cagliari non fa prestazioni ambulatoriali perché trasformata in reparto Covid, quella della Maddalena è chiusa da prima della pandemia. Insomma, in tutta l’isola chi deve sottoporsi a un trattamento in camera iperbarica non ha alternative alla sede di Sassari. Che però non può soddisfare le richieste che arrivano ormai da tutta l’isola, perché i parametri della Regione stabiliscono che non possa superare il tetto delle 3mila prestazioni all’anno. Contro le 25mila invece previste per Cagliari. In pratica, uno dei tanti casi di squilibrio nella ripartizione delle risorse alla sanità privata tra nord e sud dell’isola. Un 10 a uno tutto a favore di Cagliari contro cui da anni Sassari alza la voce senza però ottenere alcun risultato.

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«Noi curiamo 18 patologie, dalla gangrene alle ulcere, all’embolia gassosa – spiega Stefano Iannitto, responsabile gestionale del Centro iperbarico sassarese –. Abbiamo pazienti tutti i giorni e stiamo andando a pieno regime perché lavoriamo con tutte e due le camere. Purtroppo non abbiamo la possibilità di fornire tutte le prestazioni che vorremmo e soddisfare le richieste dei pazienti perché abbiamo un tetto inchiodato su valori anacronistici».

Iannitto racconta una situazione paradossale con cui quotidianamente il Centro iperbarico sassarese - il direttore sanitario è Stefano Bolognini - è costretto a convivere. «Nella cura delle patologie noi dobbiamo tenere conto di protocolli prestabiliti. Faccio un esempio – dice ancora Iannitto –. Per l’osteonecrosi sono previsti cicli di sedute che vanno da un minimo di 8 fino a un massimo di 40. A quel punto sarà la specialista a valutare se è necessario un ulteriore ciclo. Ma se noi nel frattempo abbiamo sforato il tetto stabilito dalla Regione il paziente non può farli entro i tempi stabiliti».

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Attualmente la Regione non ha modificato i tetti di spesa e l’Ats ha dovuto prorogare i vecchi contratti. Ma l’auspicio - c’è stata anche una netta presa di posizione del presidente della Regione, Christian Solinas per equiparare la ripartizione delle risorse tra nord e sud - è che venga rivisto il tetto. «Noi stiamo solo chiedendo un adeguamento – dice ancora Iannitto –. Noi vorremmo un raddoppio delle attuali prestazioni, da 3mila a 6mila annuali. Non sono cifre così proibitive se si tiene conto che il valore di ogni prestazione è di 600 euro. Sono anni che lo rivendichiamo, ma le nostre richieste sono rimaste lettera morta. Ma se certe prestazioni non le forniamo noi non le può fornire nessuno perché in questo momento siamo gli unici in tutta l’isola. Da Oristano in su vengono da noi, e ultimamente anche da Cagliari». Inoltre, da qualche anno il Centro iperbarico sassarese non è più un centro di emergenza-urgenza. Il che significa che per un’embolia nel mare di Platamona, nonostante una camera iperbarica a poche decine di metri, il paziente deve essere trasferito a Cagliari. Scelte politiche che però stridono con il diritto alla salute.
 

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