Sassari, ospedale e cliniche sono in sofferenza e la situazione peggiora
di Luigi Soriga
Problemi di spazio ma anche logistici nelle strutture. L’emergenza è pesante in tutto il Nord Sardegna
18 aprile 2021
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SASSARI. L’ospedale e le cliniche di Sassari stanno ancora operando su una linea di equilibrio, che però giorno dopo giorno si fa sempre più sottile. La pressione covid cresce e i reparti stanno andando in sofferenza. Sull’hub ormai si riversano pazienti anche da Tempio e Macomer. Il Mater Olbia è saturo, la rianimazione di Alghero piena, l’ospedale Marino non è in grado di fornire un supporto, e anche quello del Policlinico al momento è pressoché assente. La struttura convenzionata infatti al momento accoglie solamente pazienti senza complicazioni respiratorie, mentre non si è attivata per gli intensivi e i subintensivi.
Quindi l’Aou, per questa terza ondata è dovuta correre ai ripari riconvertendo in covid alcuni reparti ordinari. Uno di questi è Oncologia, che sta affrontando una fase particolarmente delicata. È accaduto questo: dopo la recente apertura della Terapia intensiva da 30 posti, Malattie Infettive si è ritrovata senza un avamposto di anestesia-rianimazione. Considerata la distanza dalla Ti30 non è prudente gestire pazienti gravi (ad esempio quelli costretti a indossare il casco-cpap). E qui entra in gioco il reparto Onco-covid, riconvertito e utilizzato come una sorta di sub intensiva grazie all'eventuale appoggio della Rianimazione del Santissima Annunziata.
Il risultato è questo: il reparto ospita in media 15-18 pazienti gravi su 20, e il rianimatore dell’ospedale viene chiamato almeno una volta al giorno per intubare quelli che peggiorano improvvisamente. I malati non più autonomi nella respirazione vengono trasferiti nella Terapia intensiva 30. Questo però è un passaggio delicato per due ragioni. La prima riguarda la sicurezza del paziente: nella fase di massima criticità (insufficienza respiratoria che arriva all'intubazione), viene sottoposto a manovre invasive in un reparto che non nasce con questa finalità. Dopodiché c’è il trasporto: e quindi ascensori, ambulanze, altri ascensori fino alla sede di cura definitiva. Una serie di passaggi che vanno contro i principi base di contenimento del virus all’interno degli ospedali: circoscrivere i positivi in un ambiente isolato, possibilmente lontano dagli altri reparti.
Al momento Terapia Intensiva conta 18 ricoveri, ma la situazione è molto instabile, perché il quadro clinico di diversi pazienti di Oncocovid potrebbe precipitare. E se i ricoveri nella Ti30 dovessero aumentare, è probabile che l’Aou si trovi costretta a chiudere la Rianimazione post operatoria per dirottare il personale.
Sulla questione dei letti realmente disponibili e funzionali nelle Terapie Intensive di tutta l’isola, i Progressisti hanno presentato un’interrogazione in Consiglio regionale. «Chiediamo chiarezza – dice il primo firmatario Francesco Agus – sull'effettiva disponibilità dei posti letto in terapia intensiva attivati negli ospedali sardi, se questi numeri siano coerenti con quelli trasmessi al Governo, se già solo tutti i 135 posti letto previsti nell’assetto “pre-emergenza covid” della programmazione della rete ospedaliera siano attivati e pienamente operativi, con le adeguate dotazioni di personale medico e infermieristico».
Quindi l’Aou, per questa terza ondata è dovuta correre ai ripari riconvertendo in covid alcuni reparti ordinari. Uno di questi è Oncologia, che sta affrontando una fase particolarmente delicata. È accaduto questo: dopo la recente apertura della Terapia intensiva da 30 posti, Malattie Infettive si è ritrovata senza un avamposto di anestesia-rianimazione. Considerata la distanza dalla Ti30 non è prudente gestire pazienti gravi (ad esempio quelli costretti a indossare il casco-cpap). E qui entra in gioco il reparto Onco-covid, riconvertito e utilizzato come una sorta di sub intensiva grazie all'eventuale appoggio della Rianimazione del Santissima Annunziata.
Il risultato è questo: il reparto ospita in media 15-18 pazienti gravi su 20, e il rianimatore dell’ospedale viene chiamato almeno una volta al giorno per intubare quelli che peggiorano improvvisamente. I malati non più autonomi nella respirazione vengono trasferiti nella Terapia intensiva 30. Questo però è un passaggio delicato per due ragioni. La prima riguarda la sicurezza del paziente: nella fase di massima criticità (insufficienza respiratoria che arriva all'intubazione), viene sottoposto a manovre invasive in un reparto che non nasce con questa finalità. Dopodiché c’è il trasporto: e quindi ascensori, ambulanze, altri ascensori fino alla sede di cura definitiva. Una serie di passaggi che vanno contro i principi base di contenimento del virus all’interno degli ospedali: circoscrivere i positivi in un ambiente isolato, possibilmente lontano dagli altri reparti.
Al momento Terapia Intensiva conta 18 ricoveri, ma la situazione è molto instabile, perché il quadro clinico di diversi pazienti di Oncocovid potrebbe precipitare. E se i ricoveri nella Ti30 dovessero aumentare, è probabile che l’Aou si trovi costretta a chiudere la Rianimazione post operatoria per dirottare il personale.
Sulla questione dei letti realmente disponibili e funzionali nelle Terapie Intensive di tutta l’isola, i Progressisti hanno presentato un’interrogazione in Consiglio regionale. «Chiediamo chiarezza – dice il primo firmatario Francesco Agus – sull'effettiva disponibilità dei posti letto in terapia intensiva attivati negli ospedali sardi, se questi numeri siano coerenti con quelli trasmessi al Governo, se già solo tutti i 135 posti letto previsti nell’assetto “pre-emergenza covid” della programmazione della rete ospedaliera siano attivati e pienamente operativi, con le adeguate dotazioni di personale medico e infermieristico».