La rabbia della madre di una delle giovani «Decisione assurda, spero ci sia giustizia»
«Ho letto e riletto le carte. È assurdo che la Procura abbia chiesto l’archiviazione. Sa che cosa mi fa più male? Sapere che mia figlia, così come riportano gli atti, abbia chiesto a quei ragazzi di...
30 aprile 2021
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«Ho letto e riletto le carte. È assurdo che la Procura abbia chiesto l’archiviazione. Sa che cosa mi fa più male? Sapere che mia figlia, così come riportano gli atti, abbia chiesto a quei ragazzi di smetterla e loro, invece, sono andati avanti...». Commenta così la madre di una delle presunte vittime della violenza sessuale di gruppo, la decisione di archiviare il caso. Le famiglie, rappresentate dall’avvocato Giovanna Porcu, si sono opposte alla richiesta di archiviazione. Vogliono e sperano che si vada a processo.
«Ho letto che chi ha fatto il video col cellulare non è intervenuto perché non ha capito che si trattava di uno stupro: le ragazze non gridavano... Ma come faceva a gridare mia figlia? Era pietrificata dal dolore, inerme. Non riusciva a reagire, l’ha detto. L’ha denunciato. Se all’inizio lei poteva anche starci, e io questo non lo so, ma poi ha detto basta, smettetela, dovevano smetterla! Invece hanno continuato. Io mi auguro che il giudice decida di andare avanti. Mi auguro che ci sia una giustizia per loro e per tutte le altre ragazze. Perché se questi quattro passano indenni, vuol dire che è sufficiente che una ragazza beva un pochino o che dia un bacio, che diventi lecito, poi, andare avanti anche contro la sua volontà. Per ciò che ha subito, mia figlia è stata ricoverata in psichiatria, le hanno dovuto fare un tso».
Nell’udienza davanti al gip, fissata per l’8 giugno, le parti faranno valere le loro ragioni. Le difese avranno a sostegno anche il responso dell’attività d’indagine condotta per mesi dalla Procura. I quattro indagati sono difesi (alcuni di fiducia, altri d’ufficio) dagli avvocati Cesare Gesmundo, Sabina Piga, Francesco Parente, Monica Cazzari. (t.s.)
«Ho letto che chi ha fatto il video col cellulare non è intervenuto perché non ha capito che si trattava di uno stupro: le ragazze non gridavano... Ma come faceva a gridare mia figlia? Era pietrificata dal dolore, inerme. Non riusciva a reagire, l’ha detto. L’ha denunciato. Se all’inizio lei poteva anche starci, e io questo non lo so, ma poi ha detto basta, smettetela, dovevano smetterla! Invece hanno continuato. Io mi auguro che il giudice decida di andare avanti. Mi auguro che ci sia una giustizia per loro e per tutte le altre ragazze. Perché se questi quattro passano indenni, vuol dire che è sufficiente che una ragazza beva un pochino o che dia un bacio, che diventi lecito, poi, andare avanti anche contro la sua volontà. Per ciò che ha subito, mia figlia è stata ricoverata in psichiatria, le hanno dovuto fare un tso».
Nell’udienza davanti al gip, fissata per l’8 giugno, le parti faranno valere le loro ragioni. Le difese avranno a sostegno anche il responso dell’attività d’indagine condotta per mesi dalla Procura. I quattro indagati sono difesi (alcuni di fiducia, altri d’ufficio) dagli avvocati Cesare Gesmundo, Sabina Piga, Francesco Parente, Monica Cazzari. (t.s.)