Droga e denaro riciclato: dieci arresti nell’isola
di Gianni Bazzoni
Indagine partita da Torino ha toccato Alghero, Porto Torres e Oristano
06 maggio 2021
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SASSARI. La ’ndrangheta ha messo radici in Sardegna e lo ha fatto utilizzando in larga parte canali già tracciati in passato dalle forze dell’ordine e collegati al traffico e allo spaccio di droga, in particolare cocaina. Ma è andata oltre, senza momenti eclatanti, individuando nuove opportunità per inserirsi nella catena dello sviluppo dei territori, muovendo ingenti risorse finanziarie e acquistando - con società o ditte indiviuali fittizie - attività commerciali, in particolare bar e ristoranti, ma anche altri negozi. Riciclare senza dare nell’occhio.
E Alghero - per il via vai di persone legate a detenuti presenti nelle carceri del nord Sardegna - è diventata la base operativa di alcune famiglie mafiose per pianificare e rendere esecutivi nel tempo i traffici illeciti. La conferma arriva dall’operazione “Platinum Dia” che è scattata all’alba di ieri e che ha visto 33 indagati a vario titolo per gravi reati, fra i quali associazione mafiosa, associazione finalizzata al traffico internazionale di sostanze stupefacenti, riciclaggio, intestazione fittizia di beni, estorsione e altri reati, aggravati dalle modalità mafiose. Un unico procedimento penale nel quale la Direzione distrettuale antimafia di Torino ha riunito più indagini. La Direzione investigativa antimafia e i carabinieri del comando provinciale di Sassari hanno eseguito le misure cautelari con un grande spiegamento di mezzi e alcune città (tra le quali Alghero, Porto Torres e Oristano) sono state svegliate dagli elicotteri che volteggiavano sopra le case e illuminavano con fasci di luce le finestre delle abitazioni.
In Sardegna sono dieci le persone arrestate nel corso di una attività che è andata avanti per tutta la giornata di ieri con numerose perquisizioni.
Il capitolo sardo si inserisce nella parte dell’inchiesta dedicata in particolare agli stupefacenti: sarebbe stata individuata una organizzazione specializzata nel narcotraffico e spaccio di sostanze stupefacenti: il gruppo faceva parte - secondo quanto emerso dall’inchiesta - a Stefano Sanna, 29 anni di Carbonia ma residente a Cagliari, ed era composto anche dalla madre Marinella Matta, 68, di Cagliari, dalla compagna di Sanna, Valentina Murgia, 28, di San Gavino Monreale ma residente a Cagliari.
Nello stesso gruppo anche Roberto Schirru, 33 anni di Cagliari, residente a San Sperate, e la compagna Giorgia Fadda, 29, anche le in di San Sperate. Tra i destinatari della misura cautelare anche Mario Piredda, 56 anni di Sassari, e il figlio Ubaldo , di 24, entrabi arrestati a Porto Torres, e Luciano Vacca, 48 anni, di Furtei, arrestato a Oristano, oltre a Emanuela Piras, 35 anni di San Sperate. Infine Vincenzo Smimmo, cagliaritano, 53 anni, da tempo in attività su Alghero dove si trovava agli arresti domiciliari. In contatto con Iolanda Giorgi, moglie di Domenico Giorgi di 39 anni (detenuto nella casa circondariale di Alghero), l’ “affarista” sardo avrebbe garantito continua assistenza e consulenza per intestare alla donna fittiziamente un Bar-Caffetteria ad Alghero, di fatto riconducibile al cognato Giovanni Giorgi di 49 anni.
Nell’ambito dell’inchiesta, di carattere internazionale (con il coinvolgimento della Germania), in evidenza l’operato dei carabinieri della compagnia di Alghero che hanno arrestato 7 dei 10 sardi (tra Alghero, Porto Torres e Cagliari). Il lavoro degli investigatori algheresi ha contribuito a svelare l’operatività nel centro catalano di alcuni esponenti della ’ndrina “Boviciani”, attiva nel territorio di San Luca (Reggio Calabria). Sono state ricostruite le relazioni tra gli indagati (maturate durante la permanenza in carcere) che hanno consentito di individuare nuovi clienti per importanti forniture di droga (alcuni dei sequestri effettuati in provincia di Sassari). Gli indagati, tra l’altro, hanno fatto ricorso ad apparecchiature di comunicazione a distanza criptate per eludere le eventuali intercettazioni telefoniche. La cessione della droga (specie cocaina) era stata documentata anche utilizzando i sistemi di videosorveglianza.
Nel corso dell’operazione, in Italia e all’estero, sono stati sequestrati denaro e beni equivalenti per oltre 7 milioni di euro.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
E Alghero - per il via vai di persone legate a detenuti presenti nelle carceri del nord Sardegna - è diventata la base operativa di alcune famiglie mafiose per pianificare e rendere esecutivi nel tempo i traffici illeciti. La conferma arriva dall’operazione “Platinum Dia” che è scattata all’alba di ieri e che ha visto 33 indagati a vario titolo per gravi reati, fra i quali associazione mafiosa, associazione finalizzata al traffico internazionale di sostanze stupefacenti, riciclaggio, intestazione fittizia di beni, estorsione e altri reati, aggravati dalle modalità mafiose. Un unico procedimento penale nel quale la Direzione distrettuale antimafia di Torino ha riunito più indagini. La Direzione investigativa antimafia e i carabinieri del comando provinciale di Sassari hanno eseguito le misure cautelari con un grande spiegamento di mezzi e alcune città (tra le quali Alghero, Porto Torres e Oristano) sono state svegliate dagli elicotteri che volteggiavano sopra le case e illuminavano con fasci di luce le finestre delle abitazioni.
In Sardegna sono dieci le persone arrestate nel corso di una attività che è andata avanti per tutta la giornata di ieri con numerose perquisizioni.
Il capitolo sardo si inserisce nella parte dell’inchiesta dedicata in particolare agli stupefacenti: sarebbe stata individuata una organizzazione specializzata nel narcotraffico e spaccio di sostanze stupefacenti: il gruppo faceva parte - secondo quanto emerso dall’inchiesta - a Stefano Sanna, 29 anni di Carbonia ma residente a Cagliari, ed era composto anche dalla madre Marinella Matta, 68, di Cagliari, dalla compagna di Sanna, Valentina Murgia, 28, di San Gavino Monreale ma residente a Cagliari.
Nello stesso gruppo anche Roberto Schirru, 33 anni di Cagliari, residente a San Sperate, e la compagna Giorgia Fadda, 29, anche le in di San Sperate. Tra i destinatari della misura cautelare anche Mario Piredda, 56 anni di Sassari, e il figlio Ubaldo , di 24, entrabi arrestati a Porto Torres, e Luciano Vacca, 48 anni, di Furtei, arrestato a Oristano, oltre a Emanuela Piras, 35 anni di San Sperate. Infine Vincenzo Smimmo, cagliaritano, 53 anni, da tempo in attività su Alghero dove si trovava agli arresti domiciliari. In contatto con Iolanda Giorgi, moglie di Domenico Giorgi di 39 anni (detenuto nella casa circondariale di Alghero), l’ “affarista” sardo avrebbe garantito continua assistenza e consulenza per intestare alla donna fittiziamente un Bar-Caffetteria ad Alghero, di fatto riconducibile al cognato Giovanni Giorgi di 49 anni.
Nell’ambito dell’inchiesta, di carattere internazionale (con il coinvolgimento della Germania), in evidenza l’operato dei carabinieri della compagnia di Alghero che hanno arrestato 7 dei 10 sardi (tra Alghero, Porto Torres e Cagliari). Il lavoro degli investigatori algheresi ha contribuito a svelare l’operatività nel centro catalano di alcuni esponenti della ’ndrina “Boviciani”, attiva nel territorio di San Luca (Reggio Calabria). Sono state ricostruite le relazioni tra gli indagati (maturate durante la permanenza in carcere) che hanno consentito di individuare nuovi clienti per importanti forniture di droga (alcuni dei sequestri effettuati in provincia di Sassari). Gli indagati, tra l’altro, hanno fatto ricorso ad apparecchiature di comunicazione a distanza criptate per eludere le eventuali intercettazioni telefoniche. La cessione della droga (specie cocaina) era stata documentata anche utilizzando i sistemi di videosorveglianza.
Nel corso dell’operazione, in Italia e all’estero, sono stati sequestrati denaro e beni equivalenti per oltre 7 milioni di euro.
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