La Nuova Sardegna

Nule, il padre di Stefano Masala: «Un delitto in questo giorno mi fa male due volte»

Nule, il padre di Stefano Masala: «Un delitto in questo giorno mi fa male due volte»

«Sei anni fa hanno portato via mio figlio, ora hanno ucciso un uomo buono»

08 maggio 2021
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NULE. Il calendario non fa sconti, e ogni anno, puntuale, bussa nei pensieri di un padre che ha perso il figlio. «Giovedì sera ero agitato – dice Marco Masala – mi capita sempre, da quando Stefano non c’è più. Così non riuscivo a prendere sonno, sapevo che le ricorrenze per me non sono mai un bel giorno». Ma il risveglio è peggiore. «Purtroppo non puoi fare a meno di pensarci. Esattamente sei anni fa, proprio il 7 maggio, mi hanno portato via Stefano. E oggi, lo stesso giorno, hanno ucciso un’altra persona. Questo mi fa male due volte. Per il ricordo di mio figlio, e perché io conoscevo Francesco Dessena. Una persona buona e perbene, che ci ha sostenuto nei momenti difficili. È venuto più volte a casa nostra, e ha aderito alle iniziative organizzate per la legalità e per sensibilizzare le ricerche del corpo di Stefano».

«Io non credo che ci sia un legame tra i due episodi, e il 7 maggio probabilmente è solo una brutta coincidenza. Purtroppo c’è anche un altro elemento che mi inquieta, ma questa è una cosa mia».

L’altro punto di raccordo tra due storie lontane è la geolocalizzazione delle morti. S’Ozzastru è una zona che lambisce i terreni già perlustrati in parte da Marco Masala, alla disperata ricerca dei resti sui quali piangere. Anche i cani molecolari dei carabinieri avevano annusato ogni centimetro di vegetazione, per poi arrendersi di fronte alla vastità di un paesaggio impervio e troppo uguale. Così del corpo di Stefano non c’è ancora traccia. «Un padre non si arrende – dice Marco Masala – e finché avrò la forza di respirare io cercherò mio figlio. Sono passati sei anni, ma l’ultima cosa che farò è rassegnarmi. Io sono riconoscente nei confronti delle forze dell’ordine e delle istituzioni che hanno fatto di tutto per esaudire il desiderio di un padre di poter dare una sepoltura al figlio. Mi vien difficile chiedere di più, perché le ricerche sono state portate avanti sempre con grande impegno e meticolosità. Io mi sto rivolgendo alle persone che sanno e che ancora non dicono. Ai familiari dei ragazzi arrestati, che non possono non sapere qualcosa».

Tra qualche mese ci sarà il terzo grado per il processo di Alberto Cubeddu, e Marco Masala andrà ancora una volta in aula per guardarlo negli occhi.

«L’ultima volta che ci siamo visti, io gli ho chiesto di restituirmi Stefano. E lui mi ha risposto: perché lo chiedi a me? Sai benissimo che io non l’ho ucciso. Ma il punto è un altro: io non gli ho detto che è stato lui ad ammazzarlo, io gli ho semplicemente chiesto di farmi ritrovare il corpo di Stefano, e lui in questo potrebbe aiutarmi. Ci proverò ancora, sperando che questa volta abbia rispetto per il dolore di un padre». (lu.so.)

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