La Nuova Sardegna

Sassari, una diciottenne fa causa al padre: «Mi hai trascurata per anni, ora ti porto in tribunale»

di Luca Fiori
Sassari, una diciottenne fa causa al padre: «Mi hai trascurata per anni, ora ti porto in tribunale»

Un giudice del tribunale civile di Sassari dovrà trovare il modo di calcolare, in termini di risarcimento, la mancanza costante di un genitore, assente ai compleanni, alle feste, all’uscita da scuola, dietro un’altalena, sugli spalti di una palestra o accanto a un letto di ospedale

22 maggio 2021
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SASSARI. L’amore non si può comprare. Non esiste valuta e non c’è conio che riesca a battere moneta – anche del metallo più prezioso – che possa dare valore al caldo e confortante abbraccio di un padre verso una figlia. Come si fa a dare un prezzo a una carezza o al bacio sulla fronte prima di dormire? O a quantificare in euro il dolore per la mancanza costante di un genitore, assente ai compleanni, alle feste, all’uscita da scuola, dietro un’altalena, sugli spalti di una palestra o accanto a un letto di ospedale?

Eppure un giudice del tribunale civile di Sassari dovrà trovare il modo di calcolare proprio quell’assenza. E insieme la frustrazione, le lacrime e le notti insonni di una bambina che per dieci anni ha sofferto per la mancanza di un padre che da un giorno all’altro è sparito dalla sua vita e da quel momento si è limitato a versare 150 euro al mese per il mantenimento, ma non si è fatto più vedere.

È stata proprio la figlia, che qualche mese fa ha compiuto diciotto anni, a citare il genitore a giudizio per “illecito endofamiliare”, la violazione - per il codice civile - del complesso dei doveri facenti capo al genitore, cui corrispondono diritti inviolabili e primari della persona.

Per la prima volta il tribunale civile di Sassari si troverà ad affrontare una vicenda di questo tipo, sulla quale esiste già un pronunciamento della corte di Cassazione che un anno fa aveva dato ragione a un 43enne di Firenze con una storia dai contorni simili a quella della diciottenne sassarese. Su questa decisione della suprema corte e su una sentenza della sezione civile del tribunale di Lecce (che ha riconosciuto a un altro bambino abbandonato per anni dal padre un risarcimento di 60mila euro) ha basato l’atto di citazione l’avvocato Andrea Fiori, legale della giovane cresciuta senza il papà da quando aveva otto anni.

La storia di Silvia (il nome è chiaramente di fantasia) non è diversa da quella di tanti bambini diventati adulti con due genitori separati. Quando la relazione tra il papà e la mamma di Silvia era arrivata al capolinea la bambina aveva appena tre anni. Per un po’ di tempo il padre aveva continuato a vederla nei fine settimana, versando inizialmente 100 euro al mese all’ex compagna (poi diventati 150) per contribuire alle spese per la crescita della figlia. Nel 2011, all’età di otto anni, per Silvia inizia un incubo.

Il padre cambia atteggiamento nei suoi confronti e rifiuta ogni contatto con lei, tranne sporadici contatti telefonici. Il dolore per la mancanza di una figura paterna, le continue scuse e le bugie del papà, le creano disturbi comportamentali, difficoltà di apprendimento a scuola e attacchi d’ansia, tanto da dover ricorrere all’aiuto di uno psicologo.

A tredici anni Silvia accende la prima sigaretta, quando scorrendo le pagine dei social network le appaiono le foto del padre in compagnia della nuova compagna, al ristorante, nelle spa e in viaggio.

Neanche nei momenti più difficili della sua crescita, quando in terza media è stata vittima di bullismo o quando è finita in ospedale per una grave forma di otite, Silvia ha potuto contare sulla spalla paterna su cui poggiare il capo. Né sull’abbraccio e il conforto di un padre che non ha mai trovato il tempo per seguire in palestra un allenamento o una gara di ballo della sua bambina in tutù e con le scarpe a punta.

Il prossimo 29 ottobre tramite il suo legale Silvia presenterà in tribunale - insieme alla perizia medica per i danni psicologici subiti - una richiesta di risarcimento di 75mila euro.

Sulla richiesta dovrà decidere il giudice, ma nessun tribunale potrà restituirle le emozioni di cui è stata privata per dieci anni. Nessuno potrà risarcire una bambina che si sta affacciando alla vita, per le lacrime amare che hanno segnato la sua adolescenza. Perché tutto ha un prezzo e tutto si può comprare, tranne quello che è mancato a Silvia: l’amore paterno.

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