Insulti no-vax al reggaeton sardo “AstraZeneca”
Artista accusato e minacciato sul web per il videoclip di una canzone che invita a vaccinarsi
CAGLIARI. Un ritmo latino-americano, spiagge e mare, belle ragazze: l’ultimo videoclip del duo Furia in Melis fa pensare a estate e vacanze, non certo a polemiche, minacce e insulti. Eppure è accaduto: il brano “Astrazeneca” prodotto da Giampietro Melis, artista di origini sarde, e dalla compagna Gioia Furia, in collaborazione con Aris Cena, ha scatenato una pioggia di reazioni scomposte da parte di persone vicine all’universo no-vax. Il brano, come si può capire dal titolo, prende spunto dall’attualità e dalla campagna vaccinale. La frase «Io mi vaccino perché voglio te vicino», che si sente all’inizio della canzone, è un invito a immunizzarsi. Il video, che ha avuto quasi un milione di visualizzazioni su Facebook, ha suscitato molta curiosità, tanti apprezzamenti, ma anche tanti interventi negativi da parte chi ritiene che vaccinarsi e invitare a farlo siano cose sbagliate.
«Sono amareggiato. È pazzesco che dopo un anno di informazioni certe sulla pericolosità del Covid ci siano sacche di violenta ignoranza» dice l’artista Giampietro Melis. Il video clip lancia un messaggio avvicinante, pulito, intelligente. Ma ai giganti da tastiera non basta. Eppure, potrebbero apprezzare un viaggio ricco di identità e matrici isolane. Che parte dal mondo dei tenores-poeti da palco alle sonorità attuali. Infatti, Agostino Falchi, originario di Porto Torres, cantore, compositore e fratello del cantadore Francesco, è il nonno di Giampietro, in arte Furia in Melis, trasferitosi da anni a Castel San Giovanni, Piacenza. Un nobile filo artistico che non si spezza. Dalle applaudite “battorine” di Agostino ad “Astrazeneca”, firmato da Giampietro.
Chi poteva immaginare un simile attacco? «Mi hanno accusato di essere nazista e assassino - prosegue Giampietro che, a conferma di ciò che racconta, esibisce anche una serie di eloquenti e impubblicabili screenshot -. Sono sconcertato. Servirebbe più controllo e i social andrebbero usati per educare i giovani».
A un videoclip innocuo, che vuole essere un inno alla spensieratezza, cosa rimproverano gli odiatori da social: «Mi accusano di incitare alla vaccinazione, cosa che, secondo loro, sarebbe dannosa specie per i bambini. Follie. Vaccinarci impedisce di ammalarci. Cercano di chiudermi la bocca, questo sì che è nazismo. Servono leggi rigorose».
Qual è stato lo spuntodi “Astrazeneca”? «Il duello traMiguel Bosè e J-Ax, contro e a favore dei vaccini. Il pezzo è una foto attuale. Scrivo e canto anche con la mia fidanzata Gioia Furia. Abbiamo un progetto polivalente, dai brani a regia e montaggio, avviato si con “L’immigrato se ne infischia”,nato due anni fa a Casa Sanremo. Ho solo detto la mia. Sono per la vaccinazione, significa essere responsabili e preoccuparsi per la salute di tutti, anziani e persone fragili. Un brano senza generalizzazioni né moralismi. I ragazzi non sottovalutino la situazione. Niente fesserie, non ne siano ancora usciti».