La Nuova Sardegna

Gli studenti sardi contro la Dad: «Siamo stati penalizzati»

di Claudio Zoccheddu
Gli studenti sardi contro la Dad: «Siamo stati penalizzati»

Difficoltà di connessione, lezioni complicate e nessun supporto psicologico. Chi ha affrontato l’esame mette in fila le difficoltà di un sistema inadeguato

26 giugno 2021
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SASSARI. Da una parte ci sono le difficoltà causate da un sistema scolastico che ha faticato ad affrontare l’emergenza sanitaria, dall’altra l’enorme divario nell’approccio alle nuove regole formative da parte degli studenti. Il risultato è stato drammatico: picco di abbandoni (600 solo tra Cagliari e Sassari) e record di non ammessi all’esame (8,5 per cento). Immaginare un risultato peggiore era complicato. Anche se i protagonisti, gli studenti, avevano capito da tempo che non sarebbe stato facile gabbare la pandemia, perlomeno non per tutti.

Gli studenti. Gli argomenti si ripetono, a ogni latitudine, e gli indizi portano ad un’unica conclusione: la fuga dalla scuola e l’incremento dei non ammessi all’esame di maturità sono i figli illegittimi della didattica a distanza. Lo studio da remoto non è l’unica causa, ci mancherebbe, ma è sicuramente la più nominata dai ragazzi che raramente tirano in ballo la rigidità dei prof: «La Dad ha penalizzato chi già faticava a seguire le lezioni – spiega Annamaria Fenu, diplomata l’anno scorso al Liceo Azuni di Sassari ma ancora in contatto con il mondo dell’istruzione di secondo grado –. Le lezioni in Dad sono più pesanti, è difficile anche a livello visivo e si fa molta più fatica perché aumentano le distanze. È anche probabile che molti dei ragazzi che lo scorso anno sono stati aiutati dalle circostanze non siano poi riusciti a mettersi al passo nell’ultimo anno scolastico. Forse qualcuno pensava di ottenere l’aiutino anche quest’anno».

Francesco Sechi, di Buddusò, ha appena concluso la maturità all’Istituto tecnico agrario di Sassari: «Sono passato ma poteva andare meglio. L’esame orale penalizza chi, come me, è bravo negli scritti. Diciamo che mi sento penalizzato». Tuttavia è niente in confronto a quanto accaduto quando la scuola funzionava a distanza: «La mia connessione non mi consentiva di seguire le lezioni in tranquillità. Facevo mota fatica, spesso ne perdevo una parte e nonostante lo avessi rimarcato a più riprese, capitava di non essere creduto dai professori. Per risolvere sono stato costretto a pagare due mesi di convitto a Sassari, almeno là connessione mi permetteva di seguire. Però le mie difficoltà sono state poche in confronto a quelle dei compagni che seguivano grazie agli insegnanti di sostegno. La pandemia li ha penalizzati enormemente, anche perché i docenti non potevano certo sdoppiarsi per seguire tutti».

Eleonora Dau, di Oristano, ha appena ottenuto la maturità scientifica con il massimo dei voti: «La Dad ha amplificato le situazioni difficili. Chi aveva difficoltà a seguire le lezioni in presenza, ha fatto molta più fatica quando si è trovato da solo davanti a un pc. Anche perché alcuni non lo avevano, altri seguivano dal cellulare. Non sono le condizioni migliori e forse sarebbe servito un supporto psicologico per chi manifestava difficoltà di concentrazione. Poi è probabile che molti studenti non abbiano fatto nulla per ovviare alle difficoltà ma la Dad è uno strumento assolutamente divisivo». Adele Demelas, di Castelsardo, è invece al quarto anno dell’Istituto Agrario di Sassari: «La Dad non mi piace, aumenta le difficoltà e, oltre a rendere le distrazioni molto più facili da cogliere, rende più evidenti le differenze, anche quelle economiche. Ma c’era anche chi non si preoccupava di nulla, spegneva la fotocamera e non faceva nemmeno finta di seguire. I prof hanno provato a venirci incontro ma è stata necessaria anche la nostra disponibilità».

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