La Nuova Sardegna

Covid, per gli ospedali dell’isola tornano giorni di sofferenza

Luigi Soriga
Covid, per gli ospedali dell’isola tornano giorni di sofferenza

Contagi in aumento, sale la pressione. Il caso del Santissima Annunziata di Sassari

21 agosto 2021
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SASSARI. I corridoi ormai sono reparti nei reparti, con le barelle parcheggiate come tante auto in seconda fila. Gli ospedali sardi sono una bomba ad orologeria, e il caso del Santissima Annunziata di Sassari è una radiografia perfetta delle precarie condizioni di salute della sanità sarda.

Il numero di ricoveri è in crescita costante, i posti letto sono stati tagliati e non sono più sufficienti, e allora si accoglie in modalità campeggio, con postazioni improvvisate e soprattutto senza il personale sufficiente per poter affrontare un simile sovraffollamento e garantire livelli assistenziali decorosi. Basta dare un’occhiata al reparto di Medicina Interna, carico all’inverosimile, dove ai 28 ospiti delle stanze si aggiunge il bonus di altri 10 pazienti sistemati nei corridoi. Malati che vengono accuditi e lavati senza un minimo di privacy, che difficilmente chiudono occhio a mollo nel traffico di una corsia ospedaliera. In tutto questo caos l’organico in campo resta invariato: tre infermieri e tre oss in un turno diurno, tre infermieri e due oss al pomeriggio, due infermieri e un oss la notte. Più i medici che oltre al surplus di pazienti, devono gestire anche quelli “in appoggio” in reparti meno congestionati. Tradotto: ritmo di lavoro che rasenta il burnout. E lo scenario non cambia di molto in tutti gli altri reparti internistici, nelle Medicine, in Geriatria e in Patologia, cioè nei principali serbatoi che assorbono la valanga quotidiana di ricoveri innescata dal Pronto Soccorso. La pressione è altissima, Malattie infettive è praticamente sold-out, con i 40 letti in esaurimento e gli altri reparti ordinari già in allerta per una imminente riconversione al versante covid. Purtroppo la recrudescenza pandemica e il numero crescente di positivi è un’ulteriore spallata a una sanità in precario equilibrio. Tra l’altro non esiste un ecosistema territoriale che opera in simbiosi sul fronte Covid. L’Hub di Sassari è solo, il potenziamento di Alghero è rimasto solo sulla carta e il Santissima Annunziata prende in carico anche pazienti da Olbia e Nuoro. E questo è strategicamente sbagliato, perché un Hub di secondo livello dovrebbe aprire le porte a casi di alta intensità di cura, mentre quelli meno gravi dovrebbero approdare nella rete territoriale. Anche il pronto soccorso macina a ritmi disumani, con un numero di accessi tale da generare attese per i codici verdi che superano quasi sempre le 10 ore.

La direzione dell’Aou è consapevole che la situazione sta diventando insostenibile, e non potendo ricorrere al potenziamento del personale, almeno in tempi stretti, cerca soluzioni alternative per alleggerire il carico. Un po’ di ossigeno al Santissima Annunziata sarà garantito dal presidio ospedaliero di Bosa, che mette a disposizione i 19 posti letto della propria Medicina interna. L’Aou di Sassari potrà così delocalizzare pazienti con patologie stabili che necessitano di ricovero. Le statistiche parlano chiaro: in questi giorni è stata registrata una media giornaliera di quasi 150 accessi non Covid, con punte di 170, con pazienti che arrivano anche dalla Gallura e dal Nuorese. Questa mole si riversa principalmente sui tre reparti di Medicina interna, Geriatria e Patologia medica.

«A fine mattinata – spiega il Bed manager, Piero Bulla – la situazione si era già normalizzata in Medicina e nel primo pomeriggio andava migliorando anche negli altri due reparti».

Dal Pronto soccorso, intanto, arriva l'invito, prima di recarsi, di verificare i tempi di attesa. «I dati sull’app “MonitorPs Sardegna” sono aggiornati in tempo reale – dice il direttore Mario Oppes – e scegliere anche le strutture sulla base di queste informazioni, e per patologie a bassa intensità di cura, aiuta a decongestionare il pronto soccorso e a ridurre le attese». «Stiamo ricoverando circa il 23 per cento dei pazienti che accedono al nostro Pronto soccorso – spiega il direttore sanitario dell’Aou Franco Bandiera – spesso per patologie di intensità medio bassa che potrebbero essere trattate tranquillamente negli ospedali della zona di provenienza o addirittura in strutture ambulatoriali. Nel frattempo, diventa difficile dimettere quei pazienti che hanno bisogno di essere trasferiti in una lungodegenza e in una Rsa».

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