Deposito di scorie nucleari: dalla Sardegna coro di no
È ripartito il processo per individuare l’area dove sorgerà la discarica: Sogin consulta le Regioni
ROMA. Dopo mesi di silenzio si è formalmente rimesso in moto il processo che porterà la Sogin (la società incaricata di gestire lo smantellamento degli impianti nucleari) a decidere dove sarà realizzato il deposito nazionale delle scorie. Si tratta di un tema rovente che interessa anche l’isola dove sono stati individuati ben 14 siti potenzialmente idonei a essere trasformati nella pattumiera dei rifiuti nucleari prodotti nel nostro Paese. L’ipotesi è abbastanza remota considerato il secco no della Regione e di tutti i Comuni interessati e viste le difficoltà di trasportare migliaia di fusti radioattivi via mare e sulle disastrate strade dell’isola.
Il pericolo, però, non è del tutto scongiurato perchè nelle mappe della Sogin la Sardegna continua a essere ben presente. Ieri, dunque, il processo è ripartito con un seminario sul web che sarà seguito, nei prossimi giorni, da una serie di consultazioni con le Regioni e gli enti locali considerati idonei a ospitare il deposito (per ora tutti contrari). Si tratta di 67 aree ubicate in Sardegna e in altre sei regioni: Piemonte, Toscana, Lazio, Basilicata, Puglia e Sicilia.
I manager Sogin, affiancati da esperti e dal sindaco di una cittadina francese che da 30 anni ospita un deposito simile a quello che si dovrà realizzare in Italia, hanno provato a tranquillizzare sul possibile rischio di incidenti e hanno speso fiumi di parole per elogiare un’opera che porterà, a chi la ospiterà, centinaia di posti di lavoro e una vagonata di soldi. Le consultazioni si concluderanno il 24 novembre e il 15 dicembre verranno pubblicati gli atti finali. La parola tornerà quindi al governo cui spetterà individuare il sito definitivo.
Il deposito nazionale dei rifiuti radioattivi dovrà accogliere 95.000 metri cubi di materiale: 78.000 metri cubi a molto bassa o bassa attività, e 17.000 metri cubi a media ed alta attività. Questi ultimi 17.000 metri cubi saranno ospitato in “stoccaggio temporaneo”, in attesa che venga individuato un deposito sottorraneo europeo per le scorie più radioattive. I rifiuti a bassa radioattività verranno invece contenuti in bidoni di metallo, sistemati in scatoloni di cemento. Questi ultimi saranno coperti da diversi strati di terra.
Ci saranno impianti di monitoraggio delle radiazioni e di raccolta delle acque piovane. I rifiuti ad alta radioattività saranno contenuti in grandi cilindri di metallo e cemento e stoccati in capannoni. Il deposito occuperà un’area di 150 ettari: 110 per il deposito vero e proprio e 40 per un parco tecnologico dedicato alla ricerca e alla formazione sul nucleare. La costruzione dell'impianto costerà 900 milioni e durerà 4 anni. Il cantiere occuperà 4.000 persone, mentre a regime il deposito impiegherà 700 addetti. L'impianto riceverà rifiuti per 40 anni.
In Sardegna i comuni direttamente interessati sono Mandas, Siurgus Donigala, Nurri, Albagiara, Assolo, Mogorella, Siapiccia, Usellus, Villa Sant’Antonio, Genuri, Gergei, Guasila, Las Plassas, Nuragus, Ortacesus, Pauli Arbarei, Segariu, Setzu, Tuili, Turri, Ussaramanna e Villamar.