La Nuova Sardegna

Lo sport è fatica e sudore, l’isola preferisce il divano

Lo sport è fatica e sudore, l’isola preferisce il divano

Le classifiche del “Sole 24 ore” sulle attività agonistiche bocciano le città sarde. Non bastano i successi di Patta, Oppo e compagni agli ultimi Giochi Olimpici

28 settembre 2021
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SASSARI. Nell’anno magico dello sport azzurro la Sardegna continua a preferire il divano alle piste di atletica o ai campi di calcio. Nella classifica dell’indice di sportività elaborata dal “Sole 24 ore” le città sarde scivolano quasi tutte verso il basso. Cagliari perde sette posizioni passando dal 15esimo posto dello scorso anno al 22esimo, Sassari si ferma al 61esimo e Oristano al 68esimo. Va peggio a Nuoro (102esima sulle 107 provincie prese in esame) e al Sud Sardegna che soffia la maglia nera a Enna. La classifica vede sul podio Varese, Trento e Genova, e subito dopo, altre città rigororosamente del Nord: Cremona (quarta, era 22ª), Bergamo (quinta, era seconda) e Trieste. Allargando il discorso alle regioni il primato resta alla Lombardia che piazza ben sette città nella “top 20” generale. Il Mezzogiorno resta lontano e la Sardegna non fa eccezione. Cagliari si difende ma per gli altri capoluoghi di provincia isolani è notte fonda. L’unico segnale positivo arriva da Oristano che grazie alle medaglie olimpiche conquistate da Patta nella 4x100 di atletica e da Oppo nel canottaggio fa un balzo avanzi nella classifica riservata agli atleti reduci da Tokyo piazzandosi appena alle spalle di Pavia. Una soddisfazione parziale che incide poco nella classifica generale.

Va detto che quest’anno il Sole 24 ore ha modificato i parametri che servono per calcolare l’indice di sportività allargando gli indicatori e dividendoli in quattro grandi categorie: strutture sportive, sport di squadra, sport individuali, sport e società. I nuovi indicatori tengono conto dei risultati delle Olimpiadi (maschile, femminile e paralimpici) e i luoghi di nascita di tutti gli azzurri dal 2000 a oggi. Sono stati invece ridimensionati gli indicatori relativi alle attività amatoriali e master che hanno vissuto un anno difficile a causa del Covid e sono state unificate in un’unica voce con “storia e cultura sportiva”.

Gli indicatori sono 36 e per ognuno c’è una classifica parziale. Anche in queste graduatorie è difficile trovare la bandiera dei quattro mori nelle posizioni di vertice. Unica eccezione, ancora una volta, Cagliari che ottiene un buon terzo posto nelle “discipline associate” (parliamo di sport come cricket, orientamento e bridge), il quinto come numero di squadre iscritte ai campionati in rapporto al numero degli abitanti e ancora il quinto negli sport indoor e nel rapporto tra società e spazi sui media. Cagliari primeggia anche nella classifica delle attività paralimpiche preceduta da Macerata ma davanti a alle prime tre della classifica generale.

Sassari è nella top 10 solo nella classifica riservata al basket (merito della Dinamo) e va benino nel tennis, negli sport acquatici e nell’organizzazione dei grandi eventi (il mondiale Rally è la punta dell’iceberg). Si difende nelle classifiche del rugby e del calcio dilettantistico ma ha alcune pecche che devono far riflettere: è la 100esima provincia italiana negli sport femminili e l’88esima per quando riguarda la formazione e lo sport per i bambini. Un mezzo disastro appena mitigato dai successi nelle discipline paralimpiche. Nuoro riesce a fare anche peggio. I grandi eventi sono praticamente assenti, il numero degli atleti tesserati al Coni è tra i più bassi d’Italia e il tasso di “praticabilità sportiva” è irrilevante.

Oristano è l’unica città sarde che recupera qualche posizione in classifica ma lo deve solo ai risultati di Patta e Oppo ai Giochi di Tokio. Per il resto anche qui è un disastro. Lo sport per i bambini e quello femminile sono in grandissime difficoltà e anche gli enti i promozione sportiva non se la passano bene. Solo colpa del Covid? Speriamo sia davvero così, ma intanto cominciamo ad alzarci dal divano.

(al)

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