La Nuova Sardegna

Il dramma degli anziani, soli e fragili

Il dramma degli anziani, soli e fragili

Catello Napodano racconta la lotta contro il virus nelle case di riposo e nelle Rsa

16 ottobre 2021
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ALGHERO. I più vulnerabili sono stati gli anziani, e tra loro i più indifesi sono stati quelli non autosufficienti, chiusi senza via di scampo dentro le rsa o le case di riposo. Il covid se li è portati via come foglie, con una folata gelida.

Era aprile 2020, il Giovedì santo, e il dottor Catello Panu Napodano era con la sua equipe dell’Aou di Sassari, scortato dall’esercito: stava per entrare nella casa di riposo Villa Gardenia di Ossi. Era solo la prima di una lunga serie: il virus poi non avrebbe risparmiato Porto Torres, Torralba, Sassari, Alghero, Bono e Castelsardo. Il covid ha avuto gioco facile, ha trovato ben poca resistenza, una decimazione: «Persone debilitate, sistema immunitario debole, pazienti spesso già affetti da patologie respiratorie – racconta al congresso il dottor Napodano – molti ospiti delle rsa erano affetti da demenza, o comunque accusavano disturbi fisici e cognitivi. In un quadro simile è molto difficile adottare le precauzioni, far indossare la mascherina o rispettare le distanze interpersonali. I contagi diventano immediati». L’emergenza poi era concentrata negli ospedali, e le rsa sono satelliti abbandonati al proprio destino: «All’inizio queste strutture si sono dovute arrangiare nella gestione del Covid, con pochi mezzi e niente preparazione. E i casi clinici erano complessi anche per noi specialisti. C’erano diversi pazienti oncologici, provati da cicli di chemioterapia. Quindi fragilissimi. E poi c’erano quelli che seguivano già una terapia ipertensiva, che non sembrava compatibile con le cure per il covid. Che fare in queste circostanze? Dovevamo muoverci in equilibrio su un filo sottilissimo. E non dimenticherò mai la selezione drammatica: chi inviare o meno nei vari ospedali del territorio per cercare di salvargli la vita».

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