Aumenti per gli stipendi dei sindaci, ma non per quelli sardi
La legge di bilancio varata dal Consiglio dei ministri li prevede solo per le Regioni a statuto ordinario
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SASSARI. Per una categoria, quella dei consiglieri regionali, che si costruisce la pensione con l’aiuto dei soldi pubblici, ce n’è un’altra, quella dei sindaci, che in Sardegna rischia di avere un trattamento diverso rispetto a quello riservato a tutti gli altri sindaci d’Italia. Un trattamento, manco a dirlo, molto peggiore.
La legge di bilancio approvata dal Consiglio dei ministri, tra le altre cose, prevede anche un adeguamento degli stipendi dei sindaci. L’indennità di funzione «può essere incrementata, in misura graduale per ciascuno degli anni 2022, 2023 e in misura permanente a decorrere dall’anno 2024, sulla base del trattamento economico complessivo dei presidenti delle regioni», si legge nella bozza di legge.
Con una specificazione non marginale: si parla dei sindaci di Comuni che si trovano nelle Regioni a statuto ordinario. E le regioni a statuto speciale? Alcune, grazie a una legge propria, avranno la possibilità di adeguarsi. Ma non la Sardegna. Che questa legge non ce l’ha. C’è una proposta, ma non è ancora arrivata a discussione in aula.
L’esclusione sta ovviamente facendo discutere: «I sindaci della Sardegna devono godere come gli altri dell’aumento dell’indennità inserito nella legge di Bilancio, da cui resterebbero esclusi perché la Giunta Solinas non sta esercitando la nostra autonomia e specialità - attacca la presidente della commissione Lavoro della Camera, Romina Mura -. Cercheremo di modificare la norma, chiedendo che si applichi anche nelle Regioni a statuto speciale che non hanno regionalizzato la finanza locale. Ma per la soluzione definitiva del problema bisogna che si muova Solinas: deve attivare le procedure per regionalizzare la finanza locale, come hanno fatto altre Regioni a statuto speciale che ora hanno l’autogoverno sugli Enti locali».
Per l’assessore regionale al Bilancio, Giuseppe Fasolino, una soluzione rapida e efficace si può trovare: «Basterebbe che si facesse un emendamento alla norma nazionale. Personalmente sono d’accordo a una legge sulla regionalizzazione della finanza locale, ma questa è una scelta politica che spetta al Consiglio».
La legge approvata dal Consiglio dei ministri prevede questa griglia di aumenti: 80 per cento per i sindaci dei comuni capoluogo di regione e per i sindaci dei comuni capoluogo di provincia con popolazione superiore a 100.000 abitanti; del 70 per cento per i sindaci dei comuni capoluogo di provincia con popolazione fino a 100.000 abitanti; del 45 per cento per i sindaci dei comuni con popolazione superiore a 50.000 abitanti; del 35 per cento per i sindaci comuni con popolazione da 30.001 a 50.000 abitanti; del 30 per i sindaci dei comuni con popolazione da 10.001 a 30.000 abitanti; del 29 per i sindaci dei comuni con popolazione da 5.001 a 10.000 abitanti; del 22 per i sindaci dei comuni con popolazione da 3.001 a 5.000 abitanti e del 16 per i sindaci comuni con popolazione fino a 3.000 abitanti. (r.pe.)
La legge di bilancio approvata dal Consiglio dei ministri, tra le altre cose, prevede anche un adeguamento degli stipendi dei sindaci. L’indennità di funzione «può essere incrementata, in misura graduale per ciascuno degli anni 2022, 2023 e in misura permanente a decorrere dall’anno 2024, sulla base del trattamento economico complessivo dei presidenti delle regioni», si legge nella bozza di legge.
Con una specificazione non marginale: si parla dei sindaci di Comuni che si trovano nelle Regioni a statuto ordinario. E le regioni a statuto speciale? Alcune, grazie a una legge propria, avranno la possibilità di adeguarsi. Ma non la Sardegna. Che questa legge non ce l’ha. C’è una proposta, ma non è ancora arrivata a discussione in aula.
L’esclusione sta ovviamente facendo discutere: «I sindaci della Sardegna devono godere come gli altri dell’aumento dell’indennità inserito nella legge di Bilancio, da cui resterebbero esclusi perché la Giunta Solinas non sta esercitando la nostra autonomia e specialità - attacca la presidente della commissione Lavoro della Camera, Romina Mura -. Cercheremo di modificare la norma, chiedendo che si applichi anche nelle Regioni a statuto speciale che non hanno regionalizzato la finanza locale. Ma per la soluzione definitiva del problema bisogna che si muova Solinas: deve attivare le procedure per regionalizzare la finanza locale, come hanno fatto altre Regioni a statuto speciale che ora hanno l’autogoverno sugli Enti locali».
Per l’assessore regionale al Bilancio, Giuseppe Fasolino, una soluzione rapida e efficace si può trovare: «Basterebbe che si facesse un emendamento alla norma nazionale. Personalmente sono d’accordo a una legge sulla regionalizzazione della finanza locale, ma questa è una scelta politica che spetta al Consiglio».
La legge approvata dal Consiglio dei ministri prevede questa griglia di aumenti: 80 per cento per i sindaci dei comuni capoluogo di regione e per i sindaci dei comuni capoluogo di provincia con popolazione superiore a 100.000 abitanti; del 70 per cento per i sindaci dei comuni capoluogo di provincia con popolazione fino a 100.000 abitanti; del 45 per cento per i sindaci dei comuni con popolazione superiore a 50.000 abitanti; del 35 per cento per i sindaci comuni con popolazione da 30.001 a 50.000 abitanti; del 30 per i sindaci dei comuni con popolazione da 10.001 a 30.000 abitanti; del 29 per i sindaci dei comuni con popolazione da 5.001 a 10.000 abitanti; del 22 per i sindaci dei comuni con popolazione da 3.001 a 5.000 abitanti e del 16 per i sindaci comuni con popolazione fino a 3.000 abitanti. (r.pe.)