La Nuova Sardegna

Omicidio Melis, si infittisce il giallo: esclusa la pista stalker

Omicidio Melis, si infittisce il giallo: esclusa la pista stalker

L'amica dell'uomo di origini sarde ucciso a Torino esclude che un sessantenne la infastidisse:"Ho 40 anni, non avrei mai dato retta a uno di quella età"

05 novembre 2021
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TORINO. «Era il mio angelo. Perché me lo hanno ucciso?». Non riesce a darsi pace Rosaria, l'anziana madre di Massimo Melis, l'uomo di origini sarde assassinato a Torino con un colpo di pistola alla tempia la notte dì Halloween. A confortarla, con la figlia che abita fuori città ma che in questi giorni si è trasferita nell'alloggio al secondo piano delle case popolari di via Desana, c'è anche don Nicholas, parroco della chiesa Maria Speranza Nostra.

«Chiediamo di essere lasciati soli nel nostro dolore. Ci sentiamo soffocare», dicono, unendosi idealmente alla richiesta di riservatezza dell'amica Patrizia, l'ultima ad averlo visto in vita. «Massimo era stupendo, troverò chi l'ha ucciso. Lo stalker? Non esiste...», dice escludendo l'ipotesi degli ultimi giorni che la vittima la proteggesse da una uomo che con il suo comportamento la stava angosciando.

Resta dunque un giallo l'omicidio del 52enne operatore della Croce Verde trovato cadavere nella sua Fiat Punto Blu parcheggiata in via Gottardo. «Di che cosa è successo domenica non me la sento di parlare, sono ancora troppo sconvolta - dice l'amica Patrizia al quotidiano La Stampa dopo giorni di silenzio - Rivedo in continuazione davanti a me il suo viso senza vita. Non potrò mai dimenticare...».

Le indagini della Squadra Mobile della Questura di Torino stanno seguendo la pista che porta a un uomo di 62 anni già noto alle forze dell'ordine. Il conoscente che, appunto, l'avrebbe infastidita. «Non è così, nessuno mi dava fastidio - sostiene Patrizia - Ho quarant'anni, non avrei mai dato retta a un sessantenne», aggiunge. Per lei «Massimo era un amico insostituibile che adesso non c'è più. Il mio desiderio è di vedere davanti a me quell'assassino, voglio giustizia - conclude - Massimo era un uomo buono, non meritava una morte così».

Nelle scorse ore gli investigatori sono tornati al bar in cui Patrizia lavora per un altro sopralluogo. Il locale non ha ancora riaperto, mentre la donna e la sua famiglia si sono chiusi in casa e chiedono di «essere lasciati in pace». Le indagini condotte dagli investigatori della Squadra mobile, guidata da Luigi Mitola e coordinati dal pm Chiara Canepa vanno avanti senza che nulla venga lasciato al caso.

La protezione dell'amica, ma anche uno sgarro o una scommessa non pagata. Posso essere diversi i segreti che si nascondono dietro la morte di Massimo Melis, descritto da tutti come un «buono» che «faceva solo del bene». Insomma un angelo.Anzi, «il mio angelo», come ripete tra le lacrime mamma Rosaria, che ai funerali di sabato dovrà dirgli per sempre addio. (ANSA).

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