La Nuova Sardegna

La manager della cultura: no a Chiara Ferragni, meglio Filippo Tortu

di Alessandro Pirina
I Giganti al museo di Cabras
I Giganti al museo di Cabras

La nuorese Patrizia Asproni, presidente del Marini di Firenze, sulla proposta di Anthony Muroni: «Non può essere testimonial di tutti i musei. Si coinvolgano gli olimpici di Tokyo»

23 novembre 2021
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SASSARI. Ferragni sì, Ferragni no. L’idea di Anthony Muroni, presidente della Fondazione Mont’e Prama, continua a fare discutere. La proposta di chiamare la regina degli influencer come testimonial dei Giganti di Cabras raccoglie applausi e mugugni, consensi e perplessità. Tra queste ultime c’è anche quella di Patrizia Asproni, nuorese, presidente della Fondazione Museo Marino Marini di Firenze. Per la manager culturale l’ipotesi Ferragni nel Sinis è un misunderstanding.

«Premesso che io adoro Chiara Ferragni, la ritengo una imprenditrice straordinaria e una donna strepitosa, ma proprio per questo non può essere buona per tutte le stagioni. Sarebbe negativo anche per lei, perché significherebbe non capire la sua vocazione imprenditoriale». Asproni tiene a precisare che non ha alcun pregiudizio verso gli influencer. Anzi, lei stessa, da presidente del Marino Marini, si affida agli instragramers per fare conoscere il Museo.

«Che altro non sono che influencer che testimoniano che un museo può essere visitato anche da un target che loro rappresentano – dice –. Ma il caso Ferragni è completamente diverso. Lei era andata agli Uffizi per fare un servizio di moda, non perché qualcuno l’avesse chiamata come testimonial. Insomma, era andata per lavoro. E gli Uffizi, che sono il museo più importante d’Italia, hanno usato la presenza della Ferragni per attrarre un target che solitamente non va in un museo d’arte antica. Dopo che non si può pensare che Ferragni sia una sorta di madonna di Pompei che si può portare da un museo all’altro per fare da testimonial all’istituzione culturale. Sarebbe deprimente per lo stesso museo». Esperimento che comunque ha già fatto il MarTa di Taranto, ma «senza gli stessi risultati di Firenze – sottolinea Asproni –. Gli Uffizi sono un caso virtuoso, ai tempi la Ferragni fu paragonata alla Venere di Botticelli e si creò un dibattito. Cosa che è sempre funzionale, purché se ne parli. Ma invocare la Ferragni come una taumaturga che risolve i problemi della comunicazione mi sembra un misunderstanding. Un fraintendimento».

Patrizia Asproni non ha suggerimenti da dare per la promozione dei Giganti, ma invita a insistere sul legame con il territorio del grande tesoro riemerso dal sottosuolo. «Il territorio deve saper utilizzare questa eredità possente, gigantesca per promuovere la sua storia ma anche il suo futuro. I Giganti sono una possibilità unica di valorizzazione della Sardegna. Non hanno bisogno di Chiara Ferragni. Sono talmente giganti che sono essi stessi degli influencer». Ma se proprio dovesse immaginare dei testimonial per Mont’e Prama Asproni pensa agli eroi sardi delle Olimpiadi di Tokyo. «Loro sono giganti dello sport». Ma poi aggiunge. «Gli influencer, gli instagramers sono molto importanti per arrivare a determinati target, ai giovani. Ce ne sono alcuni bravissimi si Tik Tok, Instagram. A Firenze, per esempio, c’è anche un ragazzo sardo, Eman Rus, che fa fotomontaggi divertentissimi. Ma stiamo attenti a non mescolare le cose in maniera impropria. Bisogna pensare a un testimonial se è davvero utile alla causa. Altrimenti – conclude Asproni – farebbe male agli influencer e anche ai Giganti stessi».
 

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