Bambini super tecnologici incantati dalla Befana
di Silvia Sanna
La nonnina a domicilio con la scopa e il naso lungo: tutti a bocca aperta
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SASSARI. C’è quello che di fronte all’apparizione resta a bocca aperta, incantato, incapace di dire mezza parola. C’è quello indagatore, che scruta la nonnina da capo a piedi, controlla le scarpe, il naso, la scopa e poi attacca con i perché: «Perché il tuo naso non è abbastanza lungo? Perché le tue scarpe non sono tanto rotte? Perché hai bussato e non sei entrata dalla finestra?». E c’è anche quello che si emoziona e scoppia a piangere perché la Befana l’aveva vista solo in televisione o nei video sul telefono e invece eccola lì, vestita di stracci, brutta quanto basta e, quello che più conta, portatrice generosa di calze stracolme di dolcetti. È proprio lei e nessuno lo mette in dubbio, perché anche i bambini più tecnologici, bombardati da mille informazioni, più svegli e smaliziati, subiscono la fascinazione delle favole alle quali credono o vogliono credere. E tutti oggi al risveglio correranno a vedere se la Befana ha lasciato la calza appesa all’albero di Natale o al camino, molti controlleranno se ha mangiato i biscotti messi per lei nel piattino, per rifocillarsi durante il lunghissimo viaggio notturno a cavalcioni della scopa magica. E allora guai a togliere le favole ai bambini, perché dietro la loro fretta di diventare grandi, c’è il desiderio di cullarsi ancora nel loro mondo di sogni.
La Befana a domicilio. Pomeriggio del 5 gennaio, la Befana è un po’ avanti con gli anni e se la prende con calma: per fare in tempo a fare tutte le consegne parte poco prima del tramonto. Intorno alle 17 bussa alla porta di un appartamento a Sorso e ad accoglierla ci sono due bambine di 6 e 9 anni: sino a un secondo prima saltavano, ballavano e ridevano, ora è come se qualcuno avesse spento l’interruttore. Silenzio assoluto. Racconta la Befana-Cristina: «Mi guardano con gli occhi spalancati, immobili, io parlo e loro niente, mute. Le saluto, faccio vedere le calze, la mamma dice “ringraziate la Befana” e loro allora “grazie” e poi basta. Sono emozionate, contente, stupite dalla visione. Passo alle raccomandazioni: fate da brave, fate i compiti». E qui le bambine stanno ancora più attente e annuiscono, perché la parola della Befana vale almeno quanto quella della maestra. «Quando andrò via faranno una valanga di domande ai genitori, succede spesso così, sia con la Befana che con Babbo Natale». Altre volte l’attenzione si sofferma sul naso, c’è chi lo vuole toccare, chi dice che è troppo schiacciato. «Sono raffreddata bambini, è per quello che è così grande». Di Babbo Natale colpisce soprattutto la barba: «O è troppo lunga o è troppo corta, dipende da come ciascun bambino se l’era immaginata», dice Riccardo, il compagno di Cristina. Oppure la pancia, c’è chi la vede grossa e chi la vede piatta. Ma nessuno metterà in discussione l’esistenza dei due personaggi amatissimi: «I bambini vogliono credere nelle favole, perché sono belle e creano dolci ricordi. I piccoli di oggi sono sveglissimi ma si comportano allo stesso modo di noi adulti – dicono Cristina e Riccardo –: anche noi spesso crediamo a quello che vogliamo credere, perché ci fa bene pensarlo, anche se in fondo sappiamo che non è vero».
La forza delle favole. Cristina e Riccardo hanno creato l’associazione Animabimbi Magorì e si occupano di intrattenimento nelle feste e appunto incontri speciali con personaggi delle favole, super eroi e cartoni animati. La Befana è gettonatissima: in questi due anni di eventi cancellati causa Covid, si rimedia chiamando l’arzilla nonnina a casa o alle feste private. A volte la Befana va di fretta. Ricorda Valentina, un’altra animatrice: «Mi stavo cambiando in auto, non avevo ancora messo il naso posticcio. All’improvviso vedo due bambini appiccicati al finestrino a bocca aperta: “ma è la Befana! Allora non è così brutta!” Mi è venuto da sorridere e ho pensato a quanto sono belli i bambini che credono alle favole». Bambini digitali, generazione touch-screen, ma vuoi mettere contro una scopa magica o le renne volanti.
La Befana a domicilio. Pomeriggio del 5 gennaio, la Befana è un po’ avanti con gli anni e se la prende con calma: per fare in tempo a fare tutte le consegne parte poco prima del tramonto. Intorno alle 17 bussa alla porta di un appartamento a Sorso e ad accoglierla ci sono due bambine di 6 e 9 anni: sino a un secondo prima saltavano, ballavano e ridevano, ora è come se qualcuno avesse spento l’interruttore. Silenzio assoluto. Racconta la Befana-Cristina: «Mi guardano con gli occhi spalancati, immobili, io parlo e loro niente, mute. Le saluto, faccio vedere le calze, la mamma dice “ringraziate la Befana” e loro allora “grazie” e poi basta. Sono emozionate, contente, stupite dalla visione. Passo alle raccomandazioni: fate da brave, fate i compiti». E qui le bambine stanno ancora più attente e annuiscono, perché la parola della Befana vale almeno quanto quella della maestra. «Quando andrò via faranno una valanga di domande ai genitori, succede spesso così, sia con la Befana che con Babbo Natale». Altre volte l’attenzione si sofferma sul naso, c’è chi lo vuole toccare, chi dice che è troppo schiacciato. «Sono raffreddata bambini, è per quello che è così grande». Di Babbo Natale colpisce soprattutto la barba: «O è troppo lunga o è troppo corta, dipende da come ciascun bambino se l’era immaginata», dice Riccardo, il compagno di Cristina. Oppure la pancia, c’è chi la vede grossa e chi la vede piatta. Ma nessuno metterà in discussione l’esistenza dei due personaggi amatissimi: «I bambini vogliono credere nelle favole, perché sono belle e creano dolci ricordi. I piccoli di oggi sono sveglissimi ma si comportano allo stesso modo di noi adulti – dicono Cristina e Riccardo –: anche noi spesso crediamo a quello che vogliamo credere, perché ci fa bene pensarlo, anche se in fondo sappiamo che non è vero».
La forza delle favole. Cristina e Riccardo hanno creato l’associazione Animabimbi Magorì e si occupano di intrattenimento nelle feste e appunto incontri speciali con personaggi delle favole, super eroi e cartoni animati. La Befana è gettonatissima: in questi due anni di eventi cancellati causa Covid, si rimedia chiamando l’arzilla nonnina a casa o alle feste private. A volte la Befana va di fretta. Ricorda Valentina, un’altra animatrice: «Mi stavo cambiando in auto, non avevo ancora messo il naso posticcio. All’improvviso vedo due bambini appiccicati al finestrino a bocca aperta: “ma è la Befana! Allora non è così brutta!” Mi è venuto da sorridere e ho pensato a quanto sono belli i bambini che credono alle favole». Bambini digitali, generazione touch-screen, ma vuoi mettere contro una scopa magica o le renne volanti.