L’Aou e il “caso Ostetricia”: «Accuse ingiuste ai medici»
di Luigi Soriga
I vertici della sanità sassarese rompono il silenzio dopo giorni di polemiche «Ci dispiace per la signora che ha perso il bambino ma non ci sono stati errori»
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SASSARI. Dopo il polverone e il linciaggio mediatico, l’Aou racconta la sua versione, e assolve l’operato dell’equipe del Pronto Soccorso di Ostetricia e Ginecologia delle Cliniche di San Pietro. La vicenda è quella della donna incinta di tre o quattro settimane, che si è presentata in Pronto Soccorso Ostetrico, non è stata visitata dal medico e successivamente ha avuto un aborto spontaneo. La Procura di Sassari ha aperto un’inchiesta, il titolare è il magistrato Paolo Piras, e indagano i Nas. «Il primo aspetto da sottolineare è questo – spiega la direzione dell’Aou – la donna non è stata fatta salire in reparto non perché non avesse il tampone o non fosse possibile farglielo, ma solo perché il suo quadro clinico non è stato valutato urgente. Ostetrica e medico hanno osservato correttamente i protocolli – affermano i vertici aziendali – alla paziente è stato attribuito un codice bianco, e come tale è stato gestito nella fase di pre-triage». E aggiungono: «In questa vicenda che ha destato un enorme clamore abbiamo deciso di tenere un profilo basso. Stiamo parlando solo ora, dopo l’ispezione da parte dei tecnici del Ministero, dei rappresentanti della Regione e dei Nas, e naturalmente dopo la nostra indagine interna. Cioè nel momento in cui il quadro è chiaro e definito e siamo in grado di fornire le corrette informazioni». La ricostruzione dei fatti, secondo l’Aou è la seguente: la ragazza di 25 anni, Alessia Nappi, si è presentata l’8 gennaio alle 12,35 al pre-triage del padiglione ginecologico. È arrivata e poi andata via da sola, senza alcun accompagnatore. Una ostetrica e una oss riferiscono che la paziente era tranquilla e non manifestava alcuna sofferenza. Seguono le domande di rito, la misurazione della temperatura, e l’eventuale copertura vaccinale. La donne riferisce di avere due dosi, e la prenotazione per la terza. «Da precisare: il tampone non è necessario per accedere nè al pronto soccorso e nè agli ambulatori. Nel caso viene fatto in Pronto Soccorso. L’ostetrica ha rivolto questa domanda solo per fare lo screening al paziente, e per valutare come doveva essere eventualmente trattata e quale percorso scegliere». La donna aveva un test di gravidanza alla terza settimana e riferiva di aver accusato delle lievi perdite e dei dolori il giorno prima, non il giorno stesso che si è presentata al Pronto Soccorso. L’ostetrica ha riportato le informazioni raccolte nel pre-triage al medico di guardia del reparto al quarto piano. Il quale, considerata la fase estremamente precoce della gravidanza (che solo dopo la quinta settimana può essere tecnicamente accertata tramite ecografia e prelievo), ha attribuito il codice bianco e suggerito la strategia dell’attesa: «Vada a casa, stia a riposo, e qualora i dolori e le perdite si ripresentino, torni subito». Non ha prescritto alcuna terapia, tantomeno tachipirina. Perché purtroppo, nelle prime settimane, la possibilità di abortire si attestano al 15%, e alcuni studi aumentano la probabilità anche al 30%.
Domanda: il medico non sarebbe potuto scendere e dedicare dieci minuti alla paziente, anche solo per rassicurarla a voce?
Risposta: «Il protocollo non lo prevede. Certo, avrebbe potuto farlo, e probabilmente non si sarebbe sollevato alcun caso. Considerate però che tre soli medici gestiscono due reparti, uno dei quali covid con sette donne. C’è la vestizione e svestizione, quindi distaccare un medico, già di per sè impegnato alla gestione dei reparti, non è un’operazione così automatica. Noi siamo vicini alla signora Nappi e ci dispiace per l’accaduto, allo stesso tempo difendiamo il corretto operato dei nostri sanitari, professionisti seri e dalla grande umanità, testimoniata in questi giorni dalle numerose manifestazioni di stima e affetto. Purtroppo ci sono stati anche insulti pesanti e minacce di morte. E su questo aspetto abbiamo sporto denuncia». Quanto all’esito dell’ispezione ministeriale e dei tecnici regionali, gli esiti si sapranno solo tra qualche settimana.
Domanda: il medico non sarebbe potuto scendere e dedicare dieci minuti alla paziente, anche solo per rassicurarla a voce?
Risposta: «Il protocollo non lo prevede. Certo, avrebbe potuto farlo, e probabilmente non si sarebbe sollevato alcun caso. Considerate però che tre soli medici gestiscono due reparti, uno dei quali covid con sette donne. C’è la vestizione e svestizione, quindi distaccare un medico, già di per sè impegnato alla gestione dei reparti, non è un’operazione così automatica. Noi siamo vicini alla signora Nappi e ci dispiace per l’accaduto, allo stesso tempo difendiamo il corretto operato dei nostri sanitari, professionisti seri e dalla grande umanità, testimoniata in questi giorni dalle numerose manifestazioni di stima e affetto. Purtroppo ci sono stati anche insulti pesanti e minacce di morte. E su questo aspetto abbiamo sporto denuncia». Quanto all’esito dell’ispezione ministeriale e dei tecnici regionali, gli esiti si sapranno solo tra qualche settimana.
