La Nuova Sardegna

«Troppi punti oscuri nella morte di mia madre»

di Nadia Cossu
«Troppi punti oscuri nella morte di mia madre»

Silvana Gandola era scomparsa il 28 marzo del 2021. Domenica il ritrovamento Parla la figlia: «Non può essere arrivata da sola dove hanno trovato i resti» 

01 febbraio 2022
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SASSARI. «Mia mamma quel giorno indossava un paio di ballerine, figuriamoci come sarebbe potuta arrivare fin lì. Fare prima una discesa, attraversare un sentiero di fanghiglia e addentrarsi in mezzo ai rovi... Lo dico da figlia: non è credibile».

A sollevare più di qualche dubbio sul ritrovamento – domenica pomeriggio ad Aglientu – dei resti di Silvana Gandola, la 79enne di origini piemontesi che viveva a Badesi e che era scomparsa nel nulla a marzo dell’anno scorso, è Laura Rizzi, medico a Torino, figlia della donna. «Finalmente oggi – ha raccontato ieri mattina – sono andata nel punto in cui sono stati ritrovati i resti di mia madre. Nemmeno tutti in realtà... erano in una sorta di buca, in mezzo ai rovi. Ho saputo che i cacciatori, gli stessi che prima avevano trovato la sua borsa con i documenti, hanno dovuto usare il macete per riuscire a passare. Non è possibile che mia mamma sia arrivata in quel luogo così impervio...». Perplessità che hanno una loro logica e che non sono dettate dall’amore di una figlia che non si rassegna alla perdita della propria madre, a maggior ragione in circostanze così tragiche. E allora la domanda conseguente è d’obbligo: pensa che qualcuno l’abbia abbandonata lì in un secondo momento? La risposta è breve ma esaustiva: «Io sto solo mettendo in dubbio il fatto che mia mamma possa essere arrivata da sola in quel posto. Aveva molta paura, non si sarebbe mai avventurata in una zona tanto impervia. Soffriva di problemi di udito, sì, ma per il resto era assolutamente in grado di badare a se stessa».

Laura Rizzi non vorrebbe in sintesi che su questo caso calasse il silenzio troppo rapidamente. Perché gli interrogativi sono tanti e una famiglia ha il diritto di avere tutte le risposte necessarie. Per rendere pienamente giustizia a Silvana Gandola e per darsi pace della sua morte.

Anche altri elementi non convincono la famiglia: l’allarme della scomparsa dato in ritardo e la borsetta trovata praticamente integra, nonostante tutto il tempo trascorso.

Era il 28 marzo del 2021 quando la 79enne era sparita nel nulla mentre passeggiava nella spiaggia di San Silverio. La badante romena, che si prendeva cura di lei da quando l’anziana aveva deciso di trasferire la propria residenza a Badesi, aveva raccontato di averla lasciata sola per pochi istanti e di non averla più ritrovata. «Cercavamo le conchiglie sulla spiaggia e poi non l’ho più vista» avrebbe raccontato ai familiari.

L’ipotesi avanzata dagli inquirenti è che la donna possa aver perso l’orientamento e dalla spiaggetta di San Silverio si sia avventurata sulla strada che porta alla torre aragonese di Vignola. Ricostruzione che non convince però la figlia Laura.

Dopo la scomparsa uno spiegamento di forze dell’ordine aveva battuto il territorio circostante ma anche altre zone più distanti, grandi ricerche, cani molecolari in campo, avvistamenti a Sassari, per poi scoprire che Silvana Gandola si trovava a circa un chilometro dal luogo in cui era scomparsa. Centinaia gli uomini impegnati da subito nelle ricerche: carabinieri, polizia, vigili del fuoco, motovedette della guardia costiera e varie associazioni di volontariato.

Ma l’anziana si trovava in mezzo alla macchia mediterranea tra una vegetazione fittissima. In quella occasione la sua borsetta, che invece ieri i cacciatori hanno notato, non era però stata avvistata.

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